Il futuro "green" dell'Italia
Si è tenuto il 30 giugno a Milano “Italian green day – La crescita dell’economia verde”, workshop organizzato dalla Fondazione Istud in collaborazione con la Commissione Europea dedicato al risparmio energetico e alla sostenibilità. Argomenti non solo di moda, ma che si identificano con un cambiamento di rotta – c’è chi la chiama già ”la rivoluzione della green economy” - che sembra destinato a cambiare le nostre abitudini come consumatori e a diventare per la produzione industriale una nuova opportunità. All’evento hanno partecipato anche i rappresentanti di alcune aziende che operano in settori diversi (da Merloni Progetti al distretto tecnologico trentino Habitech, da Leasint, all’azienda agricola I Leprotti, allo studio Roedl & Partner) e che hanno parlato delle proprie esperienze nel settore.
Il workshop serve anche come input per la seconda edizione del libro “Green Economy, Italia” – in uscita alla fine del 2010 - dove si farà il punto sullo stato dell’arte del comparto.
Porte aperte alle energie rinnovabili
L’interesse per la green economy da parte della Fondazione è stato brevemente sottolineato dall’economista Maurizio Guandalini e da Marcella Caramazza, direttore generale Istud, che ha parlato di «temi importanti verso i quali l’Italia forse non è ancora pronta».
Carlo Corazza, direttore della rappresentanza della Commissione Europea a Milano, ha invece illustrato le scelte e le decisioni giuridiche prese dall’Europa in tema di risparmio energetico e sostenibilità. Corazza ha descritto più nel dettaglio alcune direttive in materia di sostenibilità su cui l’Europa si sta impegnando, a partire dal settore dell’edilizia - standard di consumo energetico ”quasi zero” per gli edifici pubblici a partire dal 2018 e per tutti gli edifici a partire dal 2020 – e arrivando al consumo energetico degli elettrodomestici e dei prodotti ad alto contenuto tecnologico. Su questo argomento la UE sta lavorando a un sistema di etichettatura di facile e immediata visibilità che permetterà ai consumatori di valutare i prodotti in base al loro indice di sostenibilità. Carlo Corazza ha terminato il suo intervento accennando all’impegno per una de-carbonizzazione dell’Unione Europea e agli investimenti mirati allo sviluppo di fonti rinnovabili come il solare e il fotovoltaico.
News dalle aziende
«Con la nostra attività abbiamo costruito impianti che producono energia pulita per un totale di migliaia di megawatt» ha dichiarato Agostino Ferrari, business developer di Merloni Progetti, nel suo intervento al workshop sull’economia verde. Infatti Merloni Progetti, società di engeneering e general contracting del gruppo Fineldo, holding finanziaria della famiglia Merloni, offre soluzioni a chi vuole investire nel solare seguendo tutte le fasi della realizzazione di impianti solari: dallo sviluppo del progetto alla logistica, dalla costruzione alla manutenzione. L’Italia è un Paese che dal punto di vista meteorologico è decisamente favorito. Non lo è però – sottolinea Ferrari – per ciò che riguarda la burocrazia, in particolare in alcune regioni, citando Sicilia e Sardegna come esempi di burocrazia complicata da decine di norme e regolamenti.
Ma l’Italia è un Paese variegato, così come la sensibilità istituzionale verso gli argomenti trattati nel convegno milanese. Un esempio ‘da copiare’ arriva dal Trentino, rappresentato da Gianni Lazzari e Michele Gubert, rispettivamente amministratore delegato e project manager di Habitech. Lazzari ha parlato del primo consorzio italiano ad aver investito sulla green economy, in particolare sull’edilizia, con 8.000 addetti, 30 aziende consorziate e un miliardo di fatturato. «Un successo favorito anche dall’attenzione mostrata dal governo provinciale trentino» ha spiegato Lazzari «che ha creduto nella green economy quando era ancora una “illustre sconosciuta” alla maggior parte degli italiani». Michele Gubert ha illustrato poi il progetto Crisalide, lo studio di una filiera della microgenerazione, ovvero come produrre calore ed energia in una caldaia domestica studiata ad hoc.
Senza credito però le start up non partono, neppure se l’idea di base è – o potrebbe essere – quella vincente.
Importanza del credito bancario per le start up
Entrano in gioco quindi le banche, rappresentate nel convegno da Alberto Lincetti, responsabile prodotto energia di Leasint, società del gruppo Intesa Sanpaolo, specializzata nel credito per progetti legati alle energie rinnovabili e alla sostenibilità. «In questi anni abbiamo contribuito alla costruzione di 500 impianti per un totale di circa 750 megawatt. Abbiamo erogato credito per circa un miliardo di euro con un portafoglio ordini di un altro miliardo».
Marco Menghini ha quindi portato la propria esperienza agricola sviluppata in questi anni dall’azienda I Leprotti, che, tra le altre attività, ha investito anche sullo sviluppo di un progetto pilota per l’utilizzo di biomasse per fini energetici. «Un’esperienza positiva, con molte soddisfazioni personali e, dopo anni non sempre facili, anche economiche» ha detto Menghini che, tuttavia, alla fine del suo intervento, ha sottolineato anche le difficoltà incontrate al momento della richiesta di credito bancario.
Infine Paolo Peroni, in rappresentanza dello studio Roedl & Partner (in Italia a Milano, Padova, Roma e Bolzano per dare consulenze su tutte le problematiche giuridiche, fiscali e di revisione contabile per l’impresa), ha parlato dell’importanza del Conto Energia come interessante driver di sviluppo anche per il nostro Paese. Stiamo parlando di un sistema di sussidi e incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili effettivamente messa in rete. Purtroppo, anche in questo caso, oltre alle luci esistono le ombre. Peroni infatti ha spiegato che esiste una bozza del terzo Conto Energia 2011 per il fotovoltaico dove si parla di cinque classi di potenza, di soglia di potenza maggiore (8.000 MW l’obiettivo nazionale della potenza da installare entro il 2020), di impianti in alto e al suolo, e soprattutto di incentivi, ma non si hanno ancora direttive esatte seminando incertezze e aspettative distorte nel mercato.
Domande e risposte sul green
Il convegno si è chiuso con un “question time” coordinato dai giornalisti Marco Girardo di Avvenire, Federico Luperti di ADN Kronos e Nino Sunseri di Libero.
Tra gli interventi più interessanti va segnalato quello di Coca Cola Hbc Italia, rappresentata dal direttore Affari Generali Alessandro Magnoni che ha sottolineato l’impegno dell’azienda che in tre anni è riuscita a ridurre i consumi energetici del 23%, anche ricordando di spegnere le luci alla fine della giornata lavorativa. Magnoni inoltre ha annunciato che a breve saranno attivi impianti di cogenerazione che miglioreranno le performance dei siti produttivi in Italia.
L’amministratore delegato di Energetica Spa, Enrico Bruschi, ha invece risposto alla domanda di Luperti su un’eventuale “bolla” green, dopo i flop della finanza e della net economy, sostenendo che soprattutto fotovoltaico ed eolico sono – e lo saranno ancora di più - opportunità molto interessanti per il nostro Paese.
Dare grande importanza agli investimenti in termini di risorse umane e di Ricerca&Sviluppo è infine l’invito di Stefano Landi, presidente della Landi Renzo Group, che ha risposto a domande sul futuro dell’auto elettrica come soluzione ai problemi di inquinamento da polveri sottili e CO2.
A cura di Barbara Tomasi