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L’agricoltura 4.0 verso la maturità

È boom per il mercato dell’innovazione digitale in agricoltura, con ricadute positive sulla filiera agroalimentare. Prende piede la tecnologia blockchain a favore di efficienza della supply chain, sostenibilità e a supporto di commerciale e marketing. E metà degli italiani si informano sulla tracciabilità

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Sono diversi i fattori che stanno guidando l’innovazione digitale nel settore agroalimentare:

  • Investimenti in macchinari connessi e agricoltura di precisione.
  • Sviluppo delle soluzioni e delle tecnologie (già adottate dal 64% delle aziende agricole).
  • Richiesta di una maggiore trasparenza da parte dei consumatori.

Sono gli aspetti individuati dall’ultima edizione dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano - che tra i supporter annovera anche GS1 Italy - di cui abbiamo già pubblicato i dati salienti, attestanti un vero e proprio boom del mercato, con un netto incremento degli investimenti.

Secondo l’Osservatorio, che da cinque anni indaga sullo sviluppo dell’utilizzo delle tecnologie digitali nella filiera agricola, la maturità è raggiunta ed è tempo di “raccogliere i frutti dell’innovazione digitale”.

«Sempre di più gli attori della filiera agroalimentare riconoscono le opportunità e i benefici dell’innovazione digitale che oggi rappresenta una leva strategica per la resilienza e la competitività del settore», afferma Andrea Bacchetti, direttore dell’Osservatorio. Ma il sistema delle imprese deve risolvere alcune criticità. «Gli stessi incentivi fiscali legati al credito d’imposta che hanno contribuito al rinnovo del parco macchine – elenca Bacchetti – avrebbero potuto avere un impatto ancora maggiore se fossero stati pensati specificatamente per il settore agricolo. Se la Smart Agrifood ha compiuto molta strada, molta ne resta da percorrere, a cominciare dalla necessità di aumentare la superficie coltivata con pratiche 4.0 e il ricorso ad applicazioni che integrino i diversi stadi della catena del valore». In particolare, poi, a fronte dello sviluppo del mercato, vi è ancora una diffusa mancanza di competenze di gran parte degli operatori per i quali è necessaria tanta attività di formazione, soprattutto per abilitare la gestione di una mole crescente di dati, che devono essere analizzati trasversalmente per generare conoscenza a supporto delle decisioni, garantendo quindi l’interoperabilità e la rottura dei silos.

TECNOLOGIE PER LA TRACCIABILITÀ

La necessità della valorizzazione dei dati lungo tutta la filiera è messa in luce dall’indagine svolta presso i consumatori da cui arriva la conferma che la tracciabilità alimentare diventa sempre più un driver di scelta rilevante per i consumatori, “affamati” di informazioni come provenienza, metodi di lavorazione, sostenibilità ambientale e sociale dei prodotti che dagli scaffali dei supermercati arrivano in tavola. Non è un fenomeno solo italiano. A livello globale si stima per il mercato delle soluzioni di tracciabilità alimentare una crescita del 10,2% annuo e il raggiungimento nel 2028 di 9,75 miliardi di dollari dai 4,54 miliardi nel 2020. I driver di questa tendenza all’innovazione da parte delle aziende sono svariati:

  • Migliorare i processi di tracciabilità per la sicurezza alimentare.
  • Migliorare l’efficienza dei processi di supply chain.
  • Visibilità e coordinamento della filiera.
  • Rendere più efficienti i processi di audit e certificazione.
  • Migliorare i processi di verifica e controllo delle pratiche di sostenibilità,
  • Maggiore interesse per le informazioni sul prodotto e per la valorizzazione della qualità.

In Italia, dove l’89% delle imprese utilizza già soluzioni per la tracciabilità, sono 150 le soluzioni tecnologiche rilevate dall’Osservatorio, di cui il 50% abilitate almeno da tre tecnologie 4.0:

  • Internet of Things per registrare automaticamente i dati, aumentarne la precisione e consentire interventi in real time.
  • Blockchain per rendere immutabili i dati registrati.
  • Cloud per agevolare la raccolta e condivisione dei dati.

Figura 1 – Le tecnologie abilitanti le soluzioni di agricoltura 4.0

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Fonte: School of Management Politecnico di Milano “Osservatorio Smart Agrifood” 2022
Copyright © Politecnico di Milano/Dipartimento di Ingegneria gestionale

Secondo la survey rivolta a mille consumatori italiani, le informazioni più ricercate e rilevanti sono relative alla provenienza della materia prima e all’italianità del marchio, seguite dalla presenza di marchi di qualità e di sostenibilità, i residui, i metodi produttivi, l’identità del produttore e gli allergeni. «In generale – spiega Chiara Corbo, direttrice Osservatorio Smart Agrifood – vi è una forte rilevanza per gli aspetti legati alla salute, alla sicurezza e alla sostenibilità per i prodotti di origine animale, unita all’interesse per l’origine nel caso dell’ortofrutta e dell’olio di oliva». Inoltre più della metà degli italiani (53%) ricerca sempre o spesso informazioni legate alla tracciabilità del cibo che acquista. Il 35% lo fa ogni tanto e solo il 12% non è interessato. E il 76% degli intervistati dichiara di avere utilizzato occasionalmente uno strumento digitale, in particolare il sito web (22% spesso), le piattaforme social (13%) e i QR code (13%). Risultano invece poco diffuse le tecnologie Nfc e realtà aumentata, coerentemente con lo scarso utilizzo che ad oggi ne fanno le aziende del settore.

Per quanto vi sia disponibilità da parte del consumatore a ricevere informazioni, quindi, l’utilizzo sistematico delle tecnologie digitali per approfondire la propria conoscenza sui prodotti agroalimentari acquistati è ancora piuttosto limitato.

LA BLOCKCHAIN NELL’AGRIFOOD

In questa linea, il settore agroalimentare continua a guardare con forte interesse alle tecnologie blockchain: dei 106 progetti mappati a livello internazionale, il 17% sono operativi, in crescita di nove punti percentuali rispetto al 2020. E il 9% sono italiani. Tra le filiere coinvolte: al primo posto con il 28% troviamo i prodotti di origine animale, seguita da caffè e cacao, che ha registrato un incremento del 7%, e dalla new entry delle bevande al 16%. Seguono poi le altre filiere: ortofrutticola, cerealicola, vitivinicola.

Gli attori del settore agrifood utilizzano la blockchain soprattutto per obiettivi commerciali, di marketing e comunicazione (54% dei casi), ma nel 47% dei casi anche per una maggiore efficienza nei processi di gestione e coordinamento della supply chain e nel 26% per una supervisione dei processi al fine di migliorare la sostenibilità della filiera. Nel 13% dei progetti, inoltre, si punta a rendere più efficaci ed efficienti le procedure legate al richiamo dei prodotti in caso di criticità. Interessante la quota dei progetti per i pagamenti e le transazioni (11%).

Figura 2 - Gli obiettivi dichiarati dei progetti blockchain, 2016-2021
(Base: 106 progetti, un progetto può avere più obiettivi)

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Fonte: School of Management Politecnico di Milano “Osservatorio Smart Agrifood” 2022
Copyright © Politecnico di Milano/Dipartimento di Ingegneria gestionale

L’implementazione della blockchain nel settore continua a essere spinta dai soggetti a valle della filiera, in particolare grandi attori della trasformazione (24%) e della distribuzione (22%), ma rispetto al passato aumentano i casi, anche se minoritari, in cui sono i produttori di materia prima (agricoltura e allevamento) e di input produttivi a rendersi promotori.

«Oggi solo una minoranza degli italiani impiega in modo sistematico strumenti digitali per informarsi su ciò che acquista e meno della metà di quelli che conoscono la blockchain hanno fiducia nelle sue potenzialità per la sicurezza», puntualizza Chiara Corbo. «Una situazione che non deve scoraggiare però le aziende del settore agrifood nell’adozione di questi strumenti, ma guidare scelte consapevoli sulla selezione delle soluzioni da utilizzare a seconda del pubblico, degli obiettivi e del prodotto».

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab