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Mercatini e mercatoni: parenti (non) serpenti

l'opinione di

Manuela Soressi

Ammettiamolo: a tutti – chi più, chi meno – piace curiosare, scovare affari e finire per fare acquisti non pianificati e spesso inutili. Piace sicuramente agli appassionati dei mercatini che tra vintage, folclore, specialità locali e seconda mano hanno ormai conquistato l’Italia, arrivando a rappresentare uno dei fenomeni sociali (e spesso anche turistici) più pervasivi dell’ultimo decennio.

Ma piace anche ai clienti dei tanti mercatoni che sono spuntati su tutto il territorio nazionale, spesso ridando vita a capannoni abbandonati o a grandi store sfitti, magari perché situati in aree giudicate poco appetibili dai retailer della GDO. Quelle stesse insegne che nel corso degli anni hanno abbandonato il reparto bazar, considerandolo pressoché inutile e poco profittevole.

Sfrattato e dato per morto (o comunque per moribondo), questo assortimento di oggetti di vario genere e diversa utilità ha trovato casa presso una nuova categoria di commercianti. Perlopiù si tratta di cittadini cinesi che hanno aperto i loro grandi punti vendita multiprodotto.

Secondo i dati ufficiali forniti dal rapporto sulla comunità cinese in Italia del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il 37% degli oltre 50 mila imprenditori cinesi attivi in Italia si occupa di commercio. Spesso partiti con piccoli negozietti sono poi approdati alle grandi superfici, con negozi che offrono un’ampia gamma di prodotti, prevalentemente non alimentari.

Mercatoni, appunto, che soddisfano una domanda spicciola che spesso non trova immediato riscontro nella GDO (quanti entrano in un grande negozio di bricolage o elettronica solo per comprare una presa elettrica?) ma che rispondono anche in modo netto alla domanda di convenienza di un consumatore con un potere d’acquisto in calo ma con un desiderio di shopping in aumento.

Nel loro percorso di consolidamento, questi mercatoni stanno via via adottando le logiche commerciali proprio della GDO, inserendo strumenti come i volantini promozionali e le carte fedeltà, e sviluppando insegne multistore, già presenti in alcune regioni. Un canale da non sottovalutare, quindi, per capire come evolvono la rete commerciale e le logiche di spesa degli italiani.

Manuela Soressi è giornalista professionista, esperta di consumi e food & beverage, consulente di comunicazione corporate, autrice di saggi.