Nuovi modelli di sviluppo
l'opinione di
Quello che serve oggi è un salto di qualità che consenta di rispondere in tempo reale al bisogno di maggiore produzione, con più efficienza, più equità nella distribuzione e soprattutto più sostenibilità
Nei sei mesi dell’Esposizione Universale di Milano il diritto al cibo e l'alimentazione sono stati al centro del dibattito internazionale, a partire dalla lotta alla fame come priorità globale, fino alla sfida che inizia già oggi di nutrire un Pianeta con una popolazione in crescita e che toccherà i 9 miliardi di persone nel 2050. In questo ambito le parole ricerca, innovazione, tecnologia, logistica sono state assi portanti del dibattito, perché sono parte necessaria della soluzione. Più di 140 centri universitari mondiali si sono messi in relazione e hanno condiviso studi sul tema “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”.
Quello che serve oggi è un salto di qualità che consenta di rispondere in tempo reale al bisogno di maggiore produzione, con più efficienza, più equità nella distribuzione e soprattutto più sostenibilità. Expo è stato un vero e proprio laboratorio di proposte e di confronto di buone pratiche che già oggi possono essere trasferite su larga scala, andando soprattutto in aiuto dei piccoli produttori, uno degli anelli più deboli da difendere.
La più grande prova che abbiamo davanti è quella di affrontare i paradossi esistenti: nel mondo ci sono 795 milioni di persone che soffrono la fame e più di 1 miliardo che soffre di eccessiva nutrizione. Un terzo del cibo prodotto viene sprecato. Sono fatti sui quali bisogna incidere radicalmente con azioni concrete e politiche coordinate che portino a nuovi modelli di sviluppo.
A questo obiettivo tendono gli impegni della Carta di Milano, l’eredità dell’Expo italiana, che abbiamo offerto come contributo ai nuovi Obiettivi del Millennio dell’Onu approvati a settembre. Il lavoro per rispettare quegli impegni è iniziato e non può prescindere da una mobilitazione che coinvolga cittadini, istituzioni associazione e imprese. Proprio le aziende, infatti, possono essere vere protagoniste del cambiamento. Anche sotto questo profilo l’Italia sta svolgendo un ruolo da protagonista, offrendo soluzioni nuove come quelle su cui sta lavorando GS1. Penso al rafforzamento dei rapporti tra le aziende, trasformando le filiere in veri ecosistemi collaborativi, dove l’aggregazione rende più forte e efficiente il sistema intero. Penso allo sviluppo di processi più moderni, con attrezzature logistiche all’altezza della sfida internazionale che si pone davanti a ogni impresa oggi.
Nei primi otto mesi del 2015 l’export agroalimentare italiano ha fatto segnare un nuovo record sfiorando i 24 miliardi di euro. Possiamo fare molto meglio, dotandoci degli strumenti adeguati. Tra questi delle piattaforme di supporto all’export, che abbiamo chiesto di realizzare all’Unione europea nei paesi terzi per il sostegno alle nostre produzioni. E poi al grande tema dell’efficienza aziendale, che passa per una logistica più sostenibile e per una lotta agli sprechi, che ci consenta di recuperare le eccedenze e destinarle agli indigenti. Anche in questo facciamo scuola: l’Italia recupera e distribuisce a chi ne ha bisogno già oggi 550 mila tonnellate di cibo ancora perfettamente edibile ma non più commercializzabile. Vogliamo arrivare a 1 milione di tonnellate entro il 2016, rendendo più conveniente per le imprese donare che sprecare. Anche questa sarà un’eredità concreta dell’Italia dopo Expo.