economia

Un’occasione

l'opinione di

Marco Cuppini

Voltarsi indietro di poche settimane, alla luce degli stravolgimenti che stiamo vivendo in questo periodo, ci fa vedere tutto sotto una luce decisamente diversa. Molte cose per cui ci si affannava, improvvisamente sembrano immensamente meno rilevanti. Problemi che sembravano preoccupanti, quasi vengono rimpianti in confronto con le ombre che gravano sul 2020.

Dal punto di vista economico la prospettiva di un calo del Pil del 6% e di quasi altrettanto per i consumi, rappresenta un incubo.

L’emergenza quotidiana ci ha fatto prendere in poche ore decisioni che in tempi normali avrebbero richiesto anni; in questo tempo veloce, prima ancora di esserne usciti, ci stiamo già interrogando su quali scenari ci attendono per il prossimo futuro. E già qui credo che l’atteggiamento giusto non debba essere di attesa, ma di volontà di costruirlo un futuro, analizzando quello che sta succedendo con i punti di debolezza messi a nudo da questo immenso stress test.

In queste settimane gli unici consumi che crescono sono i prodotti grocery e in parte i prodotti legati alle connessioni digitali. I consumi fuori casa, l’abbigliamento, i prodotti per lo sport, ecc. perdono tutta la parte veicolata dai negozi fisici. In molti casi vendite perse, difficilmente recuperabili.

Si assiste a spostamenti molto significativi fra i canali, fatti per scelta o per scelta forzata: i negozi di prossimità, le superette, i supermercati a scapito degli ipermercati – penalizzati da distanza e vincoli imposti dalle norme di sicurezza – e dei C&C che si trovano senza i loro clienti abituali. Altri canali, i mercati per esempio, si inventano risposte alle esigenze contingenti; un banco di frutta e verdura ha messo in pratica la famosa massima di Maometto e della montagna. Con l’impossibilità di aprire nei consueti mercati rionali, il negoziante ha raggiunto i suoi clienti con messaggi in whatsapp corredati di video in cui commenta i prodotti in assortimento con preziosi suggerimenti sulle novità, sui modi d’uso, sugli abbinamenti; uno stimolo agli acquisti d’impulso via telefonino!

Oggi la formula emergente è senza dubbio l’e-commerce, sia nella modalità della consegna a casa (tanto agognata) che del click & collect. Qui lo stress test ha mostrato quanto già si intravedeva prima della crisi: la crescita dell’online nel grocery dipende più dall’offerta che dalla domanda. Oggi la necessità ha fatto aumentare la penetrazione di questa formula anche presso fasce di clientela tradizionalmente più restie, come gli anziani. Il dopo crisi costringerà gli operatori ad accelerare sugli investimenti nell’on-line per rispondere ad un numero cresciuto e crescente di clienti. Nuovi magazzini dedicati, riconversioni di punti vendita in dark store, più mezzi per la distribuzione. Anche il personale che sta superando la prova dello smart working imposto dagli eventi, in futuro dovrà dimostrarsi all’altezza di lavorare in maniera sempre più flessibile, con un maggior uso di tecnologie e di dati. Anche i negozi fisici non saranno immuni da ripensamenti: il dibattito sui punti vendita senza cassiere (Amazon Go, per esempio), fatto salvo il loro ruolo che durante la crisi è andato ben oltre ad un mero aspetto funzionale, assume contorni nuovi. Lo stesso dicasi per il mobile payment.

Nell’ambito di quello che definisco il “backstage di fare la spesa”, la logistica sta evidenziando tutta l’importanza che troppe volte in passato è stata sottaciuta. La disponibilità dei prodotti sugli scaffali era da tempo data per scontata; oggi appare come il valore primario e indispensabile del processo distributivo. Passata la crisi occorrerà interrogarsi su diversi temi: la concentrazione in un unico centro distributivo è sempre la scelta migliore? La gestione delle consegne per slot di scarico è diventata una necessità ineludibile? L’automazione? La digitalizzazione dei processi? La visibilità degli stock? Le condizioni di lavoro degli autisti? L’intermodalità e un maggior utilizzo del treno?

Tanti temi, tante domande che assomigliano alla nuova agenda post Covid-19 per il settore del largo consumo.