Benefici per tutti con il catalogo elettronico
Sta muovendo i primi passi, in Italia sotto la regia di Indicod-Ecr, il roll-out per la diffusione del catalogo elettronico a standard GS1 GDSN.
Il catalogo elettronico, già adottato in Europa da numerosi produttori e distributori, mira a ridurre drasticamente i costi dell'inefficienza delle imprese, che, nonostante gli enormi passi compiuti, sono ancora rilevanti. Il 30% della merce, lamenta la distribuzione, è ricevuta ancora con quantità diverse da quelle ordinate e il 47% dei 100 mila ordini di acquisto annuali non sono perfettamente allineate alle fatture del fornitore. Per contro, secondo Mike Haas, Ceo di Johnson & Johnson, il disallineamento con il distributore delle informazioni di prodotto costa all'industria una quota pari all'1,5% delle vendite annuali e il costo per processare un errore varia da 15 a 50 dollari condiviso tra fornitore e cliente, rileva l'Fmi.
Insomma, come ha recentemente ricordato il direttore generale di Indicod-Ecr Bruno Aceto, «il catalogo elettronico introduce elementi di efficienza e di risparmio nella pratica delle relazioni tra industria e distribuzione intervenendo su un processo specifico, la sincronizzazione dei dati di prodotto, con un impatto a 360° sul business aziendale e sul suo sviluppo, creando valore ed efficienza».
Fino ad ora in Italia soltanto un retailer, Coop, aveva sviluppato lo strumento del catalogo elettronico, ma molte erano le imprese distributive che a più riprese avevano affrontato il tema, scontrandosi con la barriera dei costi elevati richiesti dai vari provider.
La svolta è arrivata quando Indicod-Ecr si è fatto carico del progetto, ne ha tracciato le linee guida e si è posto come service provider del servizio. «Anzi» sottolinea Massimo Bolchini, direttore gestione e sviluppo standard dell'associazione «Indicod-Ecr sorveglierà sulla progressiva standardizzazione dello scambio di informazioni tra produttori e distributori, consentendo al sistema di ridurre le inefficienze derivanti dal disallineamento».
Sul fronte della distribuzione, sono sette per il momento le imprese distributive che hanno aderito al progetto o stanno per farlo (Auchan, Carrefour, Coop Italia, Crai, Finiper, Selex , Sisa) e ognuna di loro è fortemente motivata a portarlo avanti, pur nella consapevolezza della sfida che le attende.
«L'aspettativa per Crai è molto elevata» sottolinea il direttore logistica e sistemi Rolando Totobrocchi «per la complessità della nostra struttura che opera su più livelli, ognuno dei quali gestisce un'anagrafica di prodotti. In definitiva stiamo parlando di decine di migliaia di referenze e decine di persone dedicate. Proprio per questo i vantaggi del catalogo elettronico saranno più importanti in termini di razionalizzazione delle informazioni. Inizialmente crediamo che ci sarà una complicazione determinata dalla sovrapposizione al sistema esistente, ma sarà il male minore. A regime i vantaggi saranno importanti».
Anche per Valerio Cortese, direttore sistemi informativi Finiper, «l'elemento sfidante dell'implementazione del catalogo elettronico è tutto nel sistema organizzativo aziendale, ma l'obiettivo è avviare il processo per avere rapidamente a disposizione le informazioni e valutarne i contenuti, prima di passare, nel corso del 2010, all'integrazione delle informazioni nei sistemi».
Sulla stessa lunghezza d'onda è Stefano Gambolò. Per il direttore marketing di Selex, infatti, siamo di fronte a un progetto a medio termine: «Entro l’anno nessuno pensa di riunire 200 fornitori e 40 mila referenze catalogate, ma poiché tutti chiediamo in gran parte le stesse cose, la macchina dovrebbe mettersi in moto e ingranare agevolmente, perché, almeno nella fase iniziale, si tenderà a creare dei set di attributi di base condivisi, anche se poi ve ne sono 300 a disposizione per facilitare la massima personalizzazione».
Più ottimista è Riccardo Giuliani, direttore dei sistemi informativi Coop Italia: «Credo che la diffusione del catalogo elettronico possa avvenire in tempi relativamente brevi. Dal punto di vista della distribuzione si tratta di prendere delle informazioni che già esistono e di costruire un flusso informativo. Semmai il problema è la qualità dei dati ma credo che sia risolvibile. La criticità è sul fronte dei produttori: se cominceranno a rendersi conto rapidamente dei benefici sostanziali anche per loro, allora i tempi si accorceranno parecchio. Ma vedo che c'è più sensibilità che in passato a questo riguardo».
E Marino Vignati, direttore sistemi informativi Auchan, aggiunge: «L'adesione al catalogo elettronico è un passo obbligato per tutti. Anche per i fornitori i vantaggi sono rilevanti in termini di efficienza: minori errori nella digitazione, minori disallineamenti, minori problemi con i pagamenti e minori contestazioni. Cambiano i tempi e le tecnologie ci pongono di fronte a un superamento del rapporto fornitore-distributore di tipo muscolare e consentono un approccio più collaborativo sia tra noi distributori, sia con i fornitori stessi. Al di là dei possibili problemi di avvio sono convinto che con i retailer già coinvolti e un primo gruppo di fornitori si innescherà un circuito virtuoso e l'effetto volano che tutti auspichiamo».
Dal canto suo Salvatore Lippo, responsabile progetti anagrafiche di Carrefour rileva come il catalogo elettronico sia uno strumento che serve a migliorare ulteriormente il percorso dei prodotti per apportare benefici al consumatore: «Puntiamo alla qualità delle informazioni per ottimizzarne il flusso attraverso tutti i passaggi della catena del valore dal fornitore agli acquisti, al back-office fino alla logistica e al punto vendita per arrivare al cliente finale che mette il prodotto nel carrello».
Del resto, come ha notato Giuliani, la storia si ripete. Quando è stato introdotto, il codice a barre Ean era visto come un problema, poi è stato un normale strumento di lavoro, infine è diventato indispensabile. Lo stesso sarà con il catalogo elettronico. C'è da scommetterci.
A cura di Fabrizio Gomarasca