02. Confronto cresciuto nel tempo
Intervista a Luigi Bordoni, presidente di Centromarca
Accanto al codice a barre si è rafforzato il tavolo di collaborazione fra gdo e industria.
Dalla diffusione di uno standard tecnico all’apertura di un tavolo e di uno spazio di confronto costante tra industria e distribuzione: anche questo rappresentano i 40 anni del codice a barre in Italia. Ne parliamo con Luigi Bordoni.
L’efficientamento ha portato a un confronto costante su temi d’attualità?
Sì, è un aspetto tipicamente italiano. Partendo da una esigenza comune a industria e distribuzione, il progetto del codice a barre ha richiesto che, come già avvenuto negli altri paesi, si costituisse un’organizzazione di categoria, Indicod, poi Indicod-Ecr e GS1 Italy. Una sede associativa e un luogo d’incontro dove industria e distribuzione possono confrontarsi e auspicabilmente portare avanti un’azione comune. La collaborazione è cresciuta con gli anni.
Un bilancio dell’operazione codice a barre?
Parliamo di uno standard fondamentalmente tecnico, del quale all’inizio non era facile immaginare gli effetti benefici, tutto sembrava un po’ futuribile, addirittura cervellotico.
C’era diffidenza da parte degli operatori?
Non diffidenze, piuttosto un’attenzione posta su problemi concreti, operativi, quali il codice sulle piccole confezioni o sulle merci di peso variabile. Una situazione analoga, seppure con le dovute differenze, l’ho ritrovata con l’Art.62 dove si sono evidenziate delle resistenze al cambiamento che hanno finito per enfatizzare aspetti di tipo operativo.
Il codice a barre partiva da una esigenza della gdo?
Sì, ma all’inizio il progetto venne gestito da chi poteva essere più scettico, ovvero Centromarca e Confcommercio (che pur accoglieva la grande distribuzione). Quindi dopo una fase iniziale più lenta, il decollo dell’operazione è avvenuto quando si è creata una organizzazione nella quale sono entrate anche le organizzazioni della distribuzione moderna, all’epoca Fai e Federcom.