Liberalizzazioni 1 - Un triennio difficile per il largo consumo
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Ancora un po’ troppo timido in fatto di liberalizzazioni. Il giudizio sulle prime fasi dell’attività di governo è di Valerio Di Natale, presidente di Indicod-Ecr, che Gdoweek ha incontrato per fare il punto non solo sulla crisi e sulle prospettive di ripresa, ma anche sul tema sempre caldo, dei rapporti idm-gdo, cioè il cuore stesso dell’attività di Indicod-Ecr.
Quale giudizio date sul decreto liberalizzazioni e sul precedente decreto salva Italia e in particolare su apertura degli orari?
Il tema della modernizzazione del Paese è un tema che sta molto a cuore a tutta la filiera del largo consumo e a Indicod-Ecr. Più volte abbiamo ribadito l’importanza di aprire alla concorrenza i tanti settori ancora protetti, per liberare risorse a favore delle famiglie. Le severe manovre sin qui varate erano necessarie per rimettere in ordine i conti; la cosiddetta “fase 2” volta alla crescita credo sia un primo passo, necessario ma non sufficiente, che va nella direzione giusta. Le liberalizzazioni degli orari dei negozi, l’aumento del numero delle farmacie, nel settore del gas e dei carburanti e gli annunci di interventi nel mercato del lavoro fanno ben sperare, anche se gli effetti reali dovranno essere valutati nei fatti.
Siamo in recessione. Quali prospettive vedete per il Paese e come il mondo del largo consumo può affrontare la situazione considerando che siamo già sfiancati da anni di crisi?
Il 2011 ha chiuso con Pil e consumi delle famiglie che si stima siano cresciuti di nemmeno mezzo punto percentuale, con l’inflazione al +2,8%. Le prospettive per il 2012 prevedono ulteriori peggioramenti: le stime degli istituti più accreditati vedono un peggioramento del Pil intorno al -1,7%, dei consumi intorno al -2%, con un tasso di disoccupazione ormai vicino al 9%. Per il settore del largo consumo l’ipotesi di un ulteriore aumento dell’iva rimane fonte di grandissime preoccupazioni: il peso di queste manovre graverà per larghissima parte sulle famiglie. Gli elementi che maggiormente preoccupano fanno riferimento alla stretta fiscale con le ricadute negative sul potere d’acquisto delle famiglie e sui consumi. Prevediamo che i prossimi tre anni saranno caratterizzati da una caduta dei consumi - anche alimentari – più grave di quella del biennio 2008-2009.
Il sentiment delle imprese del Largo Consumo rilevato dall’Osservatorio Economico di Indicod-Ecr registra ancora un alto livello di incertezza (l’indice delle aspettative per i prossimi sei mesi si attesta a 67, leggermente migliore rispetto a giugno 2011, ma ancora molto pessimista per il futuro). Le preoccupazioni delle imprese, soprattutto le PMI, fanno inoltre riferimento alla scarsità di credito con il conseguente impatto negativo sugli investimenti.
Non c’è il rischio che le multinazionali disinvestano in Italia?
L’Italia non è un paese facile, che sconta un forte deficit infrastrutturale rispetto agli altri paesi europei, ma continua a essere un paese ricco. Burocrazia e legislazione complesse, alti costi di energia, trasporti, lavoro, infrastrutture carenti sono un freno per aziende che devono scegliere dove competere nel mondo. L’attuale Governo sta facendo molto per colmare i gap esistenti e rendere l’Italia un Paese più moderno e quindi più appetibile per gli investimenti stranieri.
Tornare a crescere: come si può fare perché non sia solo uno slogan?
La filiera del largo consumo è da sempre in prima linea per fronteggiare e ridurre gli effetti della crisi, salvaguardando il potere d’acquisto delle famiglie. Nel recente passato abbiamo suggerito al precedente Governo alcune azioni per stimolare la crescita dei consumi interni: un piano di concrete liberalizzazioni, un sostegno alle famiglie con figli in particolare difficoltà e all’impiego femminile. Abbiamo inoltre stigmatizzato gli effetti recessivi di un aumento dell’iva. Constatiamo che l’attuale Governo sta andando in parte nella direzione da noi indicata; ribadiamo che sono strettamente necessarie azioni volte a contrastare la caduta di reddito disponibile che nei prossimi anni è inevitabilmente destinato a scendere, con conseguenze negative per le imprese rivolte al mercato interno e legate alla domanda delle famiglie come sono le imprese del largo consumo.
Non c’è il rischio che la conflittualità tra idm e gdo sia destinata a crescere?
Una tensione positiva, frutto di una dialettica schietta e di una sana competizione verticale, è il presupposto di una moderna ed efficiente economia di mercato. A patto che il tutto possa essere ricondotto in una visione costruttiva sui modelli di lungo periodo, evitando nel breve inutili e sanguinosi processi di distruzione del valore.
Personalmente auspico che la filiera sappia trovare responsabilmente un equilibrio, come successo più volte nel passato. In periodi come quello attuale c’è bisogno di saper ritrovare energie costruttive, mettendo in campo le risorse migliori e animandole di una visione positiva del futuro.
Ritenete possibile in una fase come quella attuale giungere a una maggiore razionalità in tema di promozioni?
Le promozioni hanno dimostrato di essere una leva fondamentale e imprescindibile per sostenere le vendite in questi anni difficili. Il 2011 ha visto crescere ulteriormente la pressione promozionale, raggiungendo ormai il 24,8% (fonte Symphony Iri) nella distribuzione moderna. Una riflessione complessiva va fatta, anche se constato che per la prima volta dopo molto tempo, l’efficacia della leva promozionale ha mostrato segni di ripresa. Credo inoltre che esistano ampi margini di recupero di efficienza che ancora una volta sono molto legati alla capacità di industria e distribuzione di mettere a fattore comune il proprio patrimonio di conoscenze sul consumatore/shopper.
In particolare, tra le politiche attuate dalla gdo c’è quella della riduzione degli assortimenti. Non potrebbe innescare ulteriori conflittualità?
In realtà nel 2011 abbiamo assistito più a un fenomeno di razionalizzazione che di riduzione degli assortimenti (Nielsen rileva un delta fra referenze nuove e referenze vecchie pari a -0,4%). È interesse sia della produzione che della distribuzione, soprattutto in periodi di crisi, calibrare l’offerta con prodotti che rispondono al meglio alle mutate esigenze del consumatore.
Quali iniziative avete in programma, specificamente sull’efficienza di filiera?
L’efficienza della filiera rimane una priorità. Dall’indagine Global Scorecard che viene svolta ogni anno per valutare l’implementazione degli standard GS1 nel settore del largo consumo, risulta evidente che le aziende che adottano un numero superiore di standard GS1 riducono sensibilmente i costi di distribuzione.
La collaborazione tra imprese offre diverse opportunità per ridurre i costi di filiera e per migliorare lo scambio di merci e informazioni, in una parola per fare efficienza, ottenendo ciò che individualmente nessuno può ottenere.
Anche in ambito logistico, l'approccio collaborativo, che è segno distintivo del largo consumo, verrà ulteriormente rilanciato agendo su una ricerca di efficienza che tenga in considerazione la performance della filiera nel suo complesso sia dal punto di vista del servizio che dal punto di vista dei costi generati, esplorando forme nuove e diverse di collaborazione fra aziende di produzione e distribuzione, come i progetti del trasporto intermodale e degli slot di scarico stanno dimostrando.
Intervista a Valerio Di Natale a cura di Gino Pagliuca per Gdoweek del 20 febbraio 2012