La filiera alimentare sostenibile
l'opinione di
Scopri al Green Retail Lab come le etichette dei prodotti aiutano la sostenibilità
Tra le priorità dell’agenda 2019-2025 della Commissione europea spiccano in particolar modo due temi: il Green Deal e il Digital Deal, fra loro fortemente interrelati.
I punti di contatto con l’agenda di GS1 Italy sono diversi. Tra gli altri ricordiamo i progetti per un impatto ambientale neutro o positivo della filiera alimentare, la lotta allo spreco alimentare e alle frodi alimentari, un’etichettatura nutrizionale, un’etichettatura relativa al benessere degli animali e un’etichettatura di sostenibilità.
Sul fronte del ruolo che in questo processo gioca GS1, è significativo quanto sottolineato da Ilias Iakovidis, Adviser della direzione generale Connect della Commissione europea:
- La strategia consiste nell’interconnettere tutti i dati rilevanti per l’economia circolare: i dati sui prodotti, sulla protezione dell’ambiente, per la produzione.
- Per collegare e rendere leggibili i dati occorre usare degli standard.
- I dati non sono solo appannaggio del B2B, ma anche del B2C: occorre consentire ai consumatori di comprendere che cosa sia realmente sostenibile e cosa no, per dargli informazioni in maniera standardizzata che consentano scelte consapevoli.
Le etichette sono ormai diventate un vero e proprio canale di comunicazione delle aziende (industriali e distributive) per trasferire al consumatore informazioni e claim che raccontino le caratteristiche distintive dei prodotti.
Nel dinamico mondo delle etichette dei prodotti di largo consumo, l'area emergente di questi ultimi mesi è senza dubbio quella della sostenibilità. Sono sempre più numerosi i prodotti sulle cui etichette viene segnalato l'impegno delle aziende nel miglioramento del loro impatto ambientale lungo tutta la filiera. Il fenomeno riguarda sia l’offerta che la domanda; un maggior impegno da parte delle aziende a fronte di una crescente sensibilità da parte del consumatore.
L’Osservatorio Immagino conta oltre 26 mila i prodotti coinvolti (quasi il 22% del totale) che nel 2020 avevano realizzato oltre 10 miliardi di euro di giro d'affari (26,2% del totale), in crescita di +7,6% rispetto ai 12 mesi precedenti. Se è vero che oggi si compra non più solo in base alla disponibilità dei prodotti e alle preferenze di marca, ma anche in base alle informazioni presenti in etichetta, qui si giocherà una bella fetta della competizione. Anche su aspetti una volta considerati meno importanti come la riciclabilità delle confezioni; la marca del distributore indica la possibilità di riciclo su tre confezioni su quattro mentre i brand lo fanno nella metà dei casi.
L’attenzione al tema della sostenibilità si sposa con quello della circolarità in ogni fase del ciclo di vita dei prodotti: dal design, all’approvvigionamento, alla produzione, alla distribuzione, all’utilizzo, allo smaltimento e alla gestione dei rifiuti. L’informazione sulla riciclabilità veicolata attraverso le etichette è, infatti, in crescita. E l’informazione “paga”; nel corso del 2020 sono aumentate le vendite dei prodotti che comunicano la riciclabilità del pack, mentre, al contrario, il bilancio è stato negativo per chi non ha comunicato nulla. In un futuro prossimo l’attenzione del legislatore verso questi temi darà un’ulteriore spinta al fenomeno. La parola sostenibilità ha definitivamente trovato un posto stabile nelle strategie aziendali. Azioni concrete e misurabili eviteranno che il suo significato sia diluito o svuotato, ma anzi daranno una spinta per un suo ulteriore rafforzamento.
Marco Cuppini interverrà all’evento “Green Retail LAB. La filiera alimentare sostenibile”, terza tappa del progetto di Retail Institute Italy dedicato alla sostenibilità e all’economia circolare nel settore retail, che si terrà il 14 luglio alle ore 9.30 in live streaming.
Per informazioni e iscrizioni, visita il sito del Green Retail LAB di Retail Institute.