01. Consumi e famiglie

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La fase economica che stiamo attraversando è caratterizzata da una serie di criticità che stanno alterando profondamente il comportamento degli operatori economici. In primis la pandemia, che ha stravolto molte abitudini di consumo, e che, seppur in fase di rientro, potrebbe aver determinato alcuni cambiamenti di tipo strutturale. A questa, si è aggiunta dalla fine dello scorso anno la crisi energetica, aggravatasi con l’escalation militare in Ucraina, che ha contribuito all’aumento dell’inflazione. Va infine considerata l’incertezza che questi eventi hanno generato.

Questi fattori stanno influenzando in maniera marcata molte decisioni di consumo delle famiglie e, di conseguenza, l’attività di produzione delle imprese.

Le indagini Istat mostrano un clamoroso deterioramento del clima di fiducia dei consumatori a partire dall’inizio del 2022, che raggiunge i minimi storici toccati nei mesi centrali della pandemia. Se si valuta invece l’indicatore sulle attese della situazione economica della famiglia, i valori sono ampiamente inferiori rispetto ai minimi della primavera del 2020 (anche se va segnalato che in aprile, il mese centrale della pandemia, la rilevazione era stata sospesa). In sostanza, le aspettative delle famiglie per i mesi futuri sono volte al pessimismo.

Energia_RefRicerche_IVtrimestre.png In estate le nuove impennate del prezzo del gas hanno preoccupato molto le famiglie, che ne temono le ripercussioni sul costo delle utenze domestiche, anche in vista dell’arrivo del periodo invernale. Oltre che sulle spese per l’abitazione e le utenze domestiche - che in agosto registrano un’inflazione record di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente - le famiglie stanno osservando la graduale trasmissione delle pressioni inflazionistiche anche su altre categorie di prodotti. Al momento, tuttavia, i principali driver dell’inflazione rimangono i beni energetici e alimentari.

Per fronteggiare quindi l’erosione di potere d’acquisto dettata dall’inflazione, le famiglie stanno, in primo luogo, utilizzando i maggiori risparmi accumulati nei mesi centrali della pandemia in seguito alle limitazioni imposte ai consumi. In secondo luogo, si cerca di limitare gli acquisti delle categorie di beni non essenziali, per far fronte ai rincari di quelle voci di spesa difficilmente comprimibili, come ad esempio le spese per le utenze o i carburanti. A risentirne sono, ad esempio, i beni durevoli, che fanno registrare a partire da inizio anno, sempre secondo quanto riportato nelle indagini Istat, un saldo in netto peggioramento con riferimento all’opportunità di acquisto da parte delle famiglie. A penalizzare questa tipologia di prodotti erano già intervenuti altri fattori nei mesi precedenti, come i cambiamenti di alcuni stili di vita dettati dalla pandemia (ad esempio il minor ricorso all’automobile in seguito alla diffusione dello smart working), o una politica monetaria che si sta facendo sempre più restrittiva, rendendo quindi più oneroso l’accesso del credito per le famiglie che desiderano compiere acquisti a lungo termine.

In questo contesto risultano quindi fondamentali le misure stanziate dal Governo, che col recente decreto aiuti Ter ha confermato le agevolazioni a favore delle famiglie, come ad esempio nuovi bonus a favore dei nuclei familiari con i redditi più bassi o il prolungamento del taglio dell’Iva e degli oneri di sistema sulle somministrazioni di gas.

Figura1_2_RefRicerche_IVtrimestre22.pngFigura 1 - Inflazione al consumo / Figura 2 - Clima di fiducia dei consumatoriFonte: elaborazioni REF Ricerche su dati Istat, settembre 2022

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