economia

L'Iva e l'infedeltà fiscale

l'opinione di

Donato Berardi

È notizia di questi giorni la caduta del gettito Iva: nei primi dieci mesi del 2013 le entrate accertate sono scese di 3,4 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2012 (-3,9%).

L’intensità della caduta del gettito preoccupa per almeno due motivi: il primo è che la contrazione è superiore alla diminuzione dei consumi, manifestando una crescente “infedeltà” fiscale. Il secondo motivo è che la perdita di gettito pone interrogativi circa la sostenibilità dei saldi di bilancio 2013, rende meno credibili gli impegni assunti con la Commissione e prefigura le necessità di reperire nuove risorse.

Un fenomeno quello della crescente “infedeltà” fiscale che segue due aumenti consecutivi dell’Iva ordinaria. L’aumento dell’aliquota Iva accresce il rendimento atteso dell’evasione: le imposte con le aliquote più elevate sono anche quelle più evase.

Le stime della Corte dei Conti[1] parlano di un Gap Iva del 25-30% in Italia, in diminuzione nell’ultimo decennio da valori del 35-40% degli anni ’80 e ’90. Un valore che rimane elevato e che colloca l’Italia tra i Paesi a elevata evasione Iva in Europa: secondo studi della Commissione UE l’evasione Iva in Italia ammonta a oltre 35 miliardi di euro l’anno[2].

Il gettito IVA sui consumi "dichiarati" dalle famiglie
(milioni di euro e in % del totale)
Dimensioni del bisognoGettito IVA
(mln euro)
%
Alloggio 16.838 23%
Cura e manutenzione 7.796 11%
Utenze 5.270 7%
Arredamento 2.333 3%
Elettrodomestici 1.439 2%
Alimentazione 10.889 15%
Vestiario e Calzature 8.205 11%
Mobilità 17.203 24%
Salute e servizi alla famiglia 4.198 6%
Salute 2.928 4%
Servizi alla persona 1.058 1%
Comunicazione 2.999 4%
Tempo libero 8.722 12%
Viaggi 1.951 3%
Svago 4.736 7%
Bar/ristoranti 2.034 3%
Altro 3.483 5%
Totale 72.537 100,0%

Fonte: elaborazione REF Ricerche su dati Istat - Indagine consumi delle famiglie

Livelli così elevati di elusione e evasione Iva si spiegano oltre che con i comportamenti opportunistici degli operatori, con la oggettiva complessità della disciplina Iva che finisce per favorirne l’elusione. Questi sono temi presenti nell’agenda della Commissione UE, che ha recentemente chiuso le consultazioni propedeutiche alla riscrittura della Direttiva Iva, attesa per il 2014.

La Tabella allegata illustra i risultati di un esercizio condotto elaborando i dati sulla spesa “dichiarata” dalle famiglie italiane, cosi come rilevati nei 24 mila questionari somministrati nell’ambito dell’Indagine sui consumi delle famiglie.

I consumi “dichiarati” offrono dunque una buona rappresentazione della componente della spesa effettivamente assoggettata al pagamento dell’imposta.

I dati contenuti nella prima colonna identificano il contributo dei vari settori. L’alimentare, nonostante sia beneficiario di aliquote agevolate, contribuisce per circa il 15% al gettito Iva, una quota non distante dal suo peso sui consumi delle famiglie, a segnalare che i consumi di beni e servizi esclusi dal campo di applicazione Iva (servizi sanitari, istruzione, servizi finanziari, eccetera) e l’evasione determinano un ribilanciamento del contributo dell’alimentare, che manifesta un tasso di evasione/elusione inferiore alla media.

Il recupero dell’evasione Iva rappresenta una priorità per il Paese e anche un’importante fonte di risorse per il bilancio pubblico.


[1] Corte dei Conti (2012), Elementi conoscitivi in merito ai criteri e alle modalità attraverso cui è stata operata la stima dei costi che l’evasione fiscale comporta a carico dell’intera economia nazionale, Roma, Ottobre, scaricabile al link audizione_3_ottobre_2012.pdf

[2] Consorzio di istituti riuniti (2013), Study to quantify and analyse the VAT Gap in the EU-27 Member States, Luglio, scaricabile al link http://ec.europa.eu/taxation_customs/common/publications/studies/


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