distribuzione

Perché la Distribuzione non va abbandonata

Federdistribuzione e The European House Ambrosetti spiegano, con l’evidenza dei numeri, le ricadute sull’economia e sulla società italiana della crisi della Distribuzione per l’emergenza sanitaria. Nella speranza che il Governo se ne renda conto

Negozi chiusi, fatturati azzerati ma costi fissi attivi (tasse, contributi, assicurazioni, canoni di locazione) e conseguente crisi di liquidità, impatti occupazionali rilevantissimi (a rischio decine di migliaia di posti di lavoro). Sono i fenomeni che riassumono la pesantissima situazione della Distribuzione, in particolare quella non alimentare.

«Abbiamo ripetutamente chiesto – è l’allarme lanciato dal presidente di Federdistribuzione Claudio Gradara – che il settore Non Food della distribuzione moderna (abbigliamento, bricolage, elettronica, sport, profumerie, mobili e arredamento ecc.) fosse inserito tra i settori in crisi, ma nulla è stato fatto. Ci troviamo ora di fronte a un provvedimento che ci trascura completamente e abbandona al proprio destino le imprese di medie e grandi dimensioni, quelle con i maggiori problemi economici e occupazionali».

Uno shock combinato di domanda e offerta senza precedenti, analizzato da The European House Ambrosetti nel rapporto “Quali impatti dell’emergenza Covid-19 sul settore della distribuzione in Italia” realizzato per Federdistribuzione, che sviluppa un’articolata analisi di un disastro improvviso per un settore, quello della distribuzione alimentare e non food che, afferma Valerio De Molli, managing partnr TEH Ambrosetti, «sono un settore economico strategico per il futuro del paese, con 542 miliardi di euro di fatturato generato, oltre 2,3 milioni di occupati e 9,8 miliardi di euro di investimenti attivati nel 2019 e hanno rappresentato un motore di crescita e modernizzazione importante negli ultimi anni». Da notare, poi, che il settore della distribuzione alimentare e Non Food è il primo settore economico per fatturato, valore aggiunto, numero di imprese, occupati e investimenti. Per questo motivo è necessario sostenere i consumi, a partire da quelli alimentari e non food che costituiscono il 22% del Pil.

«La distribuzione alimentare e non alimentare – sottolinea Gradara – è il primo settore su 99 per investimenti in Italia. Gli investimenti del settore devono essere necessariamente tutelati nei prossimi mesi: non considerare un settore strategico per gli investimenti sarebbe un autogol per la crescita e quindi per il futuro del paese».

E Stefano Beraldo, ceo OVS, aggiunge: «C'è un'ossessione smisurata nel proteggere le PMI come se le grandi imprese stessero bene sempre e comunque. I grandi hanno problemi giganteschi e un numero enorme di occupati. I dipendenti di un’azienda grande non sono meno importanti. Il tema degli affitti, poi, è il grande assente dell’intervento normativo del Governo: sono stati disciplinati solo per imprese sotto i 5 milioni di euro ma rappresentano insieme al costo del personale, la voce più rilevante del conto economico. Voglio essere ottimista e sperare che in fase di emendamenti ci sia ancora la possibilità di considerare proposte concrete da portare all’attenzione della politica. Ci si è preoccupati giustamente di disciplinare l’aspetto primario della sicurezza delle persone e son stati definiti settori in crisi il turismo, l’alberghiero e la ristorazione. Ci si è dimenticati di considerare il retail non food».

Ricavi in picchiata, crisi occupazionale

L’istituto di ricerca stima che a fine 2020 i ricavi totali del settore della Distribuzione (food e non food) diminuiranno tra il 20,5% (scenario di riferimento senza ondata epidemica di ritorno e con un impatto medio-basso sui redditi delle famiglie italiane pari all’8%) e il 28,2% (scenario senza ondata epidemica di ritorno, con uno shock intenso sui redditi delle famiglie). Particolarmente negativo sarà l’andamento dei ricavi delle imprese della distribuzione non alimentare (da -36,7% a -49,4%), mentre quelli delle imprese della distribuzione alimentare subiranno un impatto più limitato (da +0,7% a -3,1% nei diversi scenari ipotizzati), con un risultato a zero nello scenario di riferimento.

Figura 1 – I ricavi delle aziende della distribuzione non food

Figura1_Feder_Ambrosetti.jpg

Nota: miliardi di euro e variazione % 2020E vs. 2019), 2008-2020E
Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2020

In questo scenario va rilevato che la riduzione dei ricavi avrà un impatto negativo rilevante sulle casse dello Stato: l’Iva non riscossa nel settore della distribuzione alimentare e non food varierà tra 24,4 e 32,9 miliardi di euro, un valore superiore del 60% rispetto a tutte le spese per la protezione sociale e 4,5 volte la spesa per l’Università. Al mancato incasso dell’Iva si aggiungerà inoltre anche la perdita erariale per il mancato gettito sull’attività economica delle imprese del settore.

Ma la contrazione dei ricavi avrà ulteriori ricadute negative. In primo luogo sull’occupazione: TEH Ambrosetti stima che soprattutto nel settore della distribuzione non alimentare, la quota di occupati a rischio varia tra il 15,5% (circa 220.000 occupati) e il 26,9% (circa 380.000), di cui il 60% donne, che subiranno gli impatti maggiori. Vi è poi da considerare l’aumento dei costi di gestione per la messa in sicurezza e la sanificazione dei punti vendita (dal +2% al +4% in media, ma dal +3% al +7% per la distribuzione alimentare), con relativa erosione dell’utile netto del 7,1% in media, ma che per il retail non food arriva al -12,6% nello scenario di riferimento.

Il risultato è che in assenza di massicci interventi di ricapitalizzazione è a repentaglio la sopravvivenza di alcune imprese del settore, soprattutto nella distribuzione non alimentare: dal 17,8% (81.700) al 20% (92.070) delle imprese di questo settore possono essere a rischio a fine anno.

Quanto tempo sarà necessario per ritornare ai livelli pre-crisi? Il settore della distribuzione non food impiegherà da un minimo di 6 ad un massimo di 8,5 anni per tornare ai livelli di consumi e ricavi del periodo pre-crisi, nei diversi scenari ipotizzati. Il settore della distribuzione alimentare impiegherà invece da un minimo di 0 ad un massimo di 1,5 anni.

Figura 2 – Tempo necessario per il settore della distribuzione per tornare al livello di consumi e ricavi pre-crisi

Figura2_Feder_Ambrosetti.jpg

Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti “survey alle aziende della Dostribuzione e Istat” 2020

Fin qui l’analisi degli impatti della pandemia sul settore distributivo. Che fare?

Indicazioni per una politica del fare

Per Valerio De Molli «C’è bisogno di una politica attiva del “fare” per garantire il rilancio della distribuzione alimentare e non food e dell’intero sistema-paese. Su tre assi principali: creare condizioni di contesto per lo sviluppo (favorire e sbloccare gli investimenti pubblici e infrastrutturali, accelerare lo sviluppo digitale e sostenibile, ridurre drasticamente il peso della burocrazia, esplicitare l’importanza della scuola e dell’università e investire per il suo rilancio), favorire gli investimenti delle imprese (favorire finanziamenti agevolati a lungo termine, assicurare sostegno dal breve al lungo termine anche per le grandi imprese, ribaltare il paradigma verso uno sviluppo sostenibile ed esplicitare la centralità degli investimenti per accelerare la crescita) , sostenere il potere d’acquisto e i consumi (favorire la crescita dell’occupazione, alimentare, in modo sostenibile, il reddito delle famiglie, rafforzare i meccanismi di incentivi fiscali ed estendere strumenti alternativi di incentivo alla spesa)».

«Ma occorre intervenire rapidamente – conclude Gradara –per cambiare le cose, per evitare crisi aziendali con gravi impatti economici. Ed è per questo che chiediamo la giusta attenzione da parte del Governo».

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab

Covid-19_LargoConsumo_Tendenze.jpgIn molti si interrogano su quali saranno gli impatti e le ricadute dell’emergenza Covid-19 sulla supply chain del largo consumo, per cercare di trovare delle risposte GS1 Italy ha realizzato in ambito ECR un’indagine attraverso un questionario con la collaborazione di LIUC Università Cattaneo e Politecnico di Milano. Il 9 giugno dalle ore 16:00 alle ore 17:00, verranno condivisi i risultati del survey nel corso di un webinar.

BottoneIscrivitiRID.png