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01. La leggibilità dei bar code

Quali e quanti sono i problemi di lettura dei codici a barre che tuttora si verificano nei punti vendita della distribuzione moderna italiana? Da cosa originano e quanto impattano sull’efficienza della filiera? È quanto ha voluto chiarire la ricerca Indicod-Ecr condotta da Iri Information Resources, i cui risultati sono stati presentati durante il convegno “Verso il codice a barre perfetto: efficienza e vantaggi competitivi”, che si è svolto il 10 ottobre scorso a Milano.

«Con questa ricerca - ha detto Bruno Aceto, direttore generale di Indicod-Ecr - abbiamo inteso sensibilizzare gli associati rispetto alla problematica della leggibilità del codice a barre e promuovere l’adozione di soluzioni che consentano di ridurre al massimo le criticità, anche in considerazione della crescente criticità che i problemi collegati alla lettura del codice a barre assumono man mano che nei punti vendita della distribuzione moderna si diffondono sistemi di self scanning e di self check-out».

Dall’analisi di 5.463 transazioni effettuate a luglio 2007 presso la barriera casse di otto ipermercati e dieci supermercati sia di insegne della Gd che della Do, per un totale di 101.940 prodotti passati allo scanner, nel 20% dei casi si sono verificati problemi di lettura del codice a barre. Criticità che nel 18% dei casi si sono limitate a un solo item e nel 2% su due o più e che hanno riguardato complessivamente l’1,2% egli articoli scannerizzati durante le transazioni monitorate dalla ricerca.

Come ha evidenziato Pierluigi Carlini, Business and Consumer Insight vice president di Iri Information Resources, il confronto con i risultati di un’analoga ricerca svolta in Francia nel 2006 da GS1 France, evidenzia una situazione migliore in Italia sia in termini di percentuale di transazioni problematiche (il 20% contro il 21% in Francia) sia di prodotti problematici (l’1,2% contro l’1,9% d’oltralpe). Le industrie di marca italiane appaiono inoltre più virtuose rispetto alle omologhe francesi. Nel nostro Paese, infatti, a presentare problemi di lettura sono codici a barre riconducibili ai produttori in 63 casi su 100, contro i 76 su 100 della Francia.
Di non immediata lettura allo scanner sono poi, nel 27% dei casi, prodotti pre-etichettati nel punto vendita (erano il 17% in Francia) e nel 10% dei casi quelli pesati in negozio (contro il 6%).

Il reparto in assoluto più interessato da problemi di leggibilità dei codici a barre in Italia è quello dell’ortofrutta (27% dei codici a barre critici). Più in generale, maggiormente problematici si sono rilevati i reparti nei quali interviene il cliente, seguiti da settori, come il tessile e i prodotti culturali (libri e giornali), nei quali storicamente l’assegnazione dei codici a barre è tuttora in fase di completamento.Se soltanto il 9% dei prodotti problematici non presentavano codice Ean o ne avevano uno sconosciuto al data base del retailer, infatti, ben l’89% era dotato di un Ean non immediatamente leggibile perché l’etichetta era danneggiata (28% dei casi) o era stampata male (26%) o ancora perché presentava problemi di contrasto (16%), di posizionamento sulla confezione (15%), di altezza delle barre (10%), di mancato rispetto dei margini (5%). In particolare, al danneggiamento e alla cattiva stampa dell’etichetta è riconducibile l’illeggibilità del codice Ean del 73% dei prodotti pesati nei punti vendita e del 69% di quelli pre-etichettati.

Nella stragrande maggioranza dei casi, il personale di cassa della Gdo supera oggi il problema dei codice a barre non letti con la digitazione manuale degli stessi (91% dei casi), ripassando il codice allo scanner una seconda o terza volta (69%), manipolando il prodotto (9%) oppure richiedendo ad altro impiegato del punto vendita di fornirgli l’informazione mancante (5%). Tanto che la soluzione dei problemi in cassa è abbastanza rapida (avviene mediamente in 13 secondi) e solo nello 0,7% dei casi alla mancata lettura dell’Ean corrisponde un mancato acquisto (per le precisione nei supermercati il tasso di rinuncia è dello 0,1% e negli iper dell’1,7%). «Non sono però da trascurare - ha sottolineato Carlini - altri impatti sulla logistica, sulla customer satisfaction, sul category management e sulla ricerca d’efficienza tramite le nuove tecnologie di self scanning e di self check-out».