prezzi

02. Le materie prime

La crescita dei prezzi delle commodity è proseguita durante tutto il 2007; i massimi storici sono in aggiornamento da due anni ormai e le previsioni indicano un aumento, seppur più contenuto, anche per il 2008.
Il fenomeno è più che percepito dalle imprese appartenenti al mondo industriale e della distribuzione: oltre il 70% dei rispondenti, in tutti i settori esaminati, ha dichiarato di aver avvertito in maniera rilevante un aumento dei prezzi delle materie prime o dei prodotti acquistati. Gli aumenti dichiarati poi sono scalati in funzione del posizionamento nella filiera produttiva: maggiori a monte, minori a valle. Conseguentemente, ogni attore non trasmette per intero gli aumenti subiti ma ne trattiene una parte internamente.
Le aspettative relative al momento di tensione sui mercati indicano che la maggior parte degli intervistati (dal 73.8% del largo consumo al 88% della GDO) è convinta che il fenomeno sia di natura strutturale e non transitorio. Vedono inoltre nei fattori internazionali la principale causa dei rincari dei prodotti, anche se, nell’industria e nel commercio all’ingrosso, il 30% dei rispondenti attribuisce gli aumenti a fattori interni di funzionamento dei mercati. Si tratta, quindi, per gli associati Indicod-Ecr, di un fenomeno strutturale di natura internazionale.

Ma come le imprese reagiscono a tali cambiamenti e cosa chiedono alle istituzioni?
La riduzione dei margini o l’aumento dei prezzi di vendita rappresentano le scelte più comuni, si tratta di risposte di breve periodo che vengono generalmente associate ad altre strategie più di lungo termine, mirate al recupero di efficienza o alla ricerca di nuovi fornitori e mercati.
Il 30%, circa, degli intervistati cerca nuovi fornitori, mentre il 25% cerca di aumentare l’efficienza, diminuendo gli altri costi o, in misura minore, aumentando la produttività. Il 20% si accorda con i fornitori, dividendo il rischio.
In misura minore sono perseguite politiche di investimento volte ad aumentare l’efficienza.
Da sottolineare come sia risibile la quota di imprese che ricorre a strumenti finanziari di copertura del rischio; non è dato sapere se ciò è dovuto ad una scarsa propensione o piuttosto alla mancanza di prodotti adeguati.
Sul fronte degli interventi di politica economica desiderati dagli associati per contrastare l’aumento dei prezzi al consumo, derivante dall’aumento dei costi delle materie prime, emerge la richiesta di una diminuzione della pressione fiscale (Tabella 1 – Interventi di politica). In sostanza si delinea una domanda di riforme strutturali che aumentino il grado di competitività delle imprese italiane; tali riforme, secondo gli associati, porterebbero benefici anche in termini di trasmissione degli aumenti di prezzo lungo la filiera.
Tra le soluzioni ipotizzate, la vigilanza sui prezzi occupa il secondo posto per industria e commercio, mentre è un argomento soltanto marginale per la GDO. Tale richiesta va letta congiuntamente anche alla domanda di provvedimenti che mirano ad aumentare la trasparenza dei mercati. Si chiedono più controlli sui prezzi e maggiore trasparenza; si ritiene, evidentemente, che l’aumentata informazione e la pressione sui mercati, contribuirebbero a contrastare gli aumenti dei prezzi all’interno della filiera. Tale assunzione è confermata dal grado di accordo su alcune affermazioni riportate nella Tabella 2 - Percezioni sulle materie prime; la quasi totalità dei rispondenti è convinta che ci siano settori e/o imprese che speculano sugli aumenti delle materie prime.
Sia il largo consumo che la GDO vedono negli accordi per rendere la filiera più efficiente un utile strumento per calmierare i prezzi.
Infine, un’alta percentuale di rispondenti sostiene che i prezzi dovrebbero essere regolati solo dalle leggi di mercato. Tali risposte appaiono in contraddizione con quelle emerse precedentemente; se deve essere il mercato a fissare i prezzi, difficilmente il Governo può intervenire direttamente in tale ambito. Ma funzioni di vigilanza e di controllo non sono in antitesi con le leggi del mercato, qualora servano a farlo funzionare meglio; come è dimostrato dall’esistenza di autorità indipendenti, quale - ad esempio - quella preposta alla tutela della concorrenza e del mercato. Eventuali provvedimenti potrebbero essere presi solo in presenza di abuso di posizione dominante o di pratiche restrittive della concorrenza.

Nota.
Sondaggio commissionato da Indicod-Ecr, eseguito sul territorio nazionale dalla società Iper-Media s.r.l di Milano, dal 20 novembre 2007 al 15 dicembre 2007 tramite interviste on-line sulla base associativa di Indicod-Ecr che dispone di indirizzo di posta elettronica. L’universo di riferimento è rappresentato dalle imprese italiane appartenenti ai settori della manifattura e del commercio all’ingrosso. Dai 1379 rispondenti sono stati selezionati, secondo criteri stabiliti a priori, i 999 casi facenti parte del campione. Campione post-stratificato per settore di appartenenza, area geografica e dimensione d’impresa (fatturato). Ai sensi dell’art. 3 della delibera n. 153/02 CSP dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni il documento completo riguardante il sondaggio è reso disponibile dalla società realizzatrice all’interno del sito http://www.agcom.it.
I dati invece relativi alla grande distribuzione non hanno la pretesa di rappresentare l’universo.

Per informazioni: studiericerche@indicod-ecr.it