02. Lo stato dell’arte della digitalizzazione dei processi
Considerando il numero contenuto d’imprese attive sul fronte di una qualche forma di fatturazione elettronica e di conservazione sostitutiva, si può dedurre che in Italia sono oggi circa 1 miliardo, sui 45 miliardi complessivi, i documenti e processi che sono stati dematerializzati. «Risulta dunque evidente», ha detto Alessandro Perego, responsabile scientifico dell’Osservatorio «la necessità di lavorare sul fronte culturale, per diffondere la conoscenza delle soluzioni di fatturazione elettronica fra la comunità delle imprese. E a questo scopo il nostro Osservatorio ha messo a punto lo strumento del Quaderno del fare, che risponde in maniera semplice a una serie di domande che le aziende ci hanno rivolto in questi anni sull’adozione della fatturazione elettronica in Italia. Occorre altresì lavorare sul fronte della sensibilizzazione delle grandi aziende e della PA. Soggetti che possono giocare il ruolo d’aggregatori e di promotori dell’innovazione».
Nonostante infatti i grandi vantaggi in termini di maggiore efficienza e di recupero di costi, lo stato dell’arte della dematerializzazione dei documenti e la fatturazione elettronica nel sistema delle imprese rileva ancora una scarsa diffusione. E le Pmi sono quelle più indietro.
Integrazione del ciclo dell’ordine
«Nel triennio 2009-2011», continua Alessandro Perego «il numero delle imprese che hanno implementato progetti di conservazione sostitutiva delle fatture sia attive (di vendita), che passive (d’acquisto), è sensibilmente aumentato. Da poco meno di 2 mila unità nel 2009 sono salite a 3.400 nel 2011. Superano però quota 90 mila le imprese che al 2011 portavano in conservazione sostitutiva anche libri e registri».
La conservazione sostitutiva delle fatture attive si conferma comunque la più diffusa: la fa il 90% delle 3.400 imprese. Quella delle fatture passive è invece effettuata da 1.190 aziende (il 35%).
Nel triennio 2009-2011 è comunque cresciuto il numero delle imprese che fanno entrambe i tipi di conservazione sostitutiva: sono il 36% di quelle di grandi dimensioni e l’1% delle Pmi.
Più incoraggiante il livello d’implementazione dello scambio dei dati in formato strutturato. A fare EDI in Italia nel 2011, secondo l’Osservatorio, erano 8.300 aziende, contro le 7.200 del 2009. E di queste il 37% erano imprese di grandi dimensioni e il 3% PMI.
«Il trend che registriamo», ha evidenziato Perego, «è però di un’ulteriore espansione dei progetti d’integrazione del ciclo dell’ordine nelle filiere in cui l’EDI è già realtà; di un progressivo affacciarsi all’EDI della pubblica amministrazione, di una più diffusa adozione dell’EDI fra le PMI e di un avvicinamento allo scambio strutturato di flussi di dati da parte di attori di nuove filiere come quelle del giardinaggio, della ristorazione e della moda».
Altro dato incoraggiante emerso dall’Osservatorio è il proliferare di hub privati o di portali B2B orientati alla dematerializzazione del ciclo dell’ordine e dei processi di pre-vendita e post-vendita e che attivano anche altri processi collaborativi di supply chain integration & collaboration.
«Abbiamo censito oltre 280 portali b2b in Italia», ha riferito Perego, «promossi per lo più da grandi imprese per interagire con il loro sistema di clienti o di fornitori e che coinvolgono oltre 50 mila imprese. Aziende che nel 16% dei casi sono di grandi, medie o piccole dimensioni e solo nello 0,2% dei casi sono microimprese».
Fatturazione elettronica
È invece ancora limitato a poche decine il numero d’imprese che fanno fatturazione elettronica a norma di legge, ossia a fronte di un accordo con i singoli clienti e rispettando il termine di 15 giorni per il completamento del processo di conservazione sostitutiva. Quest’ultimo stringente requisito potrebbe però venir meno in occasione del prossimo recepimento della direttiva Ue 45/2010 del Consiglio europeo. «Proprio questo momento d’evoluzione della nostra normativa», ha sottolineato Perego, «può essere l’occasione per una semplificazione che aprirebbe la possibilità di fare vera e propria fatturazione elettronica a quelle 2 mila aziende che oggi fanno la cosiddetta quasi fatturazione elettronica, ossia che portano in conservazione sostitutiva le fatture scambiate telematicamente, senza però essersi accordati su questo con i propri fornitori e senza rispettare i 15 giorni per il completamento dell’iter di conservazione sostitutiva. Lo stesso vale per le altre 3 mila che oggi fanno fatturazione elettronica solo lato attivo cioè inviano le loro fatture ai clienti in modalità telematica e le portano in conservazione sostitutiva».