Nel primo trimestre 2007, il tasso di crescita del Pil dell’economia italiana (+0,2%) ha subito un rallentamento rispetto al boom registrato nel trimestre precedente (+1,1%) che aveva, invece, entusiasmato gli osservatori. L’Italia ha fatto peggio dell’area euro (+0,6 per cento) e di tutti gli altri grandi paesi europei. Ha fatto peggio anche della Germania, nella quale la domanda interna ha subito un temporaneo rallentamento a causa dell’aumento dell’Iva introdotto dalla signora Merkel per far quadrare il vincolo di bilancio pubblico. Ma in Germania l’export vola; non a caso, dall’anno scorso l’economia tedesca è diventata il primo paese esportatore al mondo. È l’Italia che continua a essere un po’ indietro rispetto agli altri, il che ha indotto il ministro Padoa-Schioppa a concludere prudentemente che c’è ancora molta strada da fare. continua
Si parla tanto di innovazione perché i risultati vanno raggiunti in tempi sempre più brevi. Ma questo efficientismo genera una controproducente “ansia da prestazione” e lascia cadaveri sul terreno: il 90% dei consumer good, dopo pochi anni dal lancio, non è più sugli scaffali. Lo “shortism” pare più un innovation killer che una spinta allo sviluppo. Un colpo di genio, una scoperta casuale sono sempre possibili e auspicabili. Ma l’innovazione dovrebbe essere frutto di una strada da percorrere con metodo. continua
La croce della legge finanziaria ci tocca. Come commentatori, attori della business community e cittadini. Poiché da quando esce il primo testo dal consiglio dei ministri a quando viene approvata la legge, il tempo si dilata e i contenuti mutano significativamente, è davvero noioso occuparsi dei dettagli in corso d’opera (a meno di non sviluppare azione di pressione per orientarne importanti modifiche). Detto francamente, per quanto riguarda il mondo della produzione e distribuzione di beni e servizi per il consumo, non si possono neppure ipotizzare azioni di correzione. continua
Gli Stati Uniti hanno le migliori e le peggiori università del mondo: le tengono ben distinte. Da noi, la legge non lo consente e la qualità è casualmente distribuita sul territorio. Se guardiamo alla qualità individuale, ovviamente troviamo anche da noi tanti bravissimi studenti e tanti docenti bravi. Ma quando mettono le nostre università nelle graduatorie internazionali, siamo sempre in fondo. continua