Alla ricerca del senso perduto
In questo scenario, non sorprende che gli italiani si sentano affannati, stanchi e sottopagati. E che, nonostante tutto, si impegnino per mettere in pratica l’arte di vivere in modo dignitoso, cercando un bilanciamento tra vita privata e lavoro, così come tra spese obbligate e gratificazioni da shopping. Nel 2024 la spesa complessiva delle famiglie italiane ha segnato un aumento del +0,5% rispetto al 2019 (per un totale di 6 miliardi di euro aggiuntivi) ma, per oltre la metà, è stata assorbita dalle spese necessarie, come abitazione, utenze domestiche, trasporti, sanità privata e cibo. E le intenzioni di acquisto per i prossimi 12-18 mesi non si discostano da questo set, nemmeno tra le classi più abbienti.
Figura 3 - I consumi tornano in positivo per necessità

Oggi il risparmio si conferma il primo driver di acquisto per il 42% della popolazione, ben distanziato dai valori-guida successivi, ossia il benessere (24%) e la sostenibilità (13%, seguiti dal piacere (12%) e dal servizio (10%). C’è poco spazio, dunque, per le spese voluttuarie. E non solo perché ci sono meno soldi da spendere in amenità ma anche perché si è smarrito il “gusto” dello shopping: il 26% degli intervistati condivide l’intenzione di smettere o diminuire l’abitudine a fare spese per il solo piacere di comprare qualcosa. È quello che il Rapporto Coop definisce “tempo del deconsumismo”.
Oggi comprare stanca e spendere è più fatica che piacere. Al senso del possesso si preferisce il valore nelle esperienze di vita, e quindi oggi è “quel che si fa” il vero consumo. Lo dimostrano la rinuncia a beni e prodotti non indispensabili, l‘anteposizione dell’utilità rispetto alla gratificazione nelle scelte d’acquisto (agli smartphone si preferiscono gli apparecchi per la cura dentale e le friggitrici ad aria), l’affermazione del second hand e il ricorso alla riparazione gli oggetti piuttosto che alla loro sostituzione, anche per beni tecnologici ad alto tasso di innovazione.
Anche l’atteggiamento verso i consumi fuori casa ha risentito dei tagli alle spese familiari. Nei primi sei mesi del 2025 la spesa per la ristorazione si è ridotta del 2,2% rispetto al 2024 e un italiano su tre dichiara che farà ulteriori rinunce nei mesi a venire.
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