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Nel largo consumo la logistica è più efficiente e green

GS1 Italy racconta dieci anni di cambiamenti nella logistica

Sono più di 3,2 miliardi i colli movimentati ogni anno dalle imprese del largo consumo, vale a dire 6 milioni di pallet per 18 milioni di tonnellate di prodotto. Con importanti risultati sull’impatto ambientale, grazie allo sforzo per migliorare l’efficienza della filiera: una riduzione di 97 mila tonnellate di CO2 emessa all’anno e 450 mila viaggi in meno per un risparmio complessivo di 160 milioni di euro.

A dieci anni di distanza dalla precedente, la nuova edizione della “Mappatura dei flussi logistici nel largo consumo” di GS1 Italy in ambito ECR, curata da un team di lavoro coordinato da Fabrizio Dallari, direttore del Centro sulla logistica e supply chain management, Liuc Università Cattaneo e Marco Melacini, docente di logistics management e direttore scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” del Politecnico di Milano, propone una realtà in cui la ricerca dell’efficienza ha avuto considerevoli ricadute positive sulla sostenibilità.

Figura 1 - Quantificazione dei flussi logistici nel largo consumo

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Fonte: GS1 Italy “Mappatura flussi logistici nel largo consumo” 2019

Figura 2 – Riduzione dei costi e dell’impatto ambientale

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Fonte: GS1 Italy “Mappatura flussi logistici nel largo consumo” 2019

«Gli sforzi per il miglioramento dell’efficienza – sottolinea Bruno Aceto, ceo GS1 Italy – coincidono con quelli per la riduzione delle emissioni, in un percorso che ha visto i benefici per la filiera diventare benefici comuni, elevando il ruolo della logistica da essere rilevante per le aziende a esserlo per la comunità, confermandosi come asset strategico per l’economia del paese».

Ne conviene anche la deputata Maria Chiara Gadda, artefice della legge contro lo spreco di prodotti alimentari che sottolinea come non vi debba essere contrapposizione tra crescita e sostenibilità: «Oggi invece è in atto un confronto tra un modello che punta a sanzionare più del dovuto e un modello che punta a liberare le energie. Occorre confrontarsi con le tecnologie e, per esempio, con il fatto che l’imballaggio primario ha anche il compito di preservare gli alimenti. Come possiamo guidare il percorso? Quali sono gli ambiti in cui investire? Come agevolare la transizione? Certamente guardando alle imprese che fanno da tempo investimenti, ma mettendo a fuoco anche chi non è in grado di fare sostenibilità. Per questo occorre far uno sforzo per comunicare l’impatto non solo di riduzione ma anche quello positivo di certi interventi. Abbiamo una sovrabbondanza di informazioni sull’etichettatura, sulla tracciabilità. Dobbiamo prendere per mano il consumatore nelle sue scelte di consumo, sull’origine della materia prima, per esempio, ma anche nel raccontare i metodi di trasformazione dei prodotti, di cui le aziende italiane sono maestre. Il tema della corretta informazione va legato a una corretta formazione.

L’Italia ha fatto molto in tema di sostenibilità: alcuni settori sono decisamente all’avanguardia. Occorre accelerare per favorire la transizione, ma non bisogna lasciare a terra chi ha già difficoltà a competere. Penso alla carbon tax e ai sussidi ambientalmente dannosi in discussione oggi. Ecco, per esempio, va preso atto che attualmente non ci sono alternative al carburante agricolo. Bisogna in sostanza evitare di mettere tutto nello stesso calderone, ma occorre analizzare i singoli casi per trovare la soluzione adeguata. La competitività è strettamente legata alla sostenibilità, ma non vanno trovate soluzioni semplicistiche».

Certo è che finora in moltissimi casi è mancato il contributo della politica, come nel trasporto intermodale, nonostante sia stato messo a punto proprio da GS1 Italy il modello Intermodability®, funzionante e ancora più attuale.

Dieci anni di progressi

Sostenibilità, collaborazione e digitalizzazione sono alla base di un vero e proprio percorso di riprogettazione delle operation che ha cambiato la logistica nel largo consumo, a partire dai magazzini dei 458 punti di consegna (Ce.Di.) mappati dall’Atlante dei nodi logistici GS1 Italy che in dieci anni si sono automatizzati, sono cresciuti fino a movimentare 900 colli al metro quadrato all’anno e oggi sono anche multitemperatura.

Sono diversi i miglioramenti in dieci anni evidenziati dallo studio. In primo luogo è aumentato il tasso di centralizzazione dei volumi ai Ce.Di., che per i prodotti secchi si è consolidato al 90%, pur con difformità tra alcune catene che puntano al 100% e altre che si fermano al 70% a causa dei prodotti locali. Deciso balzo in avanti invece nel fresco dove la centralizzazione passa dal 61% del 2009 all’83%. Allo stesso tempo, nella ripartizione dei flussi logistici lungo la filiera  aumentano quelli diretti dal produttore al deposito centrale, passati dal 77% all’82% nei secchi e dal 44% al 72% nei freschi. Passo avanti anche nell’utilizzo di mezzi sempre più efficienti: i bilici  sono cresciuti dell’11% nelle consegne ai CeDi; è aumentata la saturazione dei mezzi in pianta e a volume che per i secchi è arrivata al 90% e all’85% per i freschi in partenza e rispettivamente all’80% e al 67% in arrivo. Rimane ancora aperta invece la questione dei mezzi di trasporto nei centri urbani e nelle zone a traffico limitato.

La distribuzione delle sagome sull’automezzo, inoltre, è stabile per i secchi a 1,80 metri, mentre fa un passo avanti nei freschi passando da 1,57 m nel 2009 a 1,68 m dieci anni dopo. Quanto alla composizione delle unità di carico, si registra un aumento di quelle intere in ingresso ai Ce.Di. (78% i secchi e 36% i freschi da 74% e 20%) e dei pallet misti per l’aumento della pratica di ventilazione per i basso rotanti. Ciò è anche in parte dovuto alla ricerca di efficienza per la filiera. Sono invece diminuiti i pallet a strato, la cui inefficienza è ampiamente riconosciuta sia nel trasporto (spesso il peso dei pallet è superiore a quello dei prodotti) sia per una congestione dell’area di ricevimento delle merci (gli strati vanno scomposti a terra) e per la frammentazione del sistema di stoccaggio a magazzino.

La collaborazione tra le imprese della filiera, grazie anche all’azione dei gruppi di lavoro ECR coordinati da GS1 Italy (ricordiamo il simulatore Si.Ri.O. per il riordino ottimo di filiera e i diversi laboratori esperienziali collegati) ha fatto passi avanti sul versante della prenotazione degli slot (il 42% delle consegne ai Ce.Di. avviene in questa modalità, ma è ancora di tipo statico e non dinamico) e nelle politiche di riordino: il numero dei colli per ordine è infatti aumentato dell’11% in cinque anni ed è diminuito il numero di consegne per viaggio: 1,93 per i secchi e 3,66 per i freschi contro 2,2 e 4,5 nel 2009.

Cantieri aperti

Vi sono però numerose aree di criticità, come l’aumento del numero delle referenze. In dieci anni il numero medio di referenze è cresciuto a 11.311 (+2% all’anno), generando però una coda lunga di prodotti basso vendenti. Basti dire che l’84% dei prodotti genera solo il 20% dei volumi (con riflessi sulla riduzione dell’ordine per singola referenza) per comprendere come sia ormai caldo il dibattito se sia necessario ridurre l’assortimento o aumentare le differenziazione.

Altri elementi di criticità sono la copertura delle scorte (40 giorni come dieci anni fa), la qualità dei pallet, con scarti medi del 6% che in alcuni casi arrivano al 15% e la gestione degli espositori. Più fragili, più difficili da movimentare e costosi da smaltire sono ormai il 4,1% del numero dei colli, in un trend che va più nella direzione della varietà che della standardizzazione.

Un'altra area di miglioramento è lo sbilanciamento dei flussi temporali delle consegne, concentrate alla fine del mese e all’inizio o alla fine della settimana. E il 70% delle consegne si concentra nell’arco della mattinata.

Oggi le sfide di domani

Secondo gli attori della filiera intervistati nel corso della ricerca, sono quattro i filoni di sviluppo per i prossimi anni: un aumento della prassi collaborativa, un maggior ricorso all’automazione, la digitalizzazione della filiera e migliorare la sostenibilità.

Figura 3 –  Le linee di sviluppo della filiera secondo gli operatori intervistati

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Fonte: GS1 Italy “Mappatura flussi logistici nel largo consumo” 2019

Già oggi le aziende vanno in queste quattro direzioni. C’è chi, come Coop Italia, sta lavorando per definire la propria impronta ambientale, «ma fin da ora ci diamo obiettivi di miglioramento, pur con le difficoltà del caso», racconta Giuseppe Bertini, direttore logistica e supply chain. «Per esempio, stiamo passando alle batterie al litio per i carelli, abbiamo già 10 mezzi con carburante LNG, ma ci scontriamo con un’infrastruttura per il rifornimento carente, vi sono ancora difficoltà a diffondere il pallet pooling, ma abbiamo progetti con fornitori di marca privata e fornitori di materiale tecnico per ottimizzazione circuiti di ritorno in chiave di reverse logistics. Per quanto riguarda il trasporto intermodale è operativo nella tratta da La Spezia a Prato, ma ancora con costi, tempistiche e lead time che non si combinano con le nostre esigenze».

Una riflessione condivisa anche da Andrea Mantelli, direttore supply chain Conad, che dal 2016 ha intrapreso un’azione di misurazione delle emissioni di CO2 relative a oltre 800 mila viaggi all’anno, di riduzione delle stesse e di compensazione dei consumi dei magazzini e degli hub logistici con piantumazione di alberi, rafforzando i legami con il territorio. «La nuova fase vede una maggiore collaborazione con i produttori e le terze parti logistiche per l’utilizzo di mezzi più sostenibili: Euro 6 e biometano».

«Vi è una dimensione di sostenibilità che va misurata – spiega Giuseppe Luscia, ECR project manager GS1 Italy – perché la misurazione serve per creare una baseline dalla quale partire per pianificare gli obiettivi. Ecologistico2 serve a questo scopo. Stiamo ora facendo lo stesso percorso sul tema dell’economia circolare e dell’impronta ambientale, con due puntualizzazioni: la misura della circolarità è anche una diagnosi dei processi interni e permette di individuare dove cominciare a lavorare; in un mondo circolare la platea dei soggetti con cui confrontarsi si allarga, i modelli sono più complessi e la filiera a valle si allunga. Oggi per noi significa che gli standard delle informazioni aumentano in una filiera più lunga e in una platea allargata».

Sempre sul fronte sostenibilità, Stefano Sasso, physical distribution & transportation operation manager Fater spiega che il progetto maxivolume per la massimizzazione dei carichi è nato per migliorare l’efficienza e ha consentito benefici di sostenibilità. Con il tool Ecologistico2 sono state calcolate 600 tonnellate di CO2 in meno all’anno con una riduzione di mille automezzi. «Ora ci stiamo spostando su altre aree di efficienza, come il rinnovo del parco mezzi, con l’obiettivo del 50% dei mezzi a LNG e un risparmio di 1.300 tonnellate di CO2/anno, anche grazie alla logistica collaborativa. Il secondo progetto riguarda il trasporto intermodale nella tratta Pescara-Novara. Non è semplice trovare l’equilibrio economico, ma ci stiamo lavorando con l’obiettivo di mettere su rotaia il 15% dei volumi, per un risparmio di CO2 di 500 tonnellate/anno. Non è tutto. Anche riguardo alla digitalizzazione stiamo sviluppando dei progetti che mirano a fluidificare il flusso fisico e informativo delle merci grazie all’utilizzo degli standard e delle soluzioni GS1: l’identificazione standard delle unità di carico con il codice SSC e l’etichetta logistica, il QR code sul documento di trasporto, l’allineamento delle anagrafiche con Allineo e, da febbraio, la condivisione della bolla di consegna standard Desadv e la geolocalizzazione».

Efficienza e sostenibilità sono anche il focus di Nestlé Food Italy: in particolare per i magazzini refrigerati, attraverso la tecnologia led, l’utilizzo del fotovoltaico, l’adozione dell’automazione negli ultimi anni si è registrata una riduzione dei consumi energetici del 13% circa. «Oggi ci stiamo muovendo verso mezzi di trasporto LNG, verso l’ottimizzazione dei flussi interni con la costituzione di una organizzazione a livello internazionale dedicata a seguire tutti i trasporti con una serie di strumenti innovativi per il controllo, la visibilità dei flussi e la capacità di intervento. Tutto ciò comporta una diversa relazione con gli interlocutori di filiera, basata sulla collaborazione, per avere una vista complessiva più efficiente», spiega Giusepe Cigarini, head of Logistics Nestlé Food Italy.

«La Mappatura dei flussi logistici – afferma Silvia Scalia, ECR and training director, GS1 Italy – costituisce un patrimonio informativo condiviso, solido e analitico per avviare nuove iniziative di ottimizzazione della filiera. Le attività da sviluppare sono davvero tante. Sul versante della digitalizzazione ne cito solo alcune: l’allineamento delle anagrafiche per processi accurati e di qualità, lo sviluppo dei documenti di consegna (Desadv e Recadv) via EDI per velocizzare le operazioni all’arrivo delle merci, la digitalizzazione degli esiti di consegna. Sulla sostenibilità, presto sarà disponibile il tool per la misurazione dell’economia circolare con un approccio trasversale e integrato. Stiamo anche sviluppando un bar code for environment, che contenga accanto alle informazioni di prodotto anche quelle sulla sostenibilità, a partire dall’impronta ambientale utilizzando gli standard GS1 per restituire informazioni veritiere e comprensibili.

Naturalmente tutto questo è possibile in un solo modo: con la collaborazione tra le imprese».

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab