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Circolarità nel largo consumo, aziende virtuose

Da un monitoraggio con il tool di GS1 Italy, Circol-UP, emerge che oltre la metà delle aziende ha avviato un percorso strutturato in tutte le fasi della catena del valore del prodotto

CircolUP_Articolo.png Il passaggio da un modello economico lineare a un modello circolare è parte del percorso di transizione ecologica che dovrebbe portare l’Unione europea a diventare carbon neutral entro il 2050. Ma quanto è diffusa l’adozione di pratiche circolari nelle aziende del largo consumo? Dai risultati della ricerca “Stato dell’arte dell’economia circolare nel largo consumo”, condotta da GS1 Italy in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, su una scala di quattro livelli (beginner, concerned, proactivist, circular), il 53% delle aziende del settore sono proactivist, cioè hanno intrapreso un percorso strutturato di circolarità, dimostrando una maggiore sensibilità rispetto alle aziende italiane in generale che risultano concerned, ovvero ci stanno lavorando.

La ricerca è stata condotta su un campione molto rappresentativo di 23 aziende operanti nel food & beverage, nell’home & personal care e nel retail e per il monitoraggio è stato utilizzato Circol-UP, il tool di GS1 Italy, messo a punto con l’Universtià Sant’Anna di Pisa,, che attraverso un questionario, consente di stabilire a che stadio di circolarità si trova un’azienda in ogni fase della catena del valore:

  • Approvvigionamento,
  • Design.
  • Produzione.
  • Distribuzione.
  • Utilizzo post vendita.
  • Gestione rifiuti. 

«Per supportare le aziende nel percorso verso l’economia circolare – afferma Bruno Aceto CEO di GS1 Italy – GS1 fornisce uno standard di monitoraggio e di misurazione degli indicatori legati alla circolarità lungo tutta la supply chain. E, dove necessario, aiuta le imprese nella revisione dei processi in un’ottica di miglioramento delle condizioni di partenza».

Grande sensibilità sull’ecodesign

Le aziende del food & beverage e dell’home & personal care sono posizionate molto bene nel design del prodotto, punto debole dei retailer, motivato dal fatto che, a parte sulla marca del distributore, non hanno potere decisionale sulle altre referenze esposte. I tre comparti hanno una posizione abbastanza omogenea nella gestione circolare della distribuzione e dello smaltimento dei rifiuti, mentre sul fronte della produzione si distingue il food & beverage per l’uso efficiente delle materie prime e per la gestione circolare degli scarti.

CircolUP_Confronto tra le medie.pngFigura 1 – Il livello di circolarità delle imprese aderenti: focus sul settore. Confronto fra i 3 settoriFonte: GS1 Italy “Stato dell’arte dell’economia circolare nelle aziende del largo consumo” 2022

Analizzando i singoli comparti il food & beverage ha un livello medio di circolarità del 61%, l’home & personal care del 48% e il retail del 45%.

Il food & beverage, come detto, eccelle nel design, nella produzione e anche nell’area di utilizzo dei prodotti per le comunicazioni antispreco e sulla collocazione dei rifiuti (che sta per diventare obbligatoria per legge), mentre presenta spazi di miglioramento nella distribuzione e nella gestione dei rifiuti dove dovrebbe incrementare l’adesione a programmi di recupero dei pack post consumo (ad esempio, vuoto a rendere) e la raccolta differenziata di sotto tipologie di imballaggi.

CircolUP_Focus_FoodBeverage.pngFigura 2 – Il livello di circolarità delle imprese aderenti: focus sul settore food & beverageFonte: GS1 Italy “Stato dell’arte dell’economia circolare nelle aziende del largo consumo” 2022

L’home & personal care ha fatto importanti passi in avanti sul design, ma è il comparto con maggiori possibilità di miglioramento sulla fase di approvvigionamento, dove l’impatto negativo sulla circolarità è dovuto all’ampiezza del range degli ingredienti e alla disomogeneità degli imballaggi in cui vengono spediti.

CircolUP_Focus_HomePersonalCare.pngFigura 3 – Il livello di circolarità delle imprese aderenti: focus sul settore home & personal care Fonte: GS1 Italy “Stato dell’arte dell’economia circolare nelle aziende del largo consumo” 2022

Nel retail le casistiche sono molto diverse a seconda del peso della marca privata: i player che ne fanno molta hanno performance migliori nelle fasi di approvvigionamento e di design per il maggiore controllo sulla filiera e sul concept del prodotto. In generale nel retail si riscontra una grande proattività nella valorizzazione degli scarti, anche mettendo a disposizione superfici di vendita per la raccolta di alcuni prodotti o materiali da smaltire.

CircolUP_Focus_Retail.pngFigura 4 – Il livello di circolarità delle imprese aderenti: focus sul settore retailFonte: GS1 Italy “Stato dell’arte dell’economia circolare nelle aziende del largo consumo” 2022

Osserva Fabio Iraldo, professore dell’Istituto di Management alla Sant’Anna di Pisa: «Diventare al 100% un’azienda circolare è un’impresa abbastanza ardua: anche le società più grandi non riescono ad avere su tutte le aree della catena produttiva il pieno controllo della leva decisionale, per esempio nell’approvvigionamento possono avere una certa forza negoziale, ma, a fronte della richiesta di certe garanzie di circolarità subentra la domanda da parte dei fornitori della corresponsione di una remunerazione maggiore. È interessante però notare che la circolarità è in grado di coniugare la riduzione dell’impatto ambientale con l’efficienza economica e con un miglioramento nel posizionamento competitivo nel mercato di sbocco».

La ricerca ha inoltre messo in luce che le aziende che performano meglio hanno integrato le tematiche dell’economia circolare nella strategia aziendale coinvolgendo il management a vari livelli e la filiera.

Le best practice messe in atto dalle 23 aziende monitorate sono state inoltre raccolte in un volume, un ulteriore strumento per tutte le imprese che vogliono implementare modelli di economia circolare.

CircolUP_FattoriAbilitanti.pngFigura 5 – Fattori abilitanti per la transizione verso la circolaritàFonte: GS1 Italy “Stato dell’arte dell’economia circolare nelle aziende del largo consumo” 2022

La sensibilizzazione del consumatore

Tra le aziende coinvolte nella ricerca per il comparto dell’home & personal care Procter & Gamble. Dal monitoraggio con Circol-Up è emerso un livello di circolarità del 69% e un posizionamento proactivist. L’analisi si è focalizzata su un noto detersivo liquido prodotto dall’azienda in Italia: «Ben oltre l’80% del nostro impatto ambientale deriva dalla fase di utilizzo del prodotto da parte del consumatore – spiega Daniela Cappello, direttore comunicazione scientifica e sostenibilità Procter & Gamble – quindi abbiamo avviato una campagna di comunicazione attraverso i touch point classici: etichetta (quanto detersivo usare, carico e temperatura della lavatrice); punto vendita; media e nostri canali social. Abbiamo utilizzato messaggi semplici, di immediata comprensione, decodificando il linguaggio scientifico».

La valorizzazione degli scarti e la gestione dei rifiuti

Una case history molto particolare è quella di Esselunga che ha utilizzato Circol-UP sia come food company che come retailer (con focus di analisi sulla private label). Nel primo caso è risultata circolare per l’80%, raggiungendo il massimo livello (circolar) e nel secondo al 68% (proactivist).

«Come food company – spiega Ida Schillaci, head CRS officer di Esselunga – siamo risultati più deboli per l’area design, come retailer aree di miglioramento sono emerse nelle fasi di utilizzo e di gestione dei rifiuti. Grazie alle indicazioni ricevuto da Circol-UP, Esselunga food company ha avviato da quest’anno un’attività di recupero degli scarti della lavorazione del pesce (teste, pelle, lisca e acqua di processo) per destinarli alla produzione di alimenti zootecnici e pet food ad alto livello proteico. Esselunga retailer invece ha già riscontrato che migliorare la fase di utilizzo attraverso la comunicazione in negozio è molto complesso per la difficoltà di captare l’attenzione del cliente che, mentre fa spesa, è frettoloso e concentrato su aspetti legati alla convenienza più che alla sostenibilità. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti nel 2021 abbiamo raccolto 93 tonnellate di bottiglie in PET grazie a una cinquantina di compattatori (nel 2019 erano due)».

La nuova versione aggiornata di Circol-UP

Circol-UP è uno strumento a disposizione di tutti gli associati di GS1 Italy che permette di misurare il livello attuale di circolarità e gli avanzamenti nel tempo. «Si compone di un questionario – spiega Carolina Gomez, project manager di GS1 Italy – diverso a seconda del settore di appartenenza (food & beverage, home & personal care e retail)  e suddiviso per fasi della catena del valore del prodotto. Dalla compilazione si ottiene una valutazione numerica per ogni fase e, in più rispetto alla precedente versione, vengono suggerite delle buone pratiche da implementare per migliorare il proprio posizionamento. Ogni best practice è presentata in una scheda con informazioni sull’azienda, sulla soluzione concreta, sulla fase del ciclo di vita su cui va a impattare ed eventuali benefici che si possono raggiungere attraverso l’implementazione della soluzione stessa».

Gli associati GS1 Italy possono accedere a Circol-UP gratuitamente dal web, chiedendo le credenziali all’indirizzo email: circolup@gs1it.org.

A cura di Jessika Pini - seguila su LinkedIn