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La guerra delle etichette

l'opinione di

Marco Cuppini

Una volta quando si compravano le banane, si compravano le banane. Punto. Oggi no; c’è chi le sceglie per la marca, chi perché provengono dal commercio equo e solidale, chi perché sono biologiche ecc. Questo vale per tutti i prodotti che compriamo.

Per un consumatore affamato di informazioni, una fonte molto ricca dove soddisfare queste sue esigenze è l’etichetta, il veicolo che trasmette questo carico di attributi di un prodotto.

I temi che occupano i ristretti spazi del packaging di un prodotto sono tanti, in continuo aumento. L’origine della materia prima – non solo per gli obblighi di legge – dopo aver lasciato il retro della confezione dedicato alle informazioni tecniche, spesso campeggia a pieno titolo sul fronte delle confezioni di pasta, latte e tanti altri prodotti.

Lo stesso vale per i claim che testimoniano l’italianità di un prodotto, che oggi viene comunicata anche da prodotti e produttori una volta emblema di altri stili di consumo.

La sostenibilità si sta facendo strada sulle etichette, in alcuni casi occupando più spazio del brand stesso, diventando esso stesso brand. Così il consumatore attento ai temi del rispetto dell’ambiente sarà influenzato da come viene comunicato (o non comunicato) il materiale con cui è fatta una bottiglietta d’acqua, se è riciclabile, se è addirittura compostabile.

Timidamente appaiono nuovi claim che fanno riferimento a filiera, tracciabilità, assenza di antibiotici, probiotici, polifenoli, agricoltura sostenibile, aromatizzato, speziato, gourmet… e non solo.

La guerra delle etichette non si giocherà solo su questi terreni. All’orizzonte si intravedono semafori e bollini rossi, nutri-score, etichette a batteria. In nome dell’educazione del consumatore si daranno indicazioni quantitative sui valori nutrizionali quali energia, grassi, grassi saturi, zuccheri, sale. La UE prossimamente dovrà decidere la modalità; sarà una scelta che avrà delle conseguenze sui processi di scelta del consumatore. In Francia un quarto dei prodotti ha già adottato (in maniera facoltativa) il nutri-score e i prodotti classificati A e B (cioè valutati con i migliori valori nutrizionali) presentano trend di vendita migliori.

Per questa ragione l’Osservatorio Immagino continuerà a monitorare tutto quello che viene scritto sulle etichette, misurandone gli effetti sulle scelte del consumatore.