Favorire la concorrenza e accelerare la crescita dell’economia italiana
Se veramente la concorrenza può essere il motore della crescita, come si poteva dedurre dalle relazioni presentate nella prima parte dell’incontro Indicod-Ecr svoltosi lo scorso 30 gennaio al Teatro Strehler di Milano, questo motore in Italia è acceso? E cosa si può e si deve fare per favorire la concorrenza e accelerare così la crescita della nostra economia?
A queste domande hanno cercato di dare una risposta Giuseppe Brambilla di Civesio, amministratore delegato di Carrefour Italia, Antonio Catricalà, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), Camillo De Berardinis, amministratore delegato di Conad, Francesco Giavazzi, professore di Economia politica all’Università Bocconi di Milano, Dario Rinero, presidente di Indicod-Ecr e presidente e amministratore delegato di Coca-Cola HBC Italia, e Luciano Sita, presidente di Granarolo, nel corso della tavola rotonda coordinata dall’editorialista Enrico Cisnetto.
Che l’Italia sia indietro in fatto di liberalizzazioni è sotto gli occhi di tutti. Lo stesso Antonio Catricalà ha quantificato nel 45% il livello medio della concorrenza nell’economia del nostro paese. Altrettanto condivisa è risultata l’opinione che in Italia ci sia una resistenza trasversale alla concorrenza.
«Se si fosse osato di più nelle liberalizzazioni fatte», ha osservato Giuseppe Brambilla di Civesio, «sono convinto che si sarebbe ottenuto un maggior consenso».
Camillo De Berardinis, secondo il quale il consenso si raggiunge anche con liberalizzazioni graduali, a patto che riguardino molti dei settori ancora protetti dalla concorrenza in Italia, ha evidenziato la necessità di correggere gli effetti negativi della recente riforma del titolo V della Costituzione. «La resistenza corporativa aumenta man mano che si scende di livello», ha detto Camillo De Berardinis. «Ben venga dunque un ampliamento dei poteri dell’Antitrust, che dovrebbe esser messo nelle condizioni di far disapplicare le tante norme regionali che violano il principio della libera concorrenza».
Luciano Sita ha espresso l’auspicio di una maggiore attenzione da parte delle istituzioni a non penalizzare settori economici che sono un patrimonio per tutto il Paese. «Il fatto che negli ultimi dieci anni i prezzi dei prodotti alimentari trasformati sia salito solo del 9,9% contro il 19% della media dei prezzi al consumo e il 25% dell’inflazione», ha affermato Luciano Sita, «è segno che la concorrenza nell’alimentare esiste e funziona. È però anche segno della debolezza del nostro settore, che negli anni ha trasferito all’area dei servizi parte del valore aggiunto prodotto e che, potendo contare su un margine operativo lordo di poco superiore al 3%, ma dovendo contemporaneamente sostenere costi di servizi più alti, fatica a competere a livello internazionale».
Come combattere l’effetto Nimby (not in my back yard), quella resistenza alla concorrenza, alle liberalizzazioni, alla trasparenza, ma anche al rispetto delle regole da parte di tutti, che appare trasversale a tanti settori della società civile italiana, classe politica compresa? «Dobbiamo fare in modo», ha detto Dario Rinero, «che in Italia si diffonda la cultura della concorrenza. Che nelle scuole sia insegnato ai giovani che la concorrenza è un bene per tutti e di tutti. Contemporaneamente dobbiamo lavorare, con l’aiuto degli organi d’informazione, per far comprendere ai cittadini che le liberalizzazioni hanno un impatto positivo sulla loro vita».
«Personalmente», ha detto Enrico Cisnetto rivolgendosi agli ospiti sul palco, «per favorire la concorrenza io vorrei chiedere al prossimo Governo di abolire questo federalismo che non funziona e di semplificare le istituzioni, riportando alcune deleghe importanti al centro. E voi cosa chiedereste?». Più reddito ai giovani, è stata la risposta di Giuseppe Brambilla di Civesio. La riforma dei servizi pubblici locali e l’abolizione di tutte le aziende pubbliche che stanno nuovamente proliferando, ha detto Antonio Catricalà. Di fare qualcosa di significativo per rendere evidente ai cittadini che la concorrenza è utile, ha aggiunto Francesco Giavazzi. Di smettere di alambiccarsi il cervello nel tentativo di inventare qualcosa di nuovo e, più semplicemente di copiare da chi è riuscito a rimettere in moto l’economia del proprio Paese, è stata la risposta di Dario Rinero.
Suggerimenti che, insieme ai molti spunti di riflessione emersi durante l’incontro Indicod-Ecr, lo stesso Dario Rinero, chiudendo i lavori, ha proposto di mettere per iscritto in un documento da presentare alla classe politica, assente alla mattinata milanese, seppure invitata. Ha concluso con queste parole: «Speriamo così di essere motore di crescita e cambiamento».