distribuzione

02. Gli esiti della ricerca

Elementi per il governo delle polarità interregionali

I risultati della ricerca evidenziano gli aspetti salienti della dinamica insediativa delle grandi strutture commerciali in atto nelle tre regioni, consentendo di individuare caratteri insediativi comuni e specificità locali di tale processo. Si riportano di seguito alcuni degli esiti raggiunti con questa prima ricognizione e interpretazione.

Una prima questione riguarda la concentrazione della dinamica espansiva delle grandi superfici commerciali in alcuni ambiti territoriali di insediamento, collocati prevalentemente attorno alle principali direttrici e ai nodi di interscambio della viabilità sovraregionale, a conferma del ruolo giocato dal livello di accessibilità quale parametro discriminante di localizzazione, unito alla dimensione complessiva degli aggregati di offerta commerciale che costituiscono una “polarità”.
Una seconda questione riguarda il livello di integrazione funzionale che emerge quale carattere comune a gran parte delle polarità interregionali individuate, a conferma dell’evoluzione in atto nella dinamica insediativa dei nuovi formati di offerta commerciale che non si collocano più soltanto nell’ambito del settore della grande distribuzione commerciale o del commercio di prossimità, ma investono anche i settori del terziario, del turismo, della residenza, dei servizi per il tempo libero.

Così come emergono dalle elaborazioni cartografiche effettuate, tali condizioni evidenziano l’emergere di una nuova logica insediativa che accomuna le polarità di offerta commerciale di rango interregionale presenti nelle tre regioni evidenziando, oltre agli ormai noti criteri che contraddistinguono le economie di localizzazione e di agglomerazione dei grandi formati commerciali (accessibilità e ampiezza del bacino gravitazionale, presenza di servizi accessori comuni), nuovi ‘fattori’ quali, appunto, l’integrazione funzionale e l’accessibilità di livello nazionale e persino internazionale.
In particolare, il criterio di localizzazione che ha guidato nella ricerca il processo di definizione delle polarità interregionali è costituito dal bacino di gravitazione che rappresenta la condizione necessaria sia per la selezione, sia per la definizione di diverse tipologie di polarità.

Emerge la presenza di tre condizioni che identificano polarità interregionali di differente natura, dove il bacino di gravitazione, unito agli altri fattori insediativi – dimensione, accessibilità, integrazione funzionale – gioca un ruolo fondamentale:

  1. Bacino di gravitazione di piccole dimensioni ma di rilievo sovraregionale (30 min) – in questo caso l’agglomerazione di formati commerciali è localizzata in un comune adiacente al confine regionale. Qui il “bacino” si rafforza per la combinazione con uno o più fattori insediativi, che sono: accessibilità sovraregionale, integrazione funzionale, dimensione.
  2. Bacino di gravitazione di scala nazionale e internazionale – supera perciò il livello sovraregionale ed è caratterizzato dalla prossimità ad un aeroporto.
  3. Bacino di gravitazione la cui ampiezza supera i confini regionali (60-90 min) – caratterizzato dalla stretta integrazione con uno o più dei seguenti fattori insediativi: integrazione funzionale, accessibilità interregionale, dimensione.

Come è stato evidenziato dagli approfondimenti effettuati su alcune delle polarità individuate, la gestione delle esternalità territoriali, di tipo diretto e indiretto, non può essere unicamente rinviata ad azioni di mera mitigazione e/o compensazione, ma anche ad un insieme di azioni locali di pianificazione capaci di valorizzare, ove presenti, le ricadute positive in termini di nuove opportunità per lo sviluppo locale.
A prescindere dalle specificità insediative di ogni polarità individuata, appare evidente la rilevanza, per ciascuna delle tre tipologie, di un approccio di programmazione che sia integrato a un duplice livello d’azione:

  • a livello interregionale, tramite l’elaborazione di indirizzi strategici comuni alle tre Regioni, seppur differenziati per “tipologia” di polarità
  • a livello intraregionale, tramite una maggiore integrazione della programmazione commerciale con le politiche “interne” agli altri settori di intervento di ciascuna Regione – in particolare quelli della pianificazione del territorio e dei trasporti, visto che la maggior parte dei poli commerciali interregionali si concentra sulle principali direttrici, coincidenti, spesso, con la viabilità ad alta percorrenza.

Emerge dunque dalla ricerca come, per ciascuna polarità, sia importante non solo il livello di integrazione funzionale interno a ciascun insediamento, ma anche il grado di integrazione con il sistema territoriale nel suo complesso: è questa duplice integrazione che deve essere perseguita nel tentativo di governare, alla scala “regionale/locale” di programmazione, gli intensi processi di ri-funzionalizzazione insediativa innescati dalle polarità realizzate ed emersi nel corso della recente dinamica.
In tale logica, la ricerca propone uno schema aperto di lettura delle polarità che, a partire dalle dinamiche in atto possa rappresentare la base per definire nuovi indirizzi di programmazione e pianificazione, relativamente sia al livello di integrazione interna (tra offerta esistente e in programma in ciascuna polarità) sia al livello di integrazione territoriale (non solo perciò in relazione ad altri format e relative capacità di attrazione, ma in termini di interazione con altre funzioni insediate e programmate nel sistema territoriale di ciascuna polarità).

L’impatto economico delle polarità interregionali

L’impatto economico delle polarità è stato affrontato attraverso due passaggi: l’analisi del rapporto economico-territoriale tra forme distributive e lo studio della concentrazione dell’offerta distributiva.
La valutazione dell’impatto economico di una polarità commerciale si fonda sul confronto tra i consumi dei residenti e il giro d’affari della rete al dettaglio dei punti vendita localizzato nel bacino di attrazione. Tale confronto non è attualmente supportato in modo adeguato dalla tipologia di informazioni rilevate dagli Osservatori regionali del commercio. La soluzione ottimale può scaturire solo da un coordinamento tra le Regioni con la definizione di standard circa la struttura delle banche dati. In particolare, le aree di intervento più critiche sono le seguenti:
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  • ripartizione della superficie di vendita complessiva in alimentare e non alimentare per gli esercizi misti;
  • modalità di contabilizzazione della superficie di vendita di realtà commerciali che prevedono la coesistenza di grandi strutture e/o medie strutture e/o esercizi di vicinato (es. factory outlet center), in modo che sia possibile ricondurre ciascun punto vendita alla polarità di appartenenza nel caso di diverse autorizzazioni commerciali;
  • rilevazione puntuale dei settori merceologici per i punti vendita non alimentari;
  • raccolta di informazioni puntuali per forma organizzativa, azienda, insegna e forma distributiva.

L’analisi delle polarità indagate evidenza modelli distributivi specifici per ciascuna regione, ricordando che i dati relativi all’offerta commerciale si riferiscono unicamente a Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte. Ciascun modello deriva da:
­ numero di comuni ricadenti nel bacino (estensione assoluta del bacino);
­ ripartizione dei comuni ricadenti nel bacino per regione (estensione relativa del bacino);
­ incidenza dei comuni di ciascuna regione ricadenti nel bacino sul totale della rispettiva regione;
­ congruenza della struttura commerciale di ciascuna partizione regionale del bacino rispetto alla quella complessiva della rispettiva regione (modello regionale).

In sintesi, per quanto attiene i modelli distributivi di ciascun regione, l’Emilia Romagna vede nel comparto alimentare un ruolo prevalente in media ponderata degli esercizi di vicinato e della media struttura. Nel comparto non alimentare la marginalità della grande struttura si rafforza, mentre cresce il peso del vicinato che concentra oltre il 50% del giro d’affari regionale. Il modello distributivo opposto è quello della Lombardia: nell’alimentare emerge il ruolo centrale della grande e media struttura con un peso quasi allineato, mentre nel non alimentare la grande struttura continua a concentrare una quota elevata del fatturato regionale avvicinandosi agli esercizi di vicinato. Il Piemonte presenta un modello distributivo intermedio anche se maggiormente affine a quello emiliano romagnolo. Rispetto a quest’ultimo vede rafforzata l’incidenza della grande struttura sia nel comparto alimentare che non alimentare.
(Fig. 2 - Modelli distributivi regionali)

* “La valutazione dell'impatto territoriale delle grandi polarità commerciali: factory outlet centre, multiplex, parchi commerciali. Un approccio interregionale” - Programma di ricerca interuniversitario:

  • URB&COM - Laboratorio Urbanistica e Commercio - Politecnico di Milano
    Gruppo di lavoro: Corinna Morandi, Luca Tamini, Giorgio Limonta
  • Dipartimento Interateneo Territorio - Politecnico di Torino e Università di Torino
    Gruppo di lavoro: Grazia Brunetta, Carlo Rega, Luca Staricco
  • Dipartimento di Economia - Facoltà di Economia - Università degli Studi di Parma
    Gruppo di lavoro: Gianpiero Lugli, Beatrice Luceri, Sabrina Latusi