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Perché è importante la sostenibilità ambientale della logistica

La gestione green della supply chain sempre più integrata nella strategia delle aziende e inserita della cassetta degli attrezzi dei manager. Ecologistico₂ è uno strumento delle imprese per calcolare e diminuire le emissioni di trasporti e magazzini

Da tempo la CSR (Corporate social responsibility) è una priorità per le aziende più sensibili, ma la pressione della istituzioni sovranazionali e anche del consumatore sui temi della sostenibilità ambientale sta cambiando il paradigma di riferimento. Non più le misure a favore dell’ambiente come risultato di interventi di ottimizzazione dei costi, ma i miglioramenti ambientali anche per ottenere maggiore efficienza. Se n’è discusso nel workshop (inserito anche nel calendario del Festival dello sviluppo sostenibile 2019) organizzato da GS1 Italy in ambito Ecr dedicato al tema della green supply chain e alla esemplificazione dei risultati ottenibili con Ecologistico2, il tool di simulazione che consente alle imprese di calcolare le emissioni di CO2 e di Pmx delle attività logistiche (trasporti e magazzini) e di valutare i miglioramenti ottenibili con le diverse alternative propose.

Perché disporre di dati certi sulle emissioni è importante? La strategia dell’Unione Europea 20/20/20 prevede il 20% in meno di emissioni entro il 2020 con il 20% di efficienza energetica e il 20% di energia da fonti rinnovabili (ma già si è data obiettivi più ambiziosi per il 2030) e per quanto riguarda i trasporti ha indicato i seguenti obiettivi: incremento dell’efficienza energetica di tutte le tipologie di veicoli, la riduzione nell’utilizzo di combustibili altamente inquinanti, lo sfruttamento di nuovo modalità di trasporto, l’ottimizzazione dell’efficacia nelle catene logistiche grazie alle tecnologie informatiche.

«Vi è ancora assenza del senso di urgenza da parte di molte imprese – sottolinea Andrea Fossa, ceo e founder Green Router – eppure se si intervenisse a “decarbonizzare la logistica”, come titola l'ultimo libro di Alan McKinnon, si farebbe un passo avanti significativo contro i rischi del cambiamento climatico, che influenzeranno le scelte strategiche delle imprese in modi e in gradi differenti a seconda del loro business. Non dimentichiamo che la valutazione dei rischi e la loro comunicazione sono la colonna portante della stabilità del sistema finanziario ed economico e l’assenza di valutazione dei rischi ambientali nelle decisioni strategiche porterebbe alla creazione di rischi sistemici globali».

Le aziende cominciano a rendere pubblico quello che stanno facendo e lo dovranno fare di più in futuro. A partire dal 2017 in Europa è infatti obbligatorio il bilancio integrato per le società quotate e gli enti di interesse pubblico, bilancio che tiene conto delle linee guida ESG (ambientale, sociale e di corporate governance) pubblicate da Borsa Italiana con riferimento agli standard internazionali. Inoltre si comincia a tassare o dare un prezzo alla CO2 equivalente, che oggi vale intorno a 30 euro/tonnellata. A dare maggiore forza all’importanza di valutare il rischio da emissioni ci pensa il Carbon Disclosure Project, una iniziativa che guida la trasparenza aziendale e la misurazione dell'azione ambientale di 7 mila imprese nel mondo (in crescita dell’11% rispetto all’anno precedente), spingendole ad accelerare le soluzioni contro il cambiamento climatico e per la gestione dell’acqua. Tra i dati che mette a disposizione, vi è anche il carbon pricing, che rivela il costo nascosto dell'inquinamento da gas serra, un indicatore che consente al settore pubblico e privato di integrare il costo delle emissioni di carbonio nella strategia e nella politica aziendale.

Non solo. Gli stessi consumatori sono più green: stando alle dichiarazioni raccolte in un sondaggio, il 43% dei consumatori inglesi apprezza di più fare acquisti presso retailer con un maggior numero di opzioni sostenibili per la consegna, percentuale che cresce al 56% tra i 18-24enni.

E perfino Amazon ha annunciato che a fine anno renderà pubblica l’impronta di carbonio della propria attività e che entro il 2030 tutte le sue consegne dovranno essere carbon-neutral. Se anche Amazon si muove in questa direzione, possiamo scommettere che seguiranno in molti.

a cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab