Infrastrutture: i limiti del sistema Italia
l'opinione di
In un sistema economico complesso e interdipendente come il mercato europeo anche la qualità infrastrutturale di un paese fa la differenza sul piano competitivo. Autostrade, valichi, trafori, linee ferroviarie, hub aeroportuali, poli logistici integrati sono elementi base per garantire alle imprese una movimentazione efficiente delle merci e quindi per attrarre investitori. In Italia, però, la situazione non è delle più rosee.
L’arretratezza della nostra rete viaria ha raggiunto punte allarmanti. Il trasporto su gomma, che oggi assorbe l’86,3% delle merci (le ferrovie non arrivano al 10%), negli ultimi 20 anni ha incrementato del 40% la sua capacità di movimentazione, ma il sistema viario nazionale è sostanzialmente rimasto lo stesso di 30 anni fa. Opere come il secondo tunnel del Frejus, l’allargamento dell’autostrada del Brennero, il potenziamento delle tangenziali di Milano e Mestre, le varianti di valico tra Bologna e Firenze sono indispensabili. «Per reggere la concorrenza abbiamo bisogno di investimenti importanti», afferma Giovanni Leonida, direttore del centro studi Confetra, «Un incidente stradale può mettere in crisi l’intero sistema».
Anche nel settore aeroportuale l’Italia non brilla. Il primo aeroporto di riferimento per le merci italiane si trova a Francoforte, il secondo ad Amsterdam. E il Cargo City di Malpensa (Mi)? Avrebbe dovuto giocare un ruolo chiave, ma con i suoi 40mila mq disponibili, contro i 250mila previsti, è ancora troppo piccolo per soddisfare le esigenze di una domanda che si fa sempre più ampia, articolata ed esigente.