02. Ict in sanità: il vissuto dei diversi attori
Le evidenze del V Osservatorio Ict e le opportunità abilitate dall’impiego dell’information & communication technology e nello specifico dal progetto Sanità on line (www.progetto-sole.it) della Regione Emilia-Romagna, sono state commentate da Mariella Martini, direttore generale sanità e politiche sociali della Regione Emilia-Romagna, Renzo Le Pera, segretario regionale della FIMMG (la Federazione italiana medici di medicina generale) dell’Emilia-Romagna, Luca Baldino, direttore amministrativo dell’Ausl Bologna, Beatrice Cavallucci, chief information officer dell’Ausl di Cesena, e Claudio Caccia, presidente Aisis (l’Associazione italiana sistemi informativi in sanità) e direttore del sistema informativo aziendale del gruppo Multimedia, ospiti della tavola rotonda del convegno «Ict in sanità: costo od opportunità» del 17 maggio scorso a Exposanità-Bologna.
I contorni del progetto Sole
«Il progetto Sole», ha detto Martini, «ha introdotto una visione di sistema. È però un progetto molto complesso, che ha comportato interfacciare 3.800 Mmg, con 11 Ausl e 172 aziende ospedaliere e Irccs, ricorrendo a 55 fornitori terzi. Tanto che, a distanza di anni, lo scambio informatizzato d’informazioni è tuttora molto variegato. Complessità nella complessità, il progetto Sole è partito dal territorio per arrivare all’ospedale. La sua implementazione rimane quindi fortemente vincolata dal grado d’informatizzazione delle strutture ospedaliere, che è tuttora eterogeneo. Pur essendo 7,5 milioni, per esempio, i referti di laboratorio immessi in rete a livello regionale lo scorso anno, abbiamo alcune aziende che ne hanno informatizzati meno di 200 mila e altre, come quelle di Modena, Bologna o Rimini, che hanno superato il milione ciascuna». Lo stesso dicasi dei referti di pronto soccorso (815 mila), radiologici (1,9 milioni) e di medicina specialistica (2,5 milioni).
«Sussistono inoltre difficoltà», ha ammesso Martini, «nel coinvolgimento e nella motivazione all’uso degli strumenti informatici disponibili da parte dei clinici, ma talvolta addirittura degli operatori degli sportelli dei centri di prenotazione. La sensazione che informatizzare la refertazione o le prenotazioni comporti un allungamento dei tempi, nella fase iniziale è molto diffusa».
Senza privati Sole è più debole
Sebbene i Mmg siano stati fin dall’inizio parte attiva nello sviluppo del progetto Sole, il segretario regionale della federazione degli Mmg ne ha evidenziato anche alcuni aspetti critici. «Il progetto», ha affermato Le Pera, «fu preceduto da una fase di progettazione scientifica piuttosto lunga che cercò un compromesso tra due esigenze diverse: quella di parte pubblica di una cooperazione con i Mmg e di un monitoraggio della loro attività al fine di controllare i flussi di spesa, e quella dei medici di migliorare l’aspetto assistenziale del governo clinico. Ora, l’aspetto di controllo burocratico sull’attività del medico ci pare stia prendendo il sopravvento. E al contempo alcune disfunzioni stanno indebolendo il governo clinico». Le Pera lamenta, per esempio, il fatto che i Mmg siano gli unici a emettere certificazioni di malattia in formato elettronico in Regione. «Né i medici specialistici, né gli ospedali, né i pronto soccorso lo fanno», ha detto Le Pera. «Ne deriva il mancato aggiornamento degli Fse». Mancato aggiornamento che è ampliato anche dalla scelta della Regione d’affidarsi al privato accreditato, che non rientra nel progetto Sole, per gran parte delle prestazioni di secondo livello (le visite specialistiche).
Le Pera lamenta altresì l’inutile spesa, stimabile in 1,5-2 milioni di euro l’anno in Emilia-Romagna, per l’acquisto di blocchetti di ricette del Ssn (quelle rosse per intenderci), quando ci si potrebbe limitare a emetterle in formato elettronico considerato che il progetto Sole le identifica già in maniera univoca.
I ritorni dell’Ict
Affrontando più in generale il potenziale d’innovazione che l’Ict abilita, il direttore amministrativo dell’Ausl Bologna ha individuato due grosse criticità. «Siamo molto indietro», ha ammesso Baldino, «nelle valutazioni ex post. Mancano in altre parole professionalità in grado di calcolare il reale ritorno economico degl’investimenti informatici effettuati. Ma una criticità ancora maggiore è forse quella di superare la logica della sperimentazione continua nelle direzioni strategiche delle aziende sanitarie a tutti i livelli».
Baldino sente insomma l’assenza di una cabina di regia emersa come un limite nell’Osservatorio Ict del Politecnico.
«Lo sforzo che stiamo cercando di fare in questi anni», ha sottolineato Baldino, «è di non lesinare le risorse per le sperimentazioni di punta e, al contempo, di ripartirle i fondi in modo da rendere omogeneo il livello d’informatizzazione delle diverse aziende sanitarie».
Quanto alle aree d’investimento prioritarie per l’Ausl Bologna, Baldino indica da un lato soluzioni Ict che consentano l’interoperabilità dei differenti sistemi informativi adottati dalle diverse strutture sanitarie coordinate. E dall’altro strumenti che incrementino le prenotazioni on line delle prestazioni. «Nel momento in cui la ricetta elettronica di prescrizione di una prestazione è già presente nel sistema informatico dell’Ausl», ha detto Baldino, «ed è già di fatto preaccettata, non sussistono ostacoli alla finalizzazione della prenotazione senza l’intervento di un addetto del Cup o del farmacista. Intervento che oggi invece è la realtà nel 90% dei casi».
L’integrazione abilitata dall’Ict
Sulla stessa linea d’onda del direttore amministrativo dell’Ausl Bologna la Cio dell’Ausl Cesena. «La parola d’ordine degli informatici del sistema sanitario», ha detto Cavallucci, «è, a mio parere, l’integrazione su vari livelli del progetto Sole». Per un’Ausl fortemente impegnata sia sul fronte dei progetti d’area vasta che su quello della collaborazione con le altre amministrazioni locali, far sì che i sistemi informativi delle diverse aziende sanitarie possano colloquiare sia fra loro sia, per esempio, con i sistemi dei servizi sociali dei Comuni che seguono le fasce deboli a domicilio, è un obiettivo che comporta superare gli ostacoli del digital divide e pianificare gli investimenti in Ict.
I punti deboli dell’Ict sul lato offerta
Il presidente dell’Aisis, per parte sua, ha introdotto il tema delle carenze delle soluzioni Ict in sanità. «I nostri Cio», ha detto Caccia, «hanno come interlocutori provider di sistemi informativi per lo più di piccole dimensioni e superspecializzati. Ciò dipende in gran parte dalla regionalizzazione e aziendalizzazione della sanità. La parcellizzazione della domanda non stimola i provider a lavorare in un’ottica di medio termine su tecnologie che risolvano problmeatiche d’ordine generale, bensì li induce a focalizzarsi sulla risoluzione di specifici e contingenti problemi di singole aziende sanitarie. Non dimentichiamo poi che il fatto di operare in un mercato di ridotte dimensioni, mai veramente decollato, e con tempi di pagamento mediamente lunghi non favorisce la crescita dimensionale dei provider del settore».
Caccia ha concluso il suo intervento e la tavola rotonda annunciando un’iniziativa dell’Aisis intesa a risolvere una carenza più volte emersa durante il convegno: quella della mancanza di linee guida. «Stiamo attivando un tavolo di lavoro tecnico sul tema della cartella clinica elettronica», ha detto Caccia, «cui partecipano i Cio della sanità a diversi livelli, i fornitori, le direzioni regionali e ricercatori di alcune università. Se riusciremo a condividere una serie di linee guida, siamo convinti che chi avrà contribuito a crearle ne diverrà anche il promotore sul territorio. Di linee guida calate dall’alto e rimaste nel cassetti il mondo della sanità ne ha già viste troppe».