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Non c’è efficienza senza la gestione dei dati

l'opinione di

Come si sa, il rifornimento del magazzino e degli scaffali è uno dei problemi più sentiti della distribuzione perché impatta sia sui processi operativi (e sui costi), sia sulla soddisfazione (e quindi sulla fidelizzazione) dei clienti.

Ebbene, immaginiamo che in un punto vendita appositi sensori rilevino automaticamente sugli scaffali il superamento della soglia minima di rifornimento di un determinato prodotto ed emettano in automatico l’ordine di acquisto. Il fornitore, che conosce localizzazione e carico di ogni vettore tramite il sistema Gps e i sensori applicati ai pallet, invia il più vicino vettore disponibile al punto di vendita. Qui, il sistema di magazzino controlla automaticamente la conformità della consegna con l’ordine, registra le bolle di carico e attiva le operazioni di scarico: rileva altresì dai sensori che alcuni pallet hanno subìto un aumento di temperatura superiore ai limiti consentiti e ne dispone lo stoccaggio in un punto determinato del magazzino. Risultato: più velocità nei rifornimenti, meno errori, meno costi, più ricavi, più soddisfazione dei clienti. È solo un esempio, questo, delle promesse che la tecnologia Rfid è già in grado di mantenere.

Si tratta di una tecnologia emergente che, utilizzata per identificare, tracciare e registrare i dati relativi ai prodotti (o a gruppi, o a singoli componenti), sembra destinata a rivoluzionare gli attuali processi logistici. È basata su tre componenti principali: le etichette (tag), i lettori e un sistema di raccolta e di gestione dei dati. Le etichette sono microchip capaci di memorizzare dati e codici: dotate di microantenne e posizionate all’interno o sulle superfici delle confezioni, scambiano segnali in radiofrequenza con appositi lettori, i quali rilevano i dati e li trasferiscono, in tempo reale o in differita, al sistema di elaborazione. Come si vede, è una tecnologia che ha tutte le potenzialità per recare enormi benefici in quei settori dove la tracciabilità dei prodotti, addirittura dei singoli articoli, esercita un impatto diretto sulla creazione del valore lungo tutti gli anelli della supply chain. Anche perché le etichette Rfid fanno parte dell’Epc (Codice Prodotto Elettronico) Global Network, che assicura la rintracciabilità dei tag in base appunto al codice Epc secondo molti destinato a rimpiazzare il tradizionale codice a barre.

Del resto, alcune recenti ricerche dimostrano il crescente interesse che la tecnologia Rfid sta riscuotendo presso le imprese attive nei più diversi settori economici. Secondo una recente indagine di Idc, i servizi di consulenza, implementazione e gestione correlati con Rfid raggiungeranno entro il 2008 il valore di 2 miliardi di dollari; secondo una ricerca del Gruppo Yankee, nel 2008 il mercato Rfid si assesterà a un valore di 4,2 miliardi e il settore manifatturiero investirà nei prossimi tre anni 2 miliardi di dollari in etichette Rfid e da 1 a 3 miliardi nella relativa infrastruttura. D’altro canto, un esame della situazione Usa è rivelatore in questo senso: se è vero che le aziende più attive in area Rfid hanno visto ridurre del 3%-5% i costi di gestione della supply chain, è anche vero che Wal-Mart, insieme a altre grandi catene di distribuzione, e il Dipartimento della Difesa chiedono ormai ai loro fornitori l’impiego dei tag Rfid per garantire la tracciabilità delle spedizioni e ciò ha stimolato fortemente la crescita della tecnologia. Tanto che i costi dei componenti fisici sono diminuiti di un ordine di grandezza dal 2001 a oggi.

Basta qualche esempio per dimostrare le potenzialità della tecnologia. In area logistica, la lettura delle etichette posizionate sui pallet che scorrono sui nastri trasportatori può automatizzare una serie di transazioni che devono essere effettuate manualmente con il tradizionale sistema a bar code: rilevando i dati delle etichette, il sistema di magazzino è in grado di identificare la consegna, conciliarla con l’ordine, registrare le bolle di consegna, aggiornare l’inventario, determinare lo stoccaggio dei colli in base ai prodotti contenuti. Se poi anche i carrelli elevatori sono dotati di tag, il sistema può rilevarne la posizione, pianificare lo smistamento dei colli, programmare le operazioni secondo le priorità del momento, ottimizzare le attività di carico e scarico. Come risultato, si accelerano i processi di rifornimento, vengono ridotte le attività manuali, diminuiscono gli errori, migliora la rapidità decisionale. Nel campo dei trasporti aerei, la tecnologia Rfid può aumentare drasticamente la velocità e la precisione delle operazioni correlate con lo smistamento dei bagagli, con una riduzione generalizzata dei costi prodotta dall’ottimizzazione dei processi e dalla diminuzione degli errori. Nell’area della distribuzione, i benefici sono immediatamente evidenti: snellimento del controllo inventario, lotta ai furti e alle contraffazioni, ottimizzazione dei processi di approvvigionamento, migliore rotazione degli stock, controllo in tempo reale delle merci scadute, gestione ottimizzata dei reclami e delle garanzie, accuratezza nella segmentazione e clusterizzazione delle vendite e dei consumatori, maggiore soddisfazione dei clienti. Le applicazioni potrebbero moltiplicarsi all'infinito: basti solo pensare alla gestione dei medicinali scaduti in ambito farmaceutico o alla tracciabilità dei capi di bestiame nella zootecnia, fattore cruciale in epoca di "mucca pazza".

Come spesso succede, per godere di questi benefici c'è però uno scotto da pagare: ed è l'aumento esponenziale dei dati da processare e da elaborare. Un sistema Rfid produce infatti un'enorme quantità di dati che devono essere non solo gestiti, ma soprattutto trasformati in informazioni utili per prendere decisioni in tempo reale. Si tratta in definitiva di acquisire un più elevato livello di intelligence in modo da sfruttare il surplus di conoscenza offerto dalla tecnologia. In mancanza di ciò, l'impatto sui processi operativi sarà minimo e il ritorno degli investimenti scarsamente significativo. In questa come in tante altre aree aziendali è valido l'assioma che il dato in sé non ha valore se non c'è l'intelligenza, cioè se i decisori non sono in grado di separare il grano dal loglio. Se al contrario la tecnologia Rfid poggia sul substrato di una piattaforma analitica, allora i decisori saranno in grado di rispondere a domande cruciali per il futuro del business.

In che modo un nuovo prodotto influisce sulla profittabilità della gamma? Qual è l'assortimento più redditizio sugli scaffali? Quale strategia distributiva è più efficiente e meno costosa? Quanto costa lanciare una promozione? Quali risparmi è possibile realizzare riducendo il livello degli stock?

Per rispondere a domande così complesse, i dati elementari prodotti da un sistema Rfid non sono certo sufficienti: occorrono invece strumenti di analisi che solo una piattaforma specializzata di intelligence possiede.

Strumenti che combinano i dati Rfid con quelli provenienti da fonti interne ed esterne all’azienda (informazioni demografiche, geografiche, finanziarie, di marketing ecc.) per scoprire trend che si ripetono ciclicamente o stagionalmente, elaborare accurati modelli di regressione e di forecasting, individuare pattern di comportamento, formulare strategie per avvicinare nuovi segmenti di consumatori, monitorare le prestazioni dell’intera macchina organizzativa. Con due conseguenze immediate. La prima: queste conoscenze possono rapidamente tradursi in decisioni e in iniziative di miglioramento. È l’esempio di un cliente Sas: il modello elaborato in base ai dati raccolti da tutta la supply chain mostrava un pattern ciclico di 9 settimane tra due picchi negativi di approvvigionamento. Un’analisi più approfondita ha permesso di individuare e di rimuovere la causa: la sostituzione di alcuni pezzi di macchinari sottoposti a usura con un ciclo di 7 settimane. La seconda: solo un più elevato grado di intelligence può dimostrare nei fatti il ritorno degli investimenti. Spendere in tecnologia Rfid per avere un’enorme quantità di dati pressoché senza valore non porta da nessuna parte. Investire per ottenere nuove conoscenze e per innovare processi operativi e approcci commerciali permette di acquisire un reale vantaggio competitivo.

Una considerazione a parte meritano le preoccupazioni, da più parti avanzate, sulle minacce che l'impiego pervasivo della tecnologia Rfid potrebbe arrecare alla privacy. Va subito detto che tali preoccupazioni non concernono la tecnologia in sé, quanto piuttosto la raccolta e l'utilizzo dei dati personali. L'opinione di chi scrive è che imporre restrizioni normative significherebbe bloccare lo sviluppo della tecnologia e ridurne i potenziali benefici prima ancora che essi abbiano potuto concretizzarsi. D'altro canto in molte legislazioni, quella italiana in primo luogo, le norme esistenti già tutelano la privacy e la riservatezza dei dati. Fino allo sviluppo di applicazioni specifiche, sembrano superflue norme particolari dal momento che le leggi sulla privacy regolano in modo consistente il trattamento dei dati relativi ai consumatori.

*L’autore è Worldwide strategy director di Sas