La (sostenibilissima) leggerezza dei dati
Dagli osservatori di GS1 Italy a un’articolata riflessione sul presente e sul futuro dell’analisi dei dati: nell’intervista doppia a Samanta Correale e Mauro Salerno del team Research & communication GS1 Italy
Iniziamo con i dati di base: presentatevi!
Samanta Correale (S): Ciao, sono Samanta Correale, ormai una di quelle “anziane” del team.
Mauro Salerno (M): Ciao a tutti, sono Mauro Salerno e sono arrivato da quasi due anni nella famiglia di quelli del codice a barre (e non solo).
Di cosa vi occupate in GS1 Italy?
S: Di studi e ricerche, marketing, business intelligence… insomma tutto quello che gira intorno ai dati.
M: Cerco di dare un significato, un valore e un’anima ai numeri che riguardano la nostra associazione, i nostri servizi e, più in senso ampio, a tutta la business community del largo consumo.
Voi siete una squadra: qual è secondo Samanta il superpotere di Mauro e secondo Mauro quello di Samanta?
S: La calma! Sembra sempre che sia seduto sulla riva del fiume ad attendere che passi il cadavere del suo nemico…
M: Per fortuna, nei lunghi momenti di attesa in riva al fiume, ci sono l’entusiasmo e l’energia di Samanta. Mi sorprendo spesso di come, pur avendo una lunga carriera, abbia ancora un entusiasmo “fanciullesco” nel vedere grafici, tabelle e numeri che spiegano una storia.
Che cos’è un osservatorio, nell’accezione di GS1 Italy? Quanti ne esistono? Perché sono importanti?
S: Gli osservatori sono chiamati così perché sono nati per essere una lente di ingrandimento per osservare da vicino quei mondi che interessano alla business community di GS1 Italy. Ne esistono, al momento, tre (l’Osservatorio Immagino, l’Osservatorio Non Food e l’Osservatorio IdentiPack, ndr) ma sono destinati ad aumentare negli anni e a subire mutamenti e ibridazioni, per via dei contenuti e delle partnership tra i diversi attori che produrranno dati e informazioni. Alcuni sopravvivono al tempo e altri nuovi arriveranno. Gli osservatori sono importanti perché hanno un punto di vista neutrale, super partes, che osserva con occhio critico e proattivo scenari e tendenze di interesse per le imprese che lavorano con noi e quindi per tutta GS1 Italy. A volte sono talmente trasversali che solo un’entità terza come un’associazione come GS1 Italy poteva pensare di realizzarli.
M: Sottoscrivo ogni parola di Samanta. I nostri osservatori identificano scenari e tendenze di mercato in modo innovativo e sono una bussola a cui le aziende del largo consumo possono affidarsi per decidere quale direzione prendere.
Qual è stato il primo osservatorio con cui avete avuto a che fare? E qual è quello che vi dà più soddisfazione?
S: L’Osservatorio Non food, che è ormai arrivato alla ventesima edizione, e l’Osservatorio Economico (uno studio che in passato rilevava il sentiment delle imprese utenti, ndr), che invece è stato interrotto nel 2013. Quello che oggi mi dà maggiore soddisfazione probabilmente è Osservatorio Immagino, ma rimango molto affezionata all’Osservatorio Non Food che considero un “figlio adottivo” e in cui credo molto.
M: Osservatorio Immagino, che conosco da prima, da quando ancora lavoravo in NielsenIQ. È stato lui a farmi conoscere GS1 Italy nel 2017. Da allora è passata un po’ di acqua sotto i ponti e ho lavorato anche sull’Osservatorio Non Food e su IdentiPack, ma Osservatorio Immagino continua a essere quello che apprezzo di più per la sua capacità di lettura del mercato unica e innovativa.
Se doveste creare un nuovo osservatorio, su cosa puntereste? Quale ambito di ricerca oggi secondo voi merita più spazio?
S: Direi l’ambito tecnologico, in particolare quello che lega l’intelligenza artificiale agli standard GS1 e alle nostre soluzioni: qualcosa che sia di ispirazione per le nostre aziende utenti.
M: Sicuramente un approfondimento ancora più dettagliato della sostenibilità nel largo consumo. Ci lavoriamo già da anni con Osservatorio Immagino e IdentiPack, ma le complessità di questa sfida globale necessitano di un osservatorio nuovo che dia sempre più informazioni affidabili e complete alle aziende. Piccolo spoiler: ci abbiamo già fatto più di un pensiero. Stay tuned!
Come si è evoluta l’analisi dei dati? Quali sono gli strumenti che oggi sono indispensabili per il vostro lavoro?
S: Premesso che credo ancora che le capacità analitiche e soprattutto intuitive di un cervello umano addestrato e competente superino le capacità di una macchina nel comprendere le implicazioni del contesto di analisi e utilizzo di quei dati, oggi vedo un’evoluzione esponenziale nelle capacità analitiche e negli strumenti a disposizione grazie al mondo dell’intelligenza artificiale. La base di tutto però rimane il dato, che dev’essere disponibile e di qualità: per correre in Formula 1 bisogna che l’auto sia attrezzata di conseguenza.
M: La digitalizzazione ha portato più “fame” di dati da parte di aziende, istituzioni e persone. Per rispondere in modo efficace a questa domanda, direi che l’analisi dei dati si è via via concentrata sulla robustezza del dato e sulla velocità con cui esso diventa disponibile: in un mondo di improvvisi cambiamenti, anche analisi relative al mese precedente possono già essere obsolete. Oggi usiamo quotidianamente strumenti di business intelligence e data visualization come Tableau, e stiamo sperimentando anche i tool di intelligenza artificiale, ma il caro vecchio Excel non può mai mancare nel corso della giornata di lavoro.
E in futuro? Come vi immaginate l’evoluzione della data analysis?
S: Superato il tema della disponibilità di un dato aggiornato e di qualità, a quel punto la tecnologia consentirà di ridurre tempi ed errori, offrendo delle alternative di interpretazione molto superiori a quelle attuali. Anche le competenze di un bravo business and data analyst, quindi, dovranno evolversi per rimanere al passo per istruire correttamente la macchina e riconoscere quale alternativa di interpretazione dei dati ritenere più valida.
M: Potrebbe sembrare scontato, ma credo davvero che l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla business intelligence sia già - e sarà sempre di più - enorme e dirompente, soprattutto in termini di efficienza e capacità predittiva. Il nostro lavoro quindi dovrà comprendere sempre maggiori competenze da prompt manager per massimizzare l’efficacia delle risposte che gli strumenti di intelligenza artificiale possono fornire.
Quanto è importante prendere decisioni basate su dati concreti?
S: Lo era ieri, lo è oggi e sempre di più lo sarà domani. Cambiano i nomi, le persone e gli strumenti ma il concetto di base rimane invariato. Solo con consapevolezza e misurando i risultati possiamo capire come migliorare.
M: Direi che è imprescindibile. Non a caso i dati sono considerati il petrolio del XXI secolo. Bisogna però sempre fare attenzione: se si prendono decisioni basate su dati errati o incompleti c’è il rischio di farsi molto male.
C’è un dato che è emerso da un’analisi che avete fatto e che vi ha particolarmente stupito?
S: Un dato in particolare no, non mi viene in mente, però posso dire che ogni volta la magia si ripete: i dati parlano a chi li sa ascoltare e rivelano informazioni preziose che, questo sì, spesso sono sorprendenti.
M: Mi viene in mente la nuova analisi della sostenibilità di Osservatorio Immagino. Con il supporto scientifico della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, abbiamo scoperto che oltre 8 prodotti su 10 comunicano in etichetta claim, indicazioni e certificazioni legate alla sostenibilità. Un numero che mi ha stupito e che racconta della miriade di attributi che compongono un tema complesso come la sostenibilità.
Grazie!
In GS1 Italy Samanta Correale è senior business intelligence manager e Mauro Salerno è business intelligence specialist.
Sono stati intervistati da Francesco Fracassi.
Leggi anche la puntata precedente di questa serie: Non Amarcord ma Ritorno al futuro