01. L’impatto ambientale dell’e-commerce

Al Focus Netcomm dedicato al packaging e alla logistica presentati i risultati di una ricerca condotta insieme al Politecnico di Milano sull'impatto ambientale delle consegne e-commerce

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L'ottava edizione del Netcomm Focus Logistics & Packaging dedicato all’approfondimento e al dibattito su presente e futuro dei trend e delle innovazioni legati al settore della logistica e del packaging per l’e-commerce e i nuovi modelli omnicanale di retail. Temi che – come hanno sottolineato i diversi relatori intervenuti – fino a qualche anno fa sarebbero stati impensabili da proporre in una condivisione di intenti e progettualità.

Grande rilievo ha avuto la presentazione dei risultati della ricerca "L'impatto ambientale delle consegne e-commerce", condotta da Netcomm insieme al gruppo di ricerca B2c Logistics Center del Politecnico di Milano. Roberto Liscia, presidente del Consorzio Netcomm, ha spiegato come questa ricerca è stata «finalizzata a misurare la carbon footprint degli acquisti e-commerce confrontati con quelli in negozio e a misurare la differenza di carbon footprint nella consegna in un punto di ritiro rispetto alla consegna a casa» e ha sottolineato come «anche nell’ambito della logistica, l'e-commerce si conferma un driver per l’evoluzione delle imprese del nostro paese verso un futuro più sostenibile. Questa ricerca non vuole certo criminalizzare il negozio rispetto al digitale, ma vuole evidenziare come entrambi debbano essere sempre più gestiti in una modalità progettuale, così da ottimizzare la soddisfazione del cliente e spingere verso il concetto dell'omnicanalità».

Efficienza, efficacia, sostenibilità green

Secondo Riccardo Mangiaracina, co-founder e direttore del B2c Logistics Center del Politecnico di Milano, «tra tutti i processi logistici è fondamentale prestare particolare attenzione alla fase di consegna per tre ragioni:

  • Efficienza: i costi sono elevati.
  • Efficacia: è l’unico punto di contatto fisico con il cliente.
  • Sostenibilità ambientale: (è considerata molto impattante.

La ricerca è nata proprio dall'esigenza di approfondire questo tema interrogandosi sul reale impatto ambientale di una consegna e-commerce». 

Nello specifico la ricerca ha quantificato e confrontato le emissioni di CO2e (CO2 equivalente, l'unità di misura che standardizza l'impatto climatico dei diversi gas serra sul riscaldamento globale, ndr) in tre diversi processi di acquisto:

  • Acquisto offline fatto dal cliente recandosi direttamente in negozio.
  • Acquisto e-commerce con home delivery, ovvero con consegna a un indirizzo indicato dal cliente.
  • Acquisto e-commerce con consegna in un punto di ritiro (locker, bar, tabaccherie, edicole, negozi o punti dedicati), dove il cliente si reca a ritirare il proprio ordine.

Quattro categorie, tre territori

La ricerca ha analizzato i tre processi di acquisto in quattro categorie merceologiche: editoria, informatica & elettronica (esclusi i grandi elettrodomestici), fashion, beauty su tre territori diversi per densità abitativa (città di Milano, città di Ferrara, province di Viterbo e Rieti) e per presenza di attività commerciali.

Il dato più rilevante valido in ogni settore merceologico è che in termini di emissioni di CO2 gli acquisti online impattano mediamente del 75% in meno rispetto a quelli nei negozi fisici. «Inoltre – ha evidenziato il presidente Liscia – è emerso che la consegna tramite i punti di ritiro è il metodo più virtuoso in ottica di sostenibilità, grazie alla capacità di ridurre la carbon footprint (l’impronta di carbonio, la misura che esprime il totale delle emissioni di gas ad effetto serra, ndr) fino a 10 volte rispetto al canale offline e fino a tre volte rispetto all'home delivery per tutti i settori merceologici, a seconda della distanza da percorrere e dalla modalità di viaggio scelta dal cliente. Il punto di ritiro non si limita a favorire l’acquisto tramite il canale online, ma incrementa la possibilità di svolgere acquisti offline in modo virtuoso, ottimizzando gli spostamenti verso il punto di ritiro per acquistare prodotti in loco». È evidente che tra i vantaggi dei ritiri tramite punto dedicato ci sono una maggiore densità di consegne e anche la riduzione delle mancate consegne dovute all’assenza a casa del cliente.

Figura1_NetcomLogistics24.pngFigura 1 - Sintesi riepilogativa analisi categorie rispetto territorioFonte: Netcomm e Gruppo di ricerca B2c Logistics Center del Politecnico di Milano "L'impatto ambientale delle consegne e-commerce" 2024

Ma quanto inquino?

Lo spostamento del cliente per raggiungere il punto vendita e il mantenimento delle spese del negozio fisico generano oltre il 90% del totale delle emissioni di CO2, contribuendo a una produzione massima di 2,59 kg di CO2 per pacco. Nel settore dell’editoria, per esempio, questo risultato si ottiene anche nel migliore dei casi, dove l'impatto del viaggio del cliente che si reca in un negozio è nullo, dal momento che vi si reca a piedi o senza deviare il proprio tragitto verso una specifica destinazione. È stato quantificato che a Milano, in questo caso, le emissioni del processo di vendita offline sono circa cinque volte quelle dell'home delivery, a Ferrara le emissioni offline si triplicano rispetto all’online, mentre nelle province di Viterbo e Rieti l’impatto dell'offline raddoppia.

Nella casistica meno sostenibile per l'ambiente, ovvero quella che vede il cliente del settore editoria recarsi al negozio con un viaggio dedicato in auto, le emissioni per pacco a Milano raggiungono i 2,81 kg CO2e contro i 0,22 kg CO2e dell'home delivery, mentre a Ferrara crescono fino a 2,87 kg CO2e contro 0,36 kg CO2e e a Viterbo si attestano a 2,96 kg CO2e contro i 0,64 kg CO2e della consegna a casa. Per il settore dell'elettronica la differenza tra i due canali è leggermente inferiore, mentre per il fashion i risultati si mantengono coerenti con i precedenti.

Occhio alle aree rurali

Nel processo di acquisto offline, il negozio e il viaggio del cliente sono responsabili della maggior parte dell'impatto ambientale: per il settore dell’editoria, per esempio, a Milano costituiscono rispettivamente l’85% e l’11% del totale (1,24 kg CO2e) di emissioni per pacco; a Ferrara il 68% e 26% del totale (1,55 kg CO2e) per pacco; a Viterbo il 42% e il 50% del totale (2,51 kg CO2e) per pacco. Questi elementi cambiano decisamente in funzione delle caratteristiche dell’area urbana considerata: l'impatto ambientale delle consegne e dei ritiri aumenta passando da un’area urbana densamente popolata (Milano) a un’area più rurale (province Viterbo e Rieti) che, necessariamente, ha una minore densità di esercizi commerciali e obbliga a percorrere tratti di strada più lunghi per raggiungere le strutture fisiche.
Nel processo dell'home delivery, per tutti i settori merceologici, il contributo principale in termini di emissioni è da attribuire al trasporto last-mile, che costituisce più del 50% del totale delle emissioni in tutte le aree urbane esaminate, seguito dal packaging per una percentuale che varia dal 7% al 25% del totale.

Se si confrontano i settori merceologici, la differenza dell'impatto nelle diverse casistiche per il processo offline è determinata anche dal diverso numero di prodotti ad acquisto: lo stesso viaggio del cliente per raggiungere un negozio è associato a un numero di prodotti maggiore per il beauty (3) e minore per l’informatica ed elettronica di consumo (1,5).

La ghigliottina dei resi online

Un altro elemento che cambia al variare del settore merceologico è il tasso di reso, elevato nel fashion (30% online, 8% offline), e trascurabile per l'editoria (0,5% online e offline): l’impatto del reso aumenta il valore assoluto dell’impatto ambientale di un acquisto, ma non modifica la posizione relativa delle emissioni dei processi analizzati (e quindi la convenienza dell’e-commerce, specialmente nel caso di consegna a punti di ritiro).

A concludere i lavori anche le percentuali di risposta a tre domande rivolte ai partecipanti che hanno confermato l'assoluta importanza di packaging e logistica: per ben il 68% di loro rappresentano un elemento di vantaggio competitivo. Percentuali, invece, più a ventaglio sugli aspetti meno soddisfacenti in ambito logistica e packaging per l'e-commerce: il 35% ha indicato nei resi il grande problema, il 33% i servizi di delivery e gestione del last mile, il 32% l'alta incidenza dei costi logistici e di delivery sul fatturato. È stato infine chiesto quali sono le aree sulle quali gli e-commerce italiani dovrebbero investire di più in fatto di logistica e packaging: il 37% ha risposto su servizi di ultimo miglio migliori e più performanti per il cliente, il 35% su packaging ottimizzato e sostenibile, il 30% su magazzini e corrieri con forte orientamento alla sostenibilità. 

A cura di Paola Pellai