01. I principali risultati
2007/2006: settore It + 2%, ma i cittadini italiani spendono +10,5%, la Pac -3,2% , Pal + 2,4%, ma il 60% va in house e il ritardo dei pagamenti verso i fornitori sale a 8 mesi di media. Il 9% della popolazione italiana è ai primi posti in Europa per capacità di usare Internet, ma in dieci anni l'Italia è arretrata di 3 punti percentuali sugli investimenti It rispetto alla media europea e si ritrova agli ultimi posti per crescita della produttività.
Alcune evidenze
«Siamo in ritardo sulla media dell'Europa a 27 per l'utilizzo dei servizi on line: nella Pa è al 17%, a fronte di una media europea del 30%, e con un gradimento dei cittadini in diminuzione. Non molto meglio il quadro dei servizi di mercato, ma con un gradimento e un’attenzione in aumento: l'Internet banking è utilizzato dal 12% della popolazione italiana rispetto al 25% della media europea, l'e-commerce sviluppa il 2% del totale delle vendite al dettaglio, mentre la media europea viaggia a quota 11%. Abbiamo la più alta percentuale di popolazione, pari al 56%, che non usa Internet, mentre la media europea è del 40%. In compenso siamo secondi in Europa quanto a quota di popolazione con elevate capacità di utilizzare Internet: il 9%, subito sotto la Francia (12%) e sopra la media europea (8%). Questa fotografia dell'Italia di fronte alle applicazioni avanzate di Internet esprime il grave ritardo d'innovazione in cui ci troviamo rispetto ai nostri partner europei, ma anche le potenzialità inespresse che ci caratterizzano. Da una parte vi sono il progressivo invecchiamento demografico e un sistema formativo non all'altezza delle sfide tecnologiche, che mantengono oltre la metà della popolazione italiana lontana dalle facilitazioni e vantaggi dei servizi Internet. Dall'altra l'emergere di una consistente parte della popolazione fortemente attratta dalle nuove tecnologie, che si colloca addirittura al di sopra dello standard internazionale nel loro uso ed entra in netto contrasto con l'assenza di attenzione politica e di incentivi sull'innovazione. Sono, questi, i segnali di un processo di digitalizzazione del Paese che avanza in modo frammentario e discontinuo, privo di una politica economica capace di puntare sull'It in termini strategici come invece è avvenuto e avviene in altri paesi». Nel presentare i risultati del Rapporto Assinform 2008, il Presidente dell'Associazione italiana dell'Information Technology, Ennio Lucarelli, non ha risparmiato i toni forti nell'analizzare la problematica dell'innovazione che interessa il nostro Paese.
«D'altro canto» ha continuato Lucarelli «se nell'ultimo decennio il sintomo più evidente della regressione italiana è stato l'aumento del divario di produttività con gli altri paesi europei, una delle cause strutturali, purtroppo ancora largamente sottovalutata, sta nel non aver investito per innovare l'Information Technology italiana al fine di rilanciare l'economia, come si è fatto invece in Europa a seguito del processo di Lisbona e in molti paesi nostri concorrenti. A fronte dei programmi quadro comunitari per lo sviluppo dell'innovazione tecnologica, in Italia dieci anni di spesa It ben al di sotto della media europea hanno reso la nostra economia rigida, limitandone le capacità di crescita e di reazione ai cambiamenti».
I dati parlano chiaro: nel 1998 il nostro Paese spendeva in It l'1,5% del valore del Pil, a fronte di una media europea attestata al 2,3%; nel 2007 abbiamo speso una quota pari all'1,7% del Pil, vale a dire dopo dieci anni abbiamo aumentato i nostri investimenti It di soli due decimi di punto percentuale, mentre la spesa media europea è cresciuta di 5 decimi di punto percentuale. Ma per la Francia, questi dieci anni hanno portato un aumento degli investimenti It di otto decimi di punto percentuale, fino a rappresentare oggi una quota del Pil pari al 3,1%, per la Gran Bretagna sei decimi di punto in più significano che oggi spende in It il 3,5% del valore del Pil, per la Germania cinque decimi di punto in più portano gli investimenti It al 2,9% del valore del Pil. Quindi, in questo decennio, il nostro gap d'innovazione si è decisamente ampliato.
«E chi in questi anni ha investito di più in tecnologie informatiche» ha proseguito il Presidente di Assinform «ha ottenuto anche importanti ritorni sulla produttività». Tra il 2000 e il 2007 per Francia, Germania, Usa e Gran Bretagna, la produttività è aumentata con ritmi a due cifre, fra il 7% e il 14%, sostenuta da una crescita cumulata degli investimenti It altrettanto elevata, con tassi dell'ordine tra il 16% e il 38%. Nello stesso periodo, la media europea di crescita della produttività è stato dell'8%, quella della spesa It intorno al 30%, mentre in Italia l'aumento della produttività non è riuscito a superare il 2%, a fronte di una crescita cumulata degli investimenti It poco sopra il 5%.
La domanda IT dei diversi settori dell’economia italiana
Il Rapporto Assinform 2008 approfondisce la dinamica della domanda It secondo i diversi settori dell'economia italiana, in un confronto tra il 1998 e il 2007 (in cui la crescita media nazionale è stata del 4,4%), con un flash sull'andamento 2007/6 (incremento medio nazionale del 2%).
In valori assoluti, banche e industria hanno continuato ad essere i maggiori compratori di tecnologie informatiche, assorbendo poco meno della metà del mercato. Ma con una dinamica diversa: su dieci anni gli investimenti bancari in It sono cresciuti con un trend medio del 4,9%, mentre nel 2007 si sono attestati al +1,7%. L'industria, al contrario, nel decennio registra un incremento di solo 1,5%, mentre nell'ultimo anno segnala un'impennata negli investimenti It dell'1,9%. «Questo andamento» ha commentato Lucarelli «dà conto delle difficoltà del nostro sistema produttivo a passare da un modello competitivo basato essenzialmente sul basso valore della moneta, a un modello molto più dinamico e flessibile, in cui l'innovazione e l'impegno sui mercati internazionali diventano il fattore di crescita della competitività e dello sviluppo. Difficoltà che oggi l'industria italiana, dopo una fase di dura selezione e ristrutturazione, sta dimostrando di aver iniziato ad affrontare, a partire dalla ripresa degli investimenti It da parte delle Pmi».
Per quanto riguarda la Pa, la domanda It ha un andamento abbastanza differenziato fra amministrazioni locali e centrale. Per la Pac, nel decennio, l'incremento di spesa non va oltre il 2,8%, mentre il 2007/06 è un anno nero con - 3,2% di decremento. La Pal ha una dinamica molto più vivace: + 8% nel decennio, in rallentamento lo scorso anno con un incremento del 2,4%. «Il problema della domanda pubblica d'It» ha affermato il Presidente di Assinform - non è solo la scarsità degli investimenti, ma anche la qualità. Oggi il 60% della spesa It rimane intrappolata nel circolo auto-referenziale delle società pubbliche in house: un fenomeno che caratterizza il nostro Paese e coinvolge soprattutto le amministrazioni locali; monopoli e mancanza di concorrenza finiscono spesso per generare deficit d'innovazione e distorsioni, come nel caso dei ritardi nei tempi di pagamento pubblici verso i fornitori che, nell'Informatica, vengono ulteriormente dilatati dall'intermediazione delle società pubbliche in house, le quali in media pagano con oltre otto mesi di ritardo i loro fornitori».
Fra i diversi settori, l'incremento più elevato di investimenti It è stato da parte delle Tlc: 11,3% di media tra il 1998 e il 2007, a testimonianza dell'importante processo di modernizzazione subito da questo settore, che ha portato allo sviluppo di nuovi servizi sulla rete mobile e su quella fissa.
Nello stesso periodo il settore della distribuzione ha incrementato la spesa It in media del 3,3% e di + 3,2% nel 2007/06, mantenendosi sempre sotto le medie nazionali.
I servizi, al contrario, nei dieci anni incrementano l'It del 4,4%, mentre nel 2007/06 la crescita è stata del 2,2%.
Si può osservare che se la quota d'It incorporata finora in queste attività è discreta nel contesto italiano, tuttavia è molto bassa se paragonata a ciò che sta avvenendo in altri paesi.
Così le assicurazioni, un settore ancora troppo poco attento alle opportunità che offre l'It.
Ma la performance più sorprendente la offrono, ancora una volta, i cittadini italiani, che si dimostrano più evoluti di chi li amministra, con un'impennata di +10,5% nel 2007/06, per un valore di 1 miliardo di euro.
«Di fronte a questi risultati occorre un deciso cambiamento di rotta per recuperare il gap d'innovazione che penalizza la crescita dell'economia italiana» ha concluso Ennio Lucarelli. «È indispensabile una politica di misure coerenti e sistematiche. Per questo ci aspettiamo un coordinamento fra la riforma digitale della Pa del Ministro Brunetta, destinata a produrre nuova domanda d'innovazione It, e lo sviluppo del Progetto Made in Italy 2015 promesso dal Ministro Scajola, che dovrebbe ripartire al più presto includendo l'informatica come area strategica d'innovazione industriale. Ci aspettiamo la liberalizzazione dell'informatica pubblica locale e regionale con l'in house che diventa l'eccezione e le gare a evidenza pubblica la regola. Ci aspettiamo che il processo di infrastrutturazione avanzata venga sostenuto per abbattere il digital divide a tutti i livelli, inclusa l'alfabetizzazione informatica di quella parte della popolazione altrimenti esclusa. Le imprese It sono pronte a contribuire ai grandi progetti per ammodernare il Paese con il proprio impegno d'innovazione e con la loro diretta partecipazione allo sforzo finanziario».