01. La contraffazione
La lotta alla contraffazione non può limitarsi alla repressione. Le imprese possono e devono avere un ruolo attivo nella prevenzione di quest’illecito e adottare sistemi di tracciabilità che rendano sempre più difficile ai malintenzionati perpetrarlo. È questo il messaggio di Daniela Mainini, presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione, e di Pierangelo Raffini, direttore marketing e comunicazione di Accademia italiana AIDC (auto identification & data captare) ai partecipanti al workshop Il mio nome è nessuno. Identità e contraffazione nei mercati moderni, organizzato il 24 gennaio scorso a Milano da Accademia Italiana AIDC in collaborazione con GS1 Italy | Indicod-Ecr e Cognex.
I numeri della contraffazione…
Il fenomeno della contraffazione è un vero flagello per il made in Italy. Ha dimensioni impressionanti, come emerge dall’ultimo rapporto del Censis. Sottrae alle imprese nazionali 6,9 miliardi di euro di fatturato, allo Stato 5,5 miliardi di euro di gettito e agli italiani 110 mila posti di lavoro. Ed è tuttora in crescita. «È d’altronde un grosso business per le organizzazioni criminali internazionali», ha sottolineato Andrea Bergamo, colonnello della Guardia di Finanza. «È infatti la loro seconda voce di ricavo, dietro al traffico di droga».
… e gli strumenti per contrastarla
Ma, come anticipato, i sistemi di tracciabilità che consentono di contrastare la contraffazione non mancano e l’innovazione tecnologica sta potenziando la loro efficacia. «Un sistema anticontraffazione», ha ricordato Adriano Radice, vice presidente di Alfacod, società promotrice dell’Accademia Italiana AIDC, «è tanto più efficiente, quanto più lo è il sistema di tracciabilità che governa il flusso dei dati e delle tracce dei prodotti della propria filiera produttiva. Certo, ancora oggi, malintenzionati potrebbero copiare un tag, un’etichetta, un bollino. Ma l’innovazione tecnologica sta mettendo a disposizione delle aziende strumenti per implementare la tracciabilità sempre più performanti e che impiegano nuovi materiali, più difficili da falsificare: si pensi alle carte con filigrana o agli inchiostri Uv».
Tecnologie che si basano sugli standard GS1, ossia su sistemi, adottati a livello internazionale, sia d’identificazione univoca delle merci, tramite codici e tag, sia di lettura, scambio e condivisione delle informazioni in essi contenute, tramite lettori di vario genere e regole comuni per dialogare con partner e stakeholder.
Alla base ci sono gli standard GS1
«Gli standard GS1», ha spiegato Giada Necci, new solution specialist di GS1 | Indicod-Ecr, «possono essere visti come una casa le cui fondamenta sono costituite dai numeri d’identificazione, che servono a riconoscere i prodotti, e il cui tetto è fatto da strumenti evoluti di tracciabilità e di visibilità dei prodotti, che abilitano la lotta alla contraffazione e garantiscono la sicurezza dei consumatori e la qualità/autenticità dei prodotti stessi».
Per venire incontro alle differenti esigenze delle singole aziende, GS1 mette loro a disposizione diversi strumenti d’identificazione delle merci. Si va dalle simbologieEan, UPC per il mercato del Nord America e ITF-14 per le unità d’imballo, che supportano solo i dati identificativi del prodotto, ai codici lineari più fermormanti: GS1-128 e GS1 DataBar (leggibili con scanner laser); e bidimensionali: GS1 DataMatrix e GS1 QRCode (leggibili con scanner ottici), che supportano informazioni aggiuntive. Ha inoltre sviluppato codici in radiofrequenza, i cosiddetti tag , basati sullo standard EPC (electronic product code), la cui rilevazione avviene tramite appositi lettori.
Sempre a beneficio delle aziende GS1 ha anche promosso la diffusione di due modalità standard di trasmissione e condivisione dei dati contenuti nei diversi codici: l’EDI per lo scambio elettronico dei documenti e l’EPCIS per tracciare gli spostamenti dei prodotti identificati da tag lungo la filiera in tempo reale.
L’evoluzione dell’OCR…
Quanto alle innovazioni portate di recente sul mercato dai fornitori di tecnologie per la tracciabilità, la multinazionale americana Cognex ha introdotto OCRMax (dove OCR sta per optical character recognition), un sistema brevettato di riconoscimento e lettura di codici identificativi particolarmente performante. «È in grado di garantire una lettura veloce e completa dei codici anche nelle condizioni più critiche», ha spiegato Raffaele Nadile, sales engineer di Cognex, «ossia anche quando i codici sono marcati direttamente su superfici riflettetti e ricurve in metallo, quando sono poco contrastati o quando si presentano deformati perché stampati su confezioni preformate, oppure ancora quando sono rovinati, strappati o smangiati».
… e il debutto delle microetichette
La start up Z2M, ha invece ideato la micromarcatura per l’anticontraffazione, una tecnologia innovativa di cui si possono giovare diversi settori: dalla moda alla gioielleria, agli spirits. Si basa su microetichette in cristalli di silicio o di quarzo sui quali sono riprodotti in oro, argento, platino, palladio ecc. brand, codici di tracciabilità e d’anticontraffazione impressi con tecnologia di stampa elettronica ad alta definizione (un micron e anche meno).
«Sono microetichette con un grado di complicatezza e irreplicabilità molto elevato», precisa Alfredo Maglione presidente di Z2M, «che possono supportare un elevatissimo numero d’informazioni: da 2667 caratteri in quelle da 1x1 mm a 256 mila caratteri in quelle da 12x8 mm. Costano al massimo 1 euro, hanno lunga durata e si prestano a essere utilizzate come un bollino tecnologico di certificazione».