19 febbraio 2007

La continuità nella presenza dei prodotti a scaffale è una variabile critica sia per il retailer che per il manufacturer. ACNielsen stima l’impatto dell’Out Of Stock (OOS) in 17 miliardi di euro di minori acquisti a livello europeo, di cui circa 1,5 solo per l’Italia.
Nella figura si evidenziano gli impatti dell’out of stock sia sui manufacturer che sui retailer.
Impatti che non si limitano alla perdita di opportunità di vendita nell’immediato, ma che si estendono alla fedeltà di marca e di punto vendita.
In siffatto contesto ACNielsen, concordemente al mondo dei manufacturer e dei retailer, ha sviluppato nuovi tool espressamente dedicati all’OOS. Le metodologie sviluppate lavorano con dati settimanali a livello di singolo punto vendita e di singolo codice di vendita.
Grazie a questi modelli è possibile identificare i livelli di OOS sulle singole referenze e, per livelli di aggregazione successiva, le marche, le categorie ed i punti vendita che maggiormente vengono colpiti dall’OOS.
Alcuni studi condotti hanno evidenziato una elevata concentrazione del fenomeno OOS su una numerica di punti vendita limitata ma con impatti sui volumi molto importanti.
Grazie a queste evidenze è stato possibile predisporre una forte attività concentrata solo sui quei punti vendita maggiormente colpiti dal fenomeno, riuscendo a generare ritorni positivi sia per la marca che per il punto vendita.
L’analisi è in grado inoltre di fornire informazioni utili riguardo al range di referenze presenti a scaffale di una singola marca ed al confronto tra punto vendita e punto vendita.
Fino a ieri l’OOS era vissuto da retailer e manufacturer come una malattia, difficile da curare, contro la quale non vi erano antidoti efficaci ma che poteva arrecare danni anche considerevoli.
Oggi, grazie agli sforzi condotti negli ultimi anni da tutti gli attori coinvolti (retailer, produttori, ACNielsen) è stata trovata la cura e forse l’OOS comincia a fare un po’ meno paura di prima.
(ACNielsen Analytic Consulting)