economia

02. Le materie prime

La situazione di forti tensioni nei mercati delle materie prime ha continuato a caratterizzare la prima parte del 2008.
Segnali di rallentamento sono emersi all’inizio del terzo trimestre, soprattutto per i mercati del petrolio e dei cereali, anche se elementi di incertezza continuano a interessare molti dei mercati delle commodity.

Gli associati Indicod-Ecr continuano a segnalare una crescita sostenuta dei prezzi di acquisto delle materie prime e dei prodotti. L’industria ha registrato negli ultimi 6 mesi aumenti medi dell’8%, con il comparto del largo consumo che ha fronteggiato aumenti oltre l’11%. L’aumento medio per il commercio all’ingrosso è stato del 6% e quello della grande distribuzione del 4%.

S tratta di aumenti sostanzialmente in linea con quelli rilevati nella scorsa edizione ma è opportuno sottolineare che si tratta comunque di aumenti consistenti: cumulando i due tassi semestrali, si ottengono tassi annuali intorno al 29.6% per l’industria del largo consumo, di circa il 16% per il totale industria manifatturiera, del 12.5% per il commercio all’ingrosso e del 7.2% per la grande distribuzione.

I comparti caratterizzati da maggiori tensioni sono stati il petrolio e i prodotti energetici. Si tratta di aumenti segnalati da tutti i settori e che per loro natura interessano direttamente o indirettamente tutti gli attori della filiera. Oltre a queste, l’industria segnala le materie plastiche; per il largo consumo e la grande distribuzione, invece, i rincari maggiori risultano concentrati sui prodotti legati ai cereali (farine, pasta, pane), ai latticini e alla frutta e verdura.

Per il prossimo futuro, gli associati si aspettano un rallentamento nella crescita dei prezzi di acquisto; per i prossimi sei mesi la variazione media attesa si attesta per tutti i settori intorno al 4%. Sembra quindi che gli imprenditori credano che la corsa delle materie prime possa rallentare.
È importante mettere in evidenza la rilevanza che l’impatto dei prezzi delle materie prime ha sul costo dei prodotti trasformati; un aumento dei costi di acquisto delle materie prime/prodotti del 10% fa lievitare il costo totale dei prodotti trasformati o intermediati di una percentuale che varia dal 5 al 6% (industria 4.6%, largo consumo 4.8%, commercio ingrosso 5.7%, GDO 6.2%). Seppure con le specificità legate alla tipologia di produzione e di intermediazione, questo dato illumina sulle pressioni dal lato dei costi che le imprese italiane hanno subito e stanno subendo su tutta la filiera a causa delle tensioni nei corsi delle materie prime.

Nonostante il dibattito sui media, è ormai diffusa la consapevolezza che l’aumento dei prezzi dei beni è frutto di un fattore esogeno al sistema italiano (mercati internazionali); una percentuale che varia dal 66% dell’industria all’85% della grande distribuzione sostiene di ritenere molto o abbastanza giustificati gli aumenti di prezzo dei propri fornitori.

Circa la metà degli intervistati sostiene di aver intrapreso, o di stare per intraprendere, azioni di medio/lungo periodo per ridurre l’impatto degli aumenti di prezzo a monte. In primo luogo si ricercano nuovi fornitori o in alternativa si cercano accordi di lungo periodo; in secondo luogo si avviano programmi di recupero di produttività e di razionalizzazione. Quasi il 10% dell’industria e il 6% del commercio ha intenzione di delocalizzare. Più in generale c’è una leggera preponderanza, soprattutto per le aziende del commercio, a ricorrere ad azioni/strategie rivolte verso l’esterno (ricerca nuovi fornitori, diverse condizioni di mercato) più che a programmi di efficientamento interni.

Ai sensi dell’art. 3 della delibera n. 153/02 CSP dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è possibile trovare il documento completo riguardante l’ultimo sondaggio (Osservatorio VII ediz) all’interno del sito http://www.agcom.it