Il trasporto area chiave per lo sviluppo della collaborazione nel FMCG
La collaborazione non è certo un tema nuovo e il suo sviluppo storico è legato ai concetti di filiera. Le prime esperienze più significative si sono realizzate nei settori con presenza di aziende con forte capacità di polarizzazione dei comportamenti dei diversi partecipanti come il settore automotive. Nell’automotive la collaborazione si è infatti realizzata intorno a singole aziende – i grandi costruttori di automobili prima e poi anche di altri veicoli e componenti – la cui dimensione è assimilabile ad un “settore”, ma con relativa semplicità di relazioni. Gli sviluppi più generali della collaborazione si possono collocare negli anni ’80 (specie sui temi di sviluppo prodotto e di riorganizzazione sul principio dei livelli di componenti – “tier”) anche se alcuni aspetti più tipicamente di logistica (JIT ad esempio) sono certamente assai precedenti.
Sviluppi di “settore”, non trainati da singole aziende, si sono avviati poco dopo, indicativamente negli anni ’90, specie con riferimento al tessile/abbigliamento con il Quick Response e a seguire nel largo consumo (Fmcg) con l’affermazione poi realmente importante in Europa di Ecr (Efficient consumer response). Nel tessile/abbigliamento, in parallelo, si sono riscontrati anche fenomeni di riaggregazione verticale (per esempio franchising) dopo decenni di trend opposti. Nel Fmcg questo non è riscontrabile. Si è invece realizzata una profonda ristrutturazione delle facilities industriali (almeno per le grandi aziende internazionali) con il passaggio da modelli nazionali a modelli europei senza però che questo incidesse in modo sostanziale nei rapporti verticali industria-distribuzione, anzi forse con la volontà che il modello nazionale delle relazioni si preservasse.
L’inquadramento storico è anche per ricordare che si tratta di trend di medio-lungo periodo che non sono certamente esauriti anche se molto è stato fatto. Ecr ne è infatti una testimonianza: nel decennio 1994-2003 di operatività in Italia, i benefici sono stati misurati in 3,6% di riduzione costi logistici sul valore finale dell’offerta al consumo. Si trascurano qui, senza volerli con questo sminuire, altri successi importanti il cui valore prevalente non è di tipo logistico.
Le potenzialità della collaborazione orizzontale
Ecr però ha avuto una focalizzazione soprattutto “verticale” in quanto focalizzata prioritariamente sull’efficienza del rapporto industria-distribuzione. Ciò anche per l’obiettivo, specie in Italia, di orientare le energie sulla realizzazione di efficienze attraverso la collaborazione appunto verticale. Certo in un sistema così complesso e multipolare questo ha comportato una serie di innovazioni che sono ovviamente anche “orizzontali” come la standardizzazioni delle codifiche di prodotto o di processi che però nascono come prerequisito per realizzare una efficienza “verticale” ed è quindi su questa che tipicamente si misurano i benefici.
Non si vuole qui sofisticare sulla distinzione tra orizzontale e verticale per precisione lessicale o per motivazioni di astratta concettualizzazione, ma perché questa distinzione è utile a sostenere la tesi: la difficoltà di innescare le componenti “orizzontali” sta frenando gli enormi potenziali contenuti di collaborazione ancora esistenti. La loro esistenza è testimoniata dagli studi prima di Gci (Global commerce initiative) e poi di Cgf (Consumer goods forum), cui Ecr mi sembra aderisca in modo convinto.
L’esempio più evidente di difficoltà di avviare collaborazioni orizzontali importanti è certamente (e comprensibilmente) nella distribuzione relativamente all’avvio di processi per condividere centri di distribuzione e relativi stock.
Nell’industria il tema è più “semplicemente” di trasporto. “Semplicemente” perché importante come potenziale (secondo World economic Forum 24% è l’inefficiente utilizzo della capacità in Europa) e ha meno implicazioni sistemiche. Non ho particolari aspettative da altri tentativi di collaborazione orizzontale come il “CeDi multiproduttore”. Infatti è in parte in sovrapposizione con servizi esistenti di operatori logistici e in parte elusivo di sforzi di reale linearizzazione dei flussi – in termini di minimizzazione ton*km per rallentare il naturale trend di spostamento del baricentro della logistica più a valle nella filiera.
Certo da questo punto di vista si può dubitare che anche i distributori favoriscano scelte di network per creare dinamica negoziale e per controllare quote di valore aggiunto. Ovviamente ci sono implicazioni, per esempio controllare meglio la disponibilità a scaffale, minimizzare le risorse di ricevimento e di spazio riserva stock, ecc…, ma non è questo il tema dell’articolo. Per esempio la scelta di centralizzare i servizi in particolare a ipermercati e grandi supermercati, anche per merceologie di grande volume, può essere interpretata in parte in questo modo e certamente non è nella direzione di minimizzare le ton*km.
Ma torniamo al tema del trasporto nella collaborazione (specie) orizzontale nell’industria perché qualche novità forse si può riconoscere nel mercato - più generalmente nell’industria di trasformazione - ma, per ragioni strutturali, con maggiore potenziale nel Fmcg. Forse perché spinte dalla stagnazione/recessione, le aziende stanno riscoprendo attenzione a questi temi, ma anche perché il mercato dei servizi sta evolvendo con specifiche soluzioni imprenditoriali e tecnologiche.
Un aspetto specifico è nei servizi di 4PL. Un esempio certamente familiare a tutti di servizi di 4PL è identificabile nei servizi di gestione degli “slot di scarico”. Nel caso del trasporto, i servizi tipo di “borsa trasporti” sono classificabili come servizi di questo tipo, anche se per ragioni diverse non hanno ancora avuto grande successo. Rimanendo nell’esempio è rilevante notare come nelle più recenti espressioni questi servizi si siano arricchiti comprendendo l’intelligenza dei traffici e le responsabilità di gestione. Da segnalare in quest’ottica è il servizio di Tri-Vizor (ed altri partner: Baxter, UCB, H.Essers, SelfNET e Microsoft) che sta focalizzando nella fase di avvio i servizi da/per la Romania. Il principio su cui si sta lavorando è il car pooling per il cargo. Tale servizio è stato premiato con l’European Supply Chain Distinction Award for Innovation di Wtg (World Trade Group) nel giugno 2011.
Ma questo non è un caso isolato. È solo un caso più avanzato di altri soggetti che stanno lavorando nella medesima direzione. Per esempio la componente di mappatura dei flussi realizzata per tale iniziativa è apparentemente simile a quanto realizzato da C-Log in Lombardia. Questo dimostra la progressiva crescita della maturità del mercato dove si stanno “costruendo” in qualche modo in parallelo soluzioni o pezzi di soluzioni similari.
La maturità del mercato è testimoniata però in modo più maturo dalla “domanda”. Si può citare in proposito la survey di Eft (Eye for transport) dello scorso novembre che testimonia come l’87% delle aziende Fmcg si aspettano benefici dalla collaborazione e in particolare nel trasporto.
La spinta innovativa di Ecr, che anche per naturali ragioni di “ciclo di vita” si è attenuata, potrebbe riprendere vigore proprio su questo tema di collaborazione, se vorrà diventarne catalizzatore.
A cura di Silvio Beccia