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Il free from conquista gli italiani

"Free from" diventa il primo comparto a valore del largo consumo nel food. Il 18,7% dei prodotti alimentari si dichiara “senza” qualcosa: dai grassi agli Ogm, dall’olio di palma ai conservanti. Sono almeno 13 i claim rilevati dall’Osservatorio Immagino sulle etichette di oltre 6.700 prodotti, che in pochi anni sono arrivati a pesare per il 28,4% sul giro d’affari del food in Italia.

Da nicchia per un target dalle particolari esigenze nutrizionali a mainstream che accomuna tutti i consumatori: è questo il percorso che sottende all’affermazione dei prodotti free from, ossia quelli caratterizzati dall’assenza o dalla riduzione di alcune componenti (come additivi o zuccheri). Un universo molto variegato che l’Osservatorio Immagino di GS1 Italy e Nielsen ha scandagliato con il suo approccio innovativo: andando a rilevare il richiamo al free from sulle etichette e sul packaging di ben 36 mila prodotti alimentari (esclusi acqua e alcolici) venduti in super e ipermercati di tutta Italia.

freefrom_intolleranze.jpgIl risultato? La fotografia di un universo molto variegato, sia in termini di merceologie che di “ricette” dei prodotti. L’Osservatorio Immagino ha individuato 6.711 prodotti presentati come “senza” o “a basso contenuto” e ha identificato i diversi claim maggiormente presenti sulle etichette: dal “senza conservanti” al “senza Ogm”, dal “senza grassi idrogenati” al “poche calorie”.

La galassia dei prodotti free from l’anno scorso ha superato i 6 miliardi di euro di vendite (+2,3% sul 2015) ed è arrivata a pesare per il 28,4% sul giro d’affari totale del largo consumo alimentare rilevato dall’Osservatorio Immagino.

«Gli stili di consumo e le scelte di acquisto fatte emergere dall’Osservatorio Immagino raccontano la nascita e la crescita di nuovi segmenti che vanno oltre le tradizionali categorie merceologiche» dichiara Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Il free from ne è il migliore esempio: nato con pochi prodotti destinati a pochi consumatori, ha ampliato e segmentato l’offerta arrivando ad assecondare richieste e tendenze salutistiche sempre più peculiari e specifiche sia sul fronte della naturalità che del salutismo».

I conservanti sono i primi tra gli esclusi

Dall’analisi dell’Osservatorio Immagino è emerso che il claim più diffuso nel mondo dei free from è “senza conservanti”, presente sull’8,5% dei 36 mila prodotti alimentari monitorati per una quota complessiva del 12,7% sul giro d’affari complessivo.

Si inseriscono nella stessa attenzione alla riduzione degli additivi anche il claim “senza coloranti”, che accomuna il 4,3% dei prodotti, quello “senza OGM” (presente sull’1,9% delle etichette), il “senza grassi idrogenati” (1,7%) e il “senza aspartame” (0,1%).

Le vendite a valore di tutti questi prodotti, però, sono in calo mentre crescono quelle di prodotti caratterizzati da altri claim, che evidentemente rispecchiano meglio le nuove sensibilità dei consumatori in fatto di alimentazione. Come “senza additivi”, presente sull’1,9% delle etichette e con un business in aumento annuo del 3,8%.

Alta l’attenzione per grassi e zuccheri e “senza olio di palma”

Bilancio positivo anche per le vendite di prodotti “senza sale” (+15,2%), “senza olio di palma” (+13,5%), “senza zuccheri aggiunti” (+10,5%), “senza grassi saturi” (+6,9%), con “poche calorie” (+3,3%), privi o a minor contenuto di grassi (+2,2%) o di zuccheri (+2,1%).

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