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È l’ora dell’etichetta ambientale

In occasione della pubblicazione dell’Osservatorio IdentiPack, Conai e GS1 Italy fanno il punto sulla marcia di avvicinamento all’entrata in vigore dell’obbligo di etichettatura ambientale sul packaging dei prodotti: un terzo delle aziende del largo consumo è già in linea con la norma. Il ruolo del digitale

Mancano due mesi all’entrata in vigore del decreto sull’etichettatura ambientale e le imprese italiane non ci arrivano impreparate. Merito del lungo percorso di condivisione intrapreso da Conai (Consorzio nazionale imballaggi) con una consultazione pubblica delle “Linee guida per l’etichettatura ambientale degli imballaggi e la presentazione di una prima versione del documento condivisa e consolidata e successivamente aggiornata.

Il documento riporta quanto devono prevedere negli imballaggi destinati al consumatore l’indicazione circa il materiale di composizione ai sensi della Decisione 129/97/CE e le istruzioni sul corretto conferimento a fine vita.

A questo documento sono poi seguite le “Linee guida sull’etichettatura volontaria degli imballaggicon l’obiettivo di supportare le imprese in una comunicazione chiara e non ingannevole, e che induca i clienti e i consumatori a scelte consapevoli di acquisto e a una raccolta differenziata di qualità. Quali sono queste informazioni?

  • Le istruzioni per una raccolta differenziata di qualità.
  • I marchi ambientali di tipo I, le etichette ambientali sottoposte a certificazione esterna.
  • I marchi ambientali di tipo II, le asserzioni ambientali autodichiarate.
  • I marchi ambientali di tipo III, le etichette ambientali che prevedono parametri stabiliti e sottoposte a un controllo indipendente.

Identipack_HP.jpg «Oggi ci troviamo perfettamente in linea con la data prevista di entrata in vigore del decreto sull’etichettatura ambientale», afferma Laura D’Aprile, capo dipartimento per l’economia circolare del Ministero per la transizione ecologica, intervenendo al webinar di Conai sull’etichettatura ambientale e sul lancio dell’Osservatorio IdentiPack. «Grazie proprio alla progressiva condivisione delle linee guida le aziende non arrivano impreparate all’appuntamento. Oggi stiamo registrando un aumento della produzione di rifiuti e in Europa un rallentamento nelle percentuali di recupero di materie. Dobbiamo perciò continuare a spingere verso il recupero di materia, contribuire a raggiungere gli obiettivi e garantire la costruzione di catene di approvvigionamento nazionali aumentando la raccolta differenziata migliorandone la qualità e facilitando le filiere di recupero e riciclaggio» commenta D’Aprile.

Il conferimento dei rifiuti: un percorso a ostacoli

Sebbene l’Italia sia il paese europeo dove si ricicla di più e a prezzi più bassi e sia al primo posto secondo l’indice di performance sull’economia circolare curato da Circular Economy Network e da Enea, rimangono ancora molte le criticità da affrontare, proprio riguardo alla raccolta differenziata. L’eterogeneità dei sistemi adottati dai comuni italiani e soprattutto le 34 modalità di raccolta (la più diffusa delle quali non raggiunge la metà degli abitanti) oltre alla non uniformità sul territorio dei colori dei cassonetti per la raccolta dei diversi materiali aumentano le difficoltà per i consumatori a conferire correttamente i rifiuti.

Fig1_EventoIdentipack.jpgFigura 1 – Principali modalità di raccolta differenziata per numero di abitantiFonte: Giunko per Conai

«Sono delle vere trappole per i cittadini – commenta Noemi De Santis, responsabile della comunicazione di Giunko, che per Conai ha effettuato l’analisi su 5.781 comuni – con il risultato di una raccolta differenziata sporca. Ѐ un rebus apparentemente irrisolvibile per le aziende, che sulle confezioni, spesso in spazi limitati, devono indicare il corretto smaltimento. In realtà la tecnologia digitale può aiutare a superare questi problemi, con il codice a barre o con un QR code dinamico, che, letti con lo smartphone, collegano all’etichetta ambientale geolocalizzata e quindi plurilingue, con tutte le informazioni sul materiale di composizione della confezione e le indicazioni per lo smaltimento».

Va detto che il ricorso alla digitalizzazione dell’etichettatura è riconosciuto dallo schema di regolamento europeo sugli imballaggi come l’unico strumento per eliminare le barriere al mercato interno.

Le imprese sono preparate

Come spesso accade quando si parla di trasformazione ecologica e digitale i consumatori sono già pronti (abituati anche dai due anni di pandemia a utilizzare lo smartphone per accedere a una molteplicità di servizi), ma lo sono in buona parte anche le imprese.

E per misurare qual è il livello di risposta delle aziende agli obblighi dell’etichettatura ambientale è nato proprio IdentiPack, il primo Osservatorio nazionale sull'etichettatura ambientale del packaging, realizzato con cadenza semestrale da Conai e GS1 Italy, la cui prima edizione è stata appena pubblicata. E ne emerge un quadro incoraggiante, che ha tanto più valore in quanto le informazioni ottenute provengono dal comportamento reale dei consumatori negli acquisti quotidiani.

Sui 128 mila prodotti di largo consumo, il 13,5% delle referenze presenti e il 25,1% di quelle vendute negli ipermercati e supermercati italiani già riportano in etichetta la codifica identificativa del materiale utilizzato. Ma il 36% dei prodotti presenti e oltre la metà delle confezioni vendute indica chiaramente il tipo di imballaggio e qual è il corretto conferimento in raccolta differenziata.

Dalla tabella di sintesi che pubblichiamo emergono anche altre significative informazioni. Per esempio il 5,6% dei prodotti presenti e il 7,8% delle confezioni vendute riportano informazioni aggiuntive per una raccolta differenziata di qualità, indicando le pratiche da adottare. Inoltre su 4.268 prodotti compare un’indicazione che consente al consumatore di visionare in modo digitale le informazioni ambientali, relative al contenuto o al packaging del prodotto: sono il 3,3% dei prodotti e delle confezioni vendute, in crescita rispetto al 2020. L’Osservatorio, poi, si concentra sull’analisi dei settori merceologici per individuare quali faticano di più ad adeguarsi all’obbligo.

Fig2_EventoIdentipack.jpgFigura 2 – Quota del numero di prodotti che in etichetta comunicano informazioni sul packagingFonte: Conai e GS1 Italy “IdentiPack - Osservatorio Etichettatura Ambientale”, Ed. 1 2022

«Ancora una volta emerge il ruolo degli standard globali condivisi per abilitare le informazioni e per supportare i processi nel sistema delle imprese e a vantaggio dei consumatori. L’Osservatorio Identipack – spiega Bruno Aceto, ceo GS1 Italy – è il frutto della digitalizzazione delle informazioni in etichetta del servizio Immagino che in questi anni ha trattato oltre 300 mila prodotti e attualmente ne ha in archivio 132 mila aggiornati. Oggi con il codice a barre, il Digital Link e il QR code le aziende hanno a disposizione gli strumenti per comunicare anche con il consumatore, ma come possono le aziende far stare informazioni sempre più numerose, come il caso di quelle ambientali, in confezioni che spesso hanno spazi limitati? Per rispondere a questa esigenza GS1 Italy ha predisposto nuove regole per rappresentare correttamente attraverso una struttura di dati nel QR code sia il GTIN (lo standard del codice a barre) sia l’url per accedere a informazioni più articolate e complete. Un’opzione di cui raccomandiamo l’adozione».

«Quando abbiamo pensato alla necessità di misurare come le aziende stessero recependo i nuovi obblighi dell’etichettatura ambientale – aggiunge Luca Ruini, presidente Conai – è stato naturale, volendo realizzare un osservatorio, coinvolgere GS1 Italy per il lavoro che svolge e le competenze sviluppate nella gestione delle informazioni. L’Osservatorio è stato quindi pensato come uno strumento per aiutare le aziende a comprendere la rispondenza alla normativa e come poterle supportare meglio da parte nostra. Peraltro il 70% dei consumatori ritiene facilmente individuabili le informazioni sulla raccolta differenziata e il 45% nota miglioramenti nella comunicazione al riguardo, come ci ha rivelato una ricerca svolta in collaborazione con la Scuola Sant’Anna di Pisa».

E l’Osservatorio IdentiPack ne è la conferma.

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab