Trasporti condivisi per la GDO
Ridurre i costi di trasporti, aumentare i livelli di servizio e ridurre il numero di camion circolanti: sono questi gli obiettivi della sperimentazione denominata “Progetto Piattaforme Multiproduttore”, promossa da Indicod-Ecr sull’ottimizzazione dei flussi di merci provenienti dai produttori di beni verso i Centri di Distribuzione (Ce.Di) di alcuni importanti big della grande distribuzione nazionale: Auchan, Coop, Conad, Carrefour e Despar.
Obiettivo: carichi completi
Il cantiere è partito lo scorso luglio. Si tratta di cinque progetti pilota in ognuno dei quali alcuni fornitori di una catena di supermercati concentrano le spedizioni verso uno o due Ce.Di della catena stessa, saturando quanto più possibile i carichi. I Ce.Di della GDO sono sparsi su tutto il territorio nazionale: Coop e Auchan in Lombardia, Conad in Emilia, Aligrup (Despar) in Sicilia e Carrefour in Piemonte.
Fra i produttori coinvolti, si segnalano fra gli altri: Campari, Colgate-Palmolive, Glaxosmithkline, L’Oréal, Johnson & Johnson, Nestlé.
Precondizione necessaria al test è stata la condivisione, da parte di più fornitori (spesso all’interno della stessa categoria) della medesima piattaforma logistica, vale a dire il magazzino esternalizzato presso lo stesso operatore logistico o almeno del servizio di trasporto (nel caso di soluzione multi-picking). In questo modo diventa relativamente facile caricare con più marche i mezzi diretti ai Ce.Di.
Il progetto, realizzato da ECR Italia, ha un precedente su scala ridotta presso Coop Italia, dove, fra 2007 e 2008, è stata attuata una micro-sperimentazione di nove mesi in collaborazione con Number One Logistic. Durante tale periodo Coop aveva sincronizzato appunto le consegne di tre fornitori che condividevano il magazzino presso Number1 Logistic, con risultati soddisfacenti.
Quattro mesi di test
Fra luglio e fine ottobre sono partiti i cinque progetti pilota, ognuno dei quali riguardante un settore specifico: prodotti alimentari secchi, personal care, profumeria, detergenza, bevande. Rimane invece in stand-by un sesto cantiere sul fresco, in attesa di verificare gli effettivi spazi per migliorare l’attuale saturazione dei mezzi.
Ciascun progetto durerà quattro mesi, al termine dei quali si valuteranno i risultati, decidendo eventualmente se e come trasformare in prassi la modalità operativa sperimentata.
Modalità operativa che a pensarci è un uovo di colombo.
Nella maggior parte dei casi la prassi per il riordino di ogni referenza presente sullo scaffale, prevede un ordine da parte del Centro Distribuzione dell’operatore GDO (Coop, Carrefour, ecc.) direttamente al produttore della merce da rimpiazzare. La consegna di ogni produttore al Ce.Di avviene conseguentemente in modo autonomo, senza alcun coordinamento con altri fornitori.
Il nuovo modello d’ordine e di trasporto sperimentato
I progetti pilota invece dovranno sperimentare un’organizzazione sensibilmente diversa.
Quando un Ce.Di effettuerà un ordine per un raggruppamento di prodotti coinvolti nella sperimentazione dovrà virtualmente considerare i fornitori che condividono il magazzino presso il medesimo operatore logistico come fossero uno solo. Verrà così inserito un ordine sull’intero assortimento merci, anche se queste si riferiranno a produttori diversi. In un secondo momento l’ordine verrà “splittato” e imputato a ciascun produttore per la propria parte. Parallelamente verrà informato dell’ordine anche l’operatore che gestisce il magazzino condiviso, che apprenderà così di dover organizzare un unico trasporto per l’insieme dei prodotti ordinati.
Fra le catene aderenti alla sperimentazione solo Coop ha già implementato un sistema informativo in grado di gestire automaticamente il passaggio sopra descritto, in virtù della sperimentazione già attuata in precedenza. Gli altri, per il momento, simuleranno “manualmente” il flusso dell’ordine così strutturato, ma se la sperimentazione dovesse allargarsi poi all’operatività quotidiana, non c’è dubbio che occorrerà mettere mano ai sistemi informativi.
Dal punto di vista dei produttori il nuovo modello in test dovrebbe cambiare poco o nulla rispetto alla tradizionale operatività. Questi infatti continueranno a ricevere gli ordini come è sempre successo, semplicemente sapranno che alcuni di questi viaggeranno verso il Ce.Di., assieme a prodotti di altri fornitori.
Benefici potenziali per tutti
I benefici attesi invece dovrebbero esserci per tutti: distributori, fornitori e operatori logistici. Per i primi e i secondi potrebbe trattarsi (il condizionale è d’obbligo) di un’ottima occasione per recuperare efficienza nei trasporti e ripartirsi così i minori costi derivanti dai carichi ottimizzati. Inoltre non è da escludersi una riduzione delle rotture di stock, dovuta all’aumento delle frequenze di riordino, soprattutto per i prodotti cosiddetti “bassovendenti”. Per gli operatori logistici ai minori costi si potrebbe aggiungere anche un importante vantaggio commerciale. Se il deposito multiproduttore diventasse prassi nella GDO, si aprirebbero opportunità interessanti per allargare la cerchia dei propri clienti, soprattutto in caso di piattaforme specializzate su determinate categorie merceologiche.
C’è infine da considerare l’impatto potenziale sull’ambiente, grazie alla riduzione del numero di veicoli in circolazione.
Le prospettive per il futuro
Che tipo di evoluzione potrà avere la sperimentazione è ovviamente presto per dirlo. Chiaramente una GDO in cui i magazzini multiproduttore diventassero prassi nel sistema, amplificherebbe di parecchio i vantaggi di cui sopra. In questo momento però è prioritario capire nella pratica quali livelli di saturazione reale dei mezzi si possono raggiungere, anche considerando che i player logistici, anche al di fuori di sperimentazioni di questo tipo attuano già strategie per ottimizzare i carichi con le merci di più clienti. «Se i benefici dovessero essere tangibili», spiega Stefano Bergamin, Responsabile progetti supply chain ECR, «credo che il passaggio successivo potrebbe essere l’allargamento del test ad altri Ce.Di. e anche ad altri produttori. È immaginabile che la sperimentazione, in caso di successo, spinga i produttori/fornitori ad aggregazioni autonome su piattaforme logistiche condivise, per dare una scala significativa ai benefici attesi (saturazione mezzi, riduzione veicoli in circolazione) ed iniziare a trasferire benefici alla collettività in termini di sostenibilità ambientale».
A cura di Rick Finelli – tratto da Uomini e Trasporti