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Con l’UDI i dispositivi medici sono sempre tracciabili

E le 25 mila aziende europee del settore healthcare si stanno preparando ad applicarli

Le oltre 25 mila aziende del settore healthcare operanti in Europa stanno rapidamente sviluppando le operazioni per adeguarsi all’applicazione dei codici UDI per l’identificazione univoca dei dispositivi medici prevista dai regolamenti europei. Uno strumento studiato apposta per rendere i dispositivi tracciabili e rintracciabili nel corso della loro vita.

Tra le quattro agenzie emittenti in Europa, GS1 è l'unica con una sede italiana - grazie a GS1 Italy – «che fornisce un sistema globale con regole condivise per identificare i dispositivi e per trasferire alla supply chain operativa le informazioni per l’identificazione e la tracciabilità», afferma Giada Necci, new solution specialist GS1 Italy. «E lo fa per tutti i settori merceologici, non solo nel settore dell’healthcare».

Lo spiega bene il caso di un’azienda che realizza prodotti medici ma ha anche prodotti sportivi, che, ovviamente, non hanno bisogno di avere l’identificativo UDI. «In quanto casa delle regole, GS1 Italy sviluppa la stessa metodologia di approccio e l’azienda può utilizzare tutti gli standard GS1 in tutti i settori in cui opera. È questa adattabilità a diversi settori e processi, oltre alla loro interoperabilità, che rende unica l’attività di GS1, rispetto alle altre tre Issuing Entity operanti in Europa, che sono focalizzate solo sul settore sanitario», aggiunge Necci.

È essenzialmente questo il motivo per cui negli Stati Uniti, dove l’identificazione UDI è partita da tempo, l’85% dei prodotti utilizza le regole GS1, mentre al principale competitor ne resta il 14,9%.

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Un impegno per le imprese

Lo sforzo al quale sono chiamate le imprese è quello di codificare i dispositivi per garantire al massimo la sicurezza dei pazienti, permettendo di tracciare puntualmente qualsiasi non conformità che si dovesse rilevare. «Certo, per le aziende non è semplice adeguarsi, perché gli ostacoli da superare sono ancora tanti», sottolinea Giada Necci. A partire dall’impegno di trasformare un sistema già presente in azienda in un sistema strutturato e secondo regole precise.

Anche in questo caso attraverso il recepimento delle necessità di ogni singola azienda, GS1 Italy fornisce un supporto costante alle imprese fatto anche di formazione specifica e di consulenza diretta su una molteplicità di aspetti del regolamento europeo: quali informazioni e quale tipologia di codice a barre è meglio utilizzare, per esempio, lasciando poi le aziende libere di adottare hardware e software necessari.

È un supporto prezioso soprattutto per le aziende più piccole che non hanno chiare tutte le sfaccettature del regolamento europeo, definito un vero e proprio puzzle.

Per quanto riguarda la tracciabilità, l’esperta di GS1 Italy segnala però che nella filiera già si rilevano i possibili anelli deboli. Sono soprattutto le organizzazioni alla fine del processo: farmacie, grande distribuzione, aziende ospedaliere. «Poiché l’apposizione del codice UDI è in capo a chi produce, c’è il rischio che questi soggetti siano attendisti, non rendendosi conto che, in quanto operatori economici attivi, hanno anche loro la responsabilità di tracciare e rintracciare i prodotti, integrando il sistema di codifica nei propri processi di tracciabilità. Almeno per chi li ha. È una situazione che sembra abbastanza diffusa, anche se qualcuno comincia a muoversi. L’auspicio è ovviamente che il numero cresca», conclude Necci.

(4/CONTINUA)

IDENTIFICA I DISPOSITIVI MEDICI CON IL SISTEMA UDI

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab