01. La poli-crisi e i suoi effetti

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Argine all’inflazione, impulso al fatturato della filiera agroalimentare, occupazione e sostegno alla crescita. Le tante virtù della Marca del distributore sotto la lente alla recente edizione di Marca by Bologna Fiere, che non a caso ha aumentato gli espositori e i padiglioni e si presenta come la più importante manifestazione europea dedicata alla marca commerciale.

Dopo un anno caratterizzato dalla contrazione, è la fotografia della diciannovesima edizione del Rapporto Marca curato da Iri, la Marca del distributore riprende la sua marcia e guadagna ulteriori quote di mercato (+1,1 punti a 20,9%) con un fatturato che cresce a 13,1 miliardi di euro da 11,7 miliardi del 2021 (+12%).

È un dato ancora più significativo se si considera, come rileva il consueto position paper di The European House - Ambrosetti, che la spesa per consumi finali in beni alimentari e bevande delle famiglie italiane (esclusa la ristorazione) è praticamente al palo da oltre dieci anni e che nell’ultimo anno l’inflazione ha determinato un allargamento della forbice tra vendite in valore (+6,3%) e in volume (-7,2%).

Figura1_MarcaBologna23.pngFigura 1 – I consumi alimentari 2010-2021 (miliardi di euro, prezzi costanti al netto dell’inflazione)Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Istat per Adm “L’Italia di oggi e domani: il ruolo sociale ed economico della Distribuzione moderna” 2023

Nel largo consumo l’inflazione, aggiunge il Rapporto Marca, se nel 2021 risultava in calo (-0,7%), nell’anno appena chiuso si attesta a +7,9% con una forte accelerazione negli ultimi mesi dell’anno: dicembre 2022 si chiude con un’inflazione del largo consumo confezionato in doppia cifra (+14,1%).

L’inflazione è uno degli elementi che accanto alla pandemia, e alla guerra determina quella che Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos, definisce poli-crisi e rende il contesto estremamente problematico, generando una vera inversione di rotta nel clima sociale rispetto alla fine del 2021, con il pessimismo tra i cittadini che prevale sull’ottimismo.

Le preoccupazioni principali sono per l'economia e l'occupazione (84%) e per il welfare e la protezione sociale (55%). A livello locale, assumono maggiore rilevanza la mobilità e l'ambiente (34% e 33% rispettivamente).

Figura2_MarcaBologna23.jpgFigura 2 – I problemi dell’ItaliaFonte: Ipsos “Il clima sociale in Italia – Marca” 2023 Base: totale casi | Valori %

«Anche se le preoccupazioni per il contagio non sono sparite – commenta Pagnoncelli – e riguardano il 19-20% della popolazione, è la dimensione dell’inflazione a preoccupare maggiormente. Già oggi il 65% dichiara di fare fatica a fare quadrare i conti e il 43% non può permettersi di acquistare ciò che vorrebbe, ma a preoccupare è il futuro: il 48% non ha più capacità di risparmio». Anche la guerra preoccupa più per le sue conseguenze economiche e umanitarie che per una sua possibile estensione.

Quindi per Pagnoncelli le tre componenti della poli-crisi fungono da acceleratori e cambiano la scala delle priorità:

  • Il Covid aumenta il senso di incertezza e precarietà, spinge a un’acquisizione forzata di esperienze e competenze tecnologiche (il lavoro a distanza diventa elemento di disuguaglianza) e acuisce la consapevolezza di valori come il tempo, gli affetti, l’ambiente, declinati però in un ambito di relazioni sociali ristrette, facendo venire meno quel senso di comunità che era cresciuto durante il lockdown.
  • L’inflazione genera un ridotto potere d’acquisto soprattutto nelle giovani generazioni, l’erosione dei risparmi in quelle superiori e in definitiva stimola un adattamento nei comportamenti d’acquisto e di consumo.
  • Il conflitto in Ucraina alimenta il senso di insicurezza e la consapevolezza della dipendenza energetica.

Come risultato si ha un allargamento della base della piramide sociale dove il dato più significativo è l’aumento delle classi sociali più povere con l’erosione del ceto medio (il 35% si ritiene ceto medio in caduta).

Figura3_MarcaBologna23.jpgFigura 3 – La piramide sociale del paese si allarga alla baseFonte: Ipsos “Il clima sociale in Italia – Marca” 2023

Il senso di incertezza nasce anche dallo stato di transizione permanente (digitale, energetica, ecologica, lavorativa, demografica) di cui non si vedono ancora gli approdi e genera così ansia. «Siamo in presenza di uno sfinimento emotivo – conclude il sociologo – che produce affaticamento più che rabbia o tensione sociale, una riallocazione delle priorità dei consumi più che austerità, un ribilanciamento tra quantità e qualità più che alla rinuncia, una socialità ristretta più che la socializzazione a tutti i costi. In definitiva è finita l’era delle previsioni basate su evoluzioni lineari, occorre tenersi pronti a governare l’incertezza e a cambiare rotta perché l’adattamento è il tratto distintivo del paese».

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