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La radiofrequenza entra in azienda

“Oltre la sperimentazione. L’RFId entra in azienda: l’esperienza italiana” è al tempo stesso il titolo del convegno organizzato da Indicod-Ecr il 22 aprile scorso a Milano per fare il punto sullo stato dell’arte della tecnologia EPC/RFId e l’auspicio dell’associazione in Italia e della rete GS1 a livello internazionale. Bruno AcetoCome ha infatti ricordato Bruno Aceto, direttore generale di Indicod-Ecr aprendo i lavori: «La sperimentazione portata avanti in quest’ambito dal nostro EPC Lab, ma anche dall’RFId Lab di Parma e dai piloti di alcune imprese, hanno consentito di sviluppare un know how approfondito e dimostrato che questa tecnologia può dare un importante contributo nel rendere più efficienti le filiere. E non solo. La più ampia visibilità delle informazioni che l’implementazione di questa tecnologia genera, apre ulteriori opportunità d’efficienza». La tecnologia EPC/RFId, che ha mosso i primi passi a fine 2003-inizio 2004, dapprima nell’ambito del largo consumo per poi arricchirsi del contributo di numerose altre filiere (farmaceutico, aerospaziale, ecc.), è oggi impiegata da Chris Adcockoltre 1.500 realtà di tutto il mondo. «Fin da subito», ha sottolineato Chris Adcock, presidente di EPCglobal Inc, «ci siamo mossi in un’ottica user driven, con l’obiettivo di mettere a disposizione, gratuitamente e a chiunque intendesse utilizzarli, standard che consentissero l’identificazione dei loro prodotti lungo tutta la supply chain tramite tag diventati nel tempo sempre più economici e performanti».
L’obiettivo di questa tecnologia, al pari di quella degli altri standard e soluzioni GS1, è dar vita a un mondo interconnesso nel quale, grazie all’accesso condiviso alle informazioni riguardanti i prodotti, la cosiddetta visibilità, il produttore possa conoscere approfonditamente le interazioni fra i suoi prodotti e il mondo reale, gli operatori logistici possano sempre rintracciarli, anche ai fini della lotta alla contraffazione, la distribuzione riesca a impiegare le informazioni acquisite per implementare iniziative di marketing mirate e migliorare il livello di servizio all’utilizzatore finale che, a sua volta, vedrà migliorare la sua consumer experience.
L’implementazione della tecnologia EPC/RFId e dell’infrastruttura EPCglobal network ha già dimostrato di migliorare i processi organizzativi di imprese distributive e produttive in giro per il mondo.

Massimo BolchiniFocalizzando l’attenzione sull’esperienza italiana, Massimo Bolchini, direttore gestione e sviluppo standard di Indicod-Ecr, ha ricordato come, già dal primo incontro dedicato all’RFId all’EPC Lab di Peschiera Borromeo nel febbraio 2007, erano emerse due evidenze: che la tecnologia dei transponder andava addomesticata per renderla applicabile alle supply chain dei beni di consumo e che il know how teorico andava sostanziato con prove empiriche.
Prove che sono state effettuate nell’EPC Lab, dove in un ambiente che riproduce l’intera filiera (dal fine linea produttiva al punto vendita), sono state lette centinaia di migliaia di tag posizionati su prodotti facili e difficili, come quelli metallici o liquidi, in tutte le fasi di processo. «Abbiamo così sviluppato un sapere molto approfondito su come gestire, manipolare e utilizzare la tecnologica EPC/RFId nelle applicazioni di filiera», ha detto Massimo Bolchini, «e costruito una specie di piedistallo sul quale le aziende e i futuri utilizzatori potranno basare le loro azioni per arrivare all’implementazione. Un know how sviluppato innanzitutto per noi di Indicod-Ecr e per i futuri utilizzatori, ma anche a uso e consumo dei solution provider, per metterli in grado di saperne di più su come gestire questa tecnologia nei loro servizi agli utilizzatori, e per alcune amministrazioni pubbliche (ministero delle Telecomunicazioni e autorità Antitrust, ndr)».
E poiché l’applicazione della tecnologica EPC/RFId presenta opportunità non omogenee per i diversi attori della filiera, fin da subito Indicod-Ecr e il Politecnico di Milano hanno lavorato alla messa a punto del ROI tool, un modello per valutare la fattibilità e l’economicità della sua implementazione nelle singole aziende.
«Queste azioni e questi risultati», ha concluso Massimo Bolchini, «ci fanno affermare che la prima fase del progetto è oramai completata. Oggi ci troviamo a far partire la seconda fase, non più delegabile a un ente centralizzato che fa una serie d’attività per avere risultati giocoforza mediati. Questa seconda fase sarà basata sull’auto-valutazione delle singole aziende a partire dagli strumenti e dal know how disponibile. Proprio perché le opportunità sono di portata diversa e la tecnologia funziona in modo differente a seconda dei prodotti con cui si ha a che fare e delle fasi del processo, l’auto-valutazione aziendale rappresenta un passaggio imprescindibile per evitare errori d’impostazione nella successiva fase d’implementazione»

Alessandro PeregoAlessandro Perego, professore di logistica e supply chain management del Antonio RizziPolitecnico di Milano, e Antonio Rizzi, responsabile dell’RFId Lab dell’Università degli Studi di Parma hanno poi preso la parola per illustrare le attività di ricerca portate avanti nei rispettivi laboratori e i risultati ottenuti. L’EPC Lab milanese si è focalizzato sull’identificazione dei fattori di ordine tecnologico (tag, reader e antenne), di processo (modalità d lettura, configurazione del pallet, velocità e direzione del passaggio sotto il varco) e di prodotto (caratteristiche della merceologia, materiale e tipologia del packaging, configurazione del collo e unità di movimentazione) dai quali dipende una lettura affidabile, economica e compatibile con la supply chain di imprese delle filiere del FMCG e del tessile, e, come anticipato, sull’analisi della redditività (ROI Tool). L’RFId Lab parmense, dopo essersi inizialmente concentrato sulla ricerca e sulla formazione, ha virato sul trasferimento tecnologico, implementando l’RFId Logistics Pilot, per verificare non soltanto fattibilità, applicabilità ed economicità dell’impiego di questa tecnologia, ma anche per misurare benefici ulteriori derivanti dalla visibilità. «L’automazione di filiera resa possibile dalla tecnologia EPC/RFId», ha sottolineato Antonio Rizzi, «al pari della punta di un iceberg è soltanto il vantaggio più facilmente visibile».

La mattinata di lavoro si è conclusa con la presentazione di quattro piloti portati a termine da parte di aziende italiane, dai quali è emerso sostanzialmente che con pochi e semplici accorgimenti in tutti e quattro i casi è Luca Brandellerostato possibile impiegare proficuamente questa tecnologia. Luca Brandellero, direttore logistica di laRinascente, ha riferito dei test condotti dalla sua azienda sulla funzionalità della tecnologia EPC/RFId nella movimentazione di capi principalmente in cotone sia stesi che appesi contenuti in ceste e/o su roll. «Oltre a rendere più veloci e accurate attività come la preparazione degli ordini e l’inventario», ha detto Luca Brandellero, «l’identificazione in radiofrequenza ha dimostrato di poter generare benefici importanti in termini di velocità e precisione delle operazioni di cassa, del monitoraggio dei dati di venduto di singoli item, della gestione degli ordini e degli stock e dell’antitaccheggio».
Vio CavriniVio Cavrini, responsabile ricerca e innovazione di Di.Tech, ha invece illustrato il pilota realizzato per conto di Nordiconad volto ad ottimizzare la gestione delle cauzioni e la tracciabilità delle cassette a sponde abbattibili per l’ortofrutta e dei roll, in assoluto le tipologie di contenitori più utilizzate nella supply chain del retailer. «I test hanno dato risultati positivi», ha detto Vio Cavrini, «per quanto riguarda sia la precisione di lettura, con meno del 2% di tag letti con difficoltà, sia la tempistica della lettura, soprattutto dopo l’installazione di pannelli riflettenti presso i varchi. Il vero salto di qualità lo si farà però quando sarà possibile abbinare contenitore e contenuto e realizzeremo una tracciabilità asset per asset, saltando per di più diversi passaggi».
Stefania Romano e Alberto MambrinCome hanno spiegato Stefania Romano, responsabile analisi di processo e sistemi informativi di Goglio Cofibox, Alberto Mambrin, responsabile disegno e Andrea Volpicontrollo sistema logistico di Luigi Lavazza e Andrea Volpi, responsabile operativo di Id-Solutions (spin off dell’Università degli studi di Parma), l’integrazione della supply chain del fornitore di materiale di packaging (Goglio Cofibox) con quella del cliente (Luigi Lavazza) tramite RFId ed EPCglobal network, consentendo l’inventario in tempo reale e la visibilità sullo stato di avanzamento degli ordini ha permesso di ridurre le giacenze di prodotto finito presso Goglio Cofibox e di materia prima presso Luigi Lavazza. «L’attivazione da parte di Id-Solutions di un cruscotto per abilitare la visibilità», ha spiegato Alberto Mambrin, «ha reso inoltre possibile implementare il just in time delivery con una nuova tecnologia che oltretutto stimola ulteriormente la collaborazione con Goglio Cofibox».

Pierluigi MontanariPierluigi Montanari, project manager di Indicod-Ecr, ha chiuso i lavori presentando il pilota di Baxi, dimostrando che la tecnologia EPC/RFId può applicarsi proficuamente anche a una merceologia problematica come caldaie di metallo e, per di più, quasi senza dover ricorrere ai più costosi tag per questo materiale. «È stato possibile tracciare non soltanto la catena produttiva, ma anche quella logistica interna», ha evidenziato Pierluigi Montanari, «e senza modificare i processi. Ciò permetterà all’azienda di fare esperienza senza incorrere in spese eccessive e di decidere di applicarla ai processi che dimostreranno di trarne i maggiori benefici, estendendola, se del caso, anche ai rivenditori, per rendere più efficiente il post-vendita».

Il testimone passa ora alle 34 mila imprese associate a Indicod-Ecr.

A cura di Luisa Contri

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