02. Alla ricerca dell'efficienza
Per affrontare la questione occorre però fare un passo indietro e analizzare gli aspetti macro che influenzano poi i consumi e le decisioni dei consumatori. Lo fa Luca Zanderighi, partner di Trade Lab analizzando le dinamiche dell'economia: «Vi sono alcuni punti ormai chiari: la dinamica dei tassi di interesse a lungo termine mostrano che l'incertezza economica rimane elevata. Anche se la ripresa mondiale si sta consolidando, soprattutto nelle economie emergenti, i tassi di disoccupazione continuano a essere elevati e i prezzi delle materie prime sono in forte risalita (il petrolio è ormai a quota 100 $ al barile, i prodotti alimentari e quelli agricoli, così come i minerali e i metalli sono in rapida crescita).
Nel breve termine, mentre gli Stati Uniti hanno raggiunto il livello pre-crisi, Francia e Germania si stanno avvicinando e l'Europa a 27 segue a ruota, l'Italia è ferma o avanza molto lentamente: il Pil cresce di circa l'1% all'anno, grazie soprattutto alle esportazioni. Ampliando l'orizzonte temporale al medio-lungo periodo» prosegue Zanderighi «ci troviamo di fronte a scelte obbligate in materia di finanza pubblica, al punto che il Censis sostiene che se si ipotizza una crescita annua del Pil dell'1% costante per i prossimi dieci anni e si fissa un obiettivo di riduzione del rapporto debito pubblico/Pil sotto la soglia psicologica del 100%, occorre perseguire una diminuzione del debito dello 0,7% all'anno, pari a un accantonamento di risorse per circa 12 miliardi di euro l'anno. Altro fattore da considerare in uno scenario di medio-lungo è il reddito disponibile e la dinamica dei consumi delle famiglie, tornato al livello del 1995 ma con previsioni di stabilità nel periodo 2011-2015 (+0,4% per abitante e +0,1% per le famiglie)». Annotazione interessante quest'ultima perché negli ultimi tre anni è aumentato il numero degli abitanti, arrivati a 60 milioni, ed è cresciuto di 500 mila unità quello delle famiglie, ma non c'è stato alcun impatto positivo sui consumi. Le uniche ad essere aumentate e destinate a crescere sono le spese obbligate (affitti, utilities) arrivate ormai al 40% dei consumi complessivi, con relativa compressione delle spese per i beni e i servizi commerciabili.
Lo conferma la dinamica dei consumi dal 2006 al 2010: quelli Non Food nel 2010 non hanno ancora raggiunto a valori correnti il livello del 2006 (98,1 secondo l'Osservatorio Non Food), mentre quelli totali sono cresciuti del 6% , sempre rispetto al 2006. Dal 2009 al 2010, secondo l'Istat, i consumi non alimentari sono aumentati del 5%, ma quelli considerati dall'Osservatorio solo dell'1,8% portandosi a 106.687 milioni di euro. Le quote di mercato della distribuzione moderna sono variabili, passando dal 23,9% del mobile-arredamento al 73,3% dell'elettronica di consumo e al 78,4% dei piccoli elettrodomestici, passando dal 69,6% dell'edutainment e al 44% degli articoli per lo sport, per citarne alcuni.
Due i fenomeni da annotare: la crescita dei nuovi canali Internet e mobile, il cui trend ha subito un'impennata nell'anno considerato, in particolare per gli elettrodomestici bianchi (+39,6%) e per i piccoli elettrodomestici (+32,3%).
Le grandi superfici alimentari (gli iper e i supermercati, come si vedrà in seguito) tra il 2008 e il 2010 hanno registrato un trend negativo in tutto il comparto Non Food, con l'eccezione degli elettrodomestici bruni (effetto digitale terrestre e switch off), nei casalinghi, nei farmaci da banco, nell'edutainment e nella cancelleria, settori tradizionali, verrebbe da dire, se si esclude quello relativamente nuovo dei farmaci da banco. Diverso il comportamento delle Gss, che nel triennio di crisi 2008-2010 hanno incrementato le quote di mercato nelle varie merceologie con l'eccezione del multimedia storage.
«Tutto questo avviene» sottolinea Zanderighi «in un mercato che non cresce. Anche per le Gss nell'ultimo anno non si è registrato un aumento generalizzato dei punti vendita, ma piuttosto si assiste a una razionalizzazione della rete a livello di localizzazione, nel senso che alcuni comparti crescono considerevolmente in qualche area del Paese, meno o addirittura si riducono in altre. In generale la politica di rete della distribuzione moderna Non Food è orientata a una crescita selettiva anche per quanto riguarda i contenitori di vendita. Se incrociamo i dati delle agglomerazioni (urbana-centro, centro commerciale, parco commerciale) con le merceologie presenti, si ricava una mappa molto variabile che consente di individuare i trend nel triennio considerato. La conclusione è che le catene stanno ponendo la massima attenzione all'efficienza della rete».