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Torna a crescere l’IoT

Nel 2021 il mercato dell’Internet of Things è nuovamente in salute e le aziende riscoprono l’RFID

Il mercato dell’IoT

Nell’anno della pandemia, il mercato dell’Internet of Things in Italia ha raggiunto i 6 miliardi di valore per un totale di 93 milioni di oggetti connessi, di cui 34 milioni di connessioni cellulari (+10%) e 59 milioni abilitate da altre tecnologie (+15%) (fonte: Osservatorio IoT del Politecnico Milano). Un risultato in leggero calo (-3%) rispetto ai 12 mesi precedenti, condizionato dall’emergenza Covid-19 che ha interrotto la crescita a doppia cifra registrata pre pandemia. Ma quello dell'IoT “resta un mercato in salute” assicura il direttore dell’Osservatorio Internet of Things, Giulio Salvadori, che nel 2021 vede «una ripresa del tasso di crescita. Iniziando a sentire alcuni attori in vari mercati, auto, casa, città, fabbrica si può prevedere che ci sarà assolutamente una crescita nel 2021 anche a doppia cifra. Del resto già l’anno scorso aveva tenuto, seppure in un contesto molto difficile. Oltretutto va considerato che sui numeri del 2020 ha inciso sì la pandemia ma anche alcuni obblighi normativi, come nel caso dei contatori elettrici il cui numero delle sostituzioni si va assottigliando».

GS1 Italy insieme all’RFID Lab dell’Università di Parma racconterà quali sono oggi le opportunità che l’RFID abilita alla luce della sua connotazione nell’ecosistema IoT.

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Partecipa il 9 novembre 2021 dalle 14:30 alle 15:30 al digital event “Gli oggetti parlano - Le opportunità dell’IoT e dell’RFID”, in diretta streaming da Interno 1 - lo spazio per l’innovazione di GS1 Italy.

Andando ad osservare da vicino il mercato dell’IoT, vediamo che il primo segmento, non a caso, è costituito dallo smart metering & smart asset management nelle utility - sistemi per la telelettura e telegestione dei contatori di energia elettrica, gas e acqua - (1,5 miliardi di valore, -13%), spinto dagli obblighi normativi, ma è l’agricoltura smart a riportare la crescita maggiore (+17% per 140 milioni di valore), seguita dalle soluzioni smart per la fabbrica (385 milioni di euro, +10%) e dalla logistica smart (610 milioni di euro, +4%), con soluzioni usate per la gestione di flotte aziendali e di antifurti satellitari e 1,9 milioni di mezzi per il trasporto merci connessi tramite Sim.

L’importanza dell’RFID

Proprio in questi ultimi due ambiti, aziende e logistica, c’è una tecnologia che si è rivelata dirompente proprio perché abilita l’IoT. Non è una novità dal punto di vista tecnologico ma sta sicuramente vivendo una fase di riscoperta: «Di RFID è da anni che se ne parla - spiega Salvadori - ci sono state diverse “ondate” nell’utilizzo di questa tecnologia e adesso siamo all’inizio di una nuova ondata, c’è un crescente interesse: in alcuni casi l’RFID non è stato usato solo come sperimentazione ma come utilizzo massivo. Sempre più spesso anche noi come consumatori ci troviamo ad acquistare prodotti in cui troviamo l’etichetta RFID soprattutto nel comparto abbigliamento. Questo vuol dire che in quelle aziende l’RFID ha un ruolo pervasivo: nei processi per tracciare meglio le scorte in magazzino, per il pagamento alle casse, in generale per fare efficienza che poi è il principale utilizzo nelle aziende».

Ma cos'è esattamente la tecnologia RFID? L’acronimo sta per Radio Frequency Identification ed è prima di tutto una etichetta (tag), che, attraverso l’uso delle radiofrequenze, consente di identificare e tracciare in modo automatico e univoco oggetti, animali, piante, veicoli e persone su cui l’etichetta è stata applicata. Attribuisce loro una identità elettronica e li connette in una rete che offre vantaggi in tutti gli ambiti o i processi aziendali dove le informazioni giocano un ruolo chiave. Con questa tecnologia, dunque, l'IoT esce dal campo esclusivo degli smart device (oggetti nativamente smart, ad esempio gli smartphone) perché qualunque oggetto, prodotto o merce può essere identificato, tracciato, connesso grazie alle etichette intelligenti.

L’RFID, infatti, consente di trasferire al lettore RFID, attraverso delle speciali antenne, tutti i dati precedentemente memorizzati sul chip dell’etichetta. Grazie all’elaborazione di questi dati si ottengono informazioni su origine, posizione, destinazione del prodotto creando una connessione tra la sua identità digitale (digital twin) e quella fisica.

Una questione di standard

Una connessione indispensabile quando parliamo di efficienza e tempestività nella gestione dei processi aziendali, soprattutto quelli di back end, ma anche per la customer satisfaction. È chiaro, però, che per funzionare questa tecnologia ha bisogno di uno standard, un “regolamento” che renda le informazioni sicure e affidabili, e anche facilmente e universalmente utilizzabili. Senza uno standard la tecnologia RFID non consente l’interoperabilità tra sistemi e la scalabilità dei progetti. GS1 ha da tempo sviluppato lo standard EPC, che sta per Electronic Product Code, per la tecnologia a radiofrequenza: consente di identificare in modo univoco ogni prodotto, catturare le informazioni per la movimentazione delle merci lungo tutta la catena di approvvigionamento e renderle disponibili attraverso le onde radio. È una sorta di “codice fiscale” del prodotto che consente un’identificazione univoca proprio perché riporta anche un numero seriale, associato a ogni singolo pezzo prodotto. Lo standard EPC per RFID, inserito solitamente sui cosiddetti tag passivi (sfruttano un intervallo definito di frequenze dette Uhf), consente una puntuale gestione di inventario e magazzino, il controllo delle merci in entrata e uscita da depositi o stabilimenti produttivi, agevola la gestione dei resi e consente di ridurre i fenomeni di out-of-stock, il cosiddetto buco a scaffale.

L’impegno di GS1 Italy nel sostenere le aziende nella fase di introduzione e applicazione di questa tecnologia va avanti da molti anni: era il 2007 quando nasceva il Lab di GS1 Italy, un vero e proprio laboratorio per la sperimentazione della tecnologia RFID in standard EPC, in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano. A partire dal 2010 il Lab di GS1 Italy ha ampliato la sua missione, diventando il centro di riferimento per tutti gli standard internazionali sviluppati in ambito GS1, ma al suo interno resta l’IoT Lab, il laboratorio di ricerca applicata del Politecnico di Milano. In parallelo sono proseguite le attività formative per favorire e supportare le aziende nell’implementazione di una tecnologia che porta con sé tutti i vantaggi di un mondo connesso.