supply chain

Fine lavori 2010 per l'albero delle categorie Non Food

Ancora poco più di un anno di lavoro ed è fatta. La definizione dell’albero delle categorie Non Food di Indicod-Ecr sta procedendo secondo il piano stabilito nel 2007, quando le imprese della distribuzione moderna, dopo aver messo a punto e sperimentato l’utilità dell’albero delle categorie del Grocery non hanno voluto lasciare il lavoro a metà hanno deciso di lavorare anche sul non alimentare. In particolare la crescente importanza dei reparti Non Food nelle grandi superfici imponeva di fare ordine nelle codifiche, di definire un linguaggio comune e condiviso tra industria e distribuzione che permettesse di avere una visione comune e coerente delle merceologie e di confrontarsi su dati certi.
Questi i settori coinvolti:

  • elettronica ed elettrodomestici
  • cartoleria
  • casalinghi
  • abbigliamento
  • tessili e calzature
  • bricolage
  • arredamento
  • giochi e puericoltura
  • sport e campeggio
  • servizi

«Sotto la denominazione “servizi” - spiega Elena Lia, che ha coordinato per Indicod-Ecr il gruppo di lavoro - pensiamo di inserire tutti quelle attività consolidate e nuove per la gdo, come le ricariche telefoniche, il pagamento delle bollette, le assicurazioni. Ma sarà l’ultima categoria che prenderemo in considerazione. A oggi il lavoro di definizione si può ritenere concluso per elettronica, elettrodomestici, casalinghi e cartoleria. Ora stiamo passando, per queste categorie, alla fase di compilazione delle schede, ma l’obiettivo di terminare il lavoro per il 2010 può essere tranquillamente confermato».

Un importante risultato però è stato già raggiunto. Il tavolo di lavoro, al quale hanno partecipato anche gli Istituti di ricerca, ha permesso di aprire un dialogo trasparente tra i distributori e aziende che mai avevano adottato le pratiche Ecr.
Maria Elena Rivola, responsabile marketing information di Conad, una “veterana” di questo lavoro, avendo partecipato alla definizione delle categorie Grocery, su questo punto è molto chiara: «Da parte di ogni produttore abituato alla propria codifica non ci sono state difficoltà a mettersi in gioco e a cercare una strada condivisa. C’è stata da parte di tutti la disponibilità a capire mondi diversi, a spiegare e a condividere gli aspetti tecnici per mettere tutti in condizione di lavorare al meglio. Certo, ci sono settori più critici dove è maggiore la frammentazione produttiva e distributiva, ma nell’insieme il messaggio della necessità di condividere le informazioni è stato ampiamente recepito».

Lo conferma Davide Coppola, responsabile della supply chain di Sony Italia, che dice: «Per le aziende dell’elettronica di consumo come la nostra è stata un’esperienza importante, che ha aperto un fronte nuovo nei rapporti con la distribuzione, consentendoci di affrontare problematiche fino ad ora sottovalutate, con la massima apertura al confronto. Un altro fatto positivo è stato che nel mettere a punto le categorie, siamo riusciti, insieme agli altri produttori, a individuare delle definizioni che riguardano apparecchiature e tecnologie che sono ancora all’inizio del loro ciclo di vita o che saranno introdotte a breve, gettando le basi per una struttura viva e dinamica».

L’albero delle categorie però sarà messo alla prova dopo, con la disponibilità da parte delle imprese ad adottarlo. Anche perché la sua adozione porterà ulteriori vantaggi all’implementazione del Catalogo elettronico da parte delle aziende. Nell’anagrafica di prodotto infatti compare sempre la categoria GPC, la versione standard internazionale di classificazione adottata da GS1 e utilizzata nello scambio di informazioni nel Catalogo elettronico.

Tra poco la palla passerà alle aziende, che per adottare la classificazione dell’albero delle categorie dovranno cambiare i codici dei prodotti. E questa sarà la prova del fuoco per un passo ulteriore verso il miglioramento dell’efficienza complessiva del sistema distributivo italiano.

A cura di Fabrizio Gomarasca