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L’esplosione dell’informazione alimentare

l'opinione di

Marco Cuppini

Stiamo assistendo ad un vero e proprio boom delle informazioni veicolate attraverso le etichette dei prodotti. L’Osservatorio Immagino lo conferma; ad oggi, fotografando e registrando oltre 100 caratteristiche presenti sul pack di 80 mila prodotti, abbiamo censito quasi 5 milioni di informazioni. Una vera e propria esplosione, tanto che le etichette sono davvero diventate parlanti.

È il risultato di forze che spingono verso la stessa direzione: maggiore informazione. A partire dalle indicazioni del legislatore, come conferma il recente obbligo di indicare in etichetta l’origine della materia prima per i prodotti lattiero-caseari, che il ministro Martina ha definito “un traguardo storico per l’Italia”.

Ma sarebbe sbagliato limitarsi a considerarlo un effetto solo imposto: in realtà è frutto del bisogno informativo espresso dal consumatore (soprattutto da quella parte più competente, informata ed esigente) e sentito anche dalle aziende, sia industriali che distributive.

L’Osservatorio Immagino lo rivela in tutta la sua evidenza: è l’offerta che guida la domanda, anche sul fronte delle informazioni. Mai come oggi le aziende hanno bisogno di raccontarsi, di comunicare quello che c’è dietro le marche e dentro i prodotti. Questo vale ormai per tutti i prodotti; a maggior ragione per i prodotti più “complessi” dal punto di vista nutrizionale. Questa crescente esigenza di “nutrizione narrativa” oggi si avvale della straordinaria varietà di media che ci mette a disposizione la civiltà dell’informazione. In questo ventaglio di touchpoint le etichette dei prodotti sono centrali. E non solo con informazioni fondamentali per fare scelte di acquisto e di consumo più consapevoli, ma anche riportando numerose informazioni volontarie che le aziende inseriscono sui pack.

Claim, immagini e dizioni che arricchiscono di sfumature e di personalità ogni prodotto e ogni brand, ne illuminano la genesi e il “backstage”. Tra le indicazioni più efficaci, quelle presenti sui prodotti adatti a particolari stili di vita come il biologico o il vegano. Funzionano anche le indicazioni relative ai prodotti arricchiti (integrali o con presenza di fibre), così come i prodotti “senza” (sale, lattosio, olio di palma, glutine). Sembra che l’Italia si stia trasformando da società tradizionale a realtà più moderna. Veicolando tutte queste caratteristiche tramite le etichette, le aziende stanno inondando il consumatore di informazioni e stanno, quindi, dimostrando di aver individuato e recepito la sua sete di sapere cosa c’è dietro i prodotti e i brand. E di aver provveduto a soddisfarlo. Certo magari in modo ancora non strutturato. Ma è comprensibile: quello che l’Osservatorio Immagino racconta è solo la punta dell’iceberg, la parte più evoluta di un universo che si muove veloce, il “day one” di un ecosistema narrativo di cui sentiremo molto parlare. E che l’Osservatorio Immagino, unico nel panorama italiano, continuerà a monitorare, ad analizzare e a raccontare nel suo divenire.

Per scaricare il primo numero dell’Osservatorio Immagino: osservatorioimmagino.it
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