01. Due anni di recessione
Nel 1970 gli italiani spendevano più di un quarto dei loro soldi per generi alimentari, cura della persona e della casa. Oggi la percentuale è scesa al 20%.
Le famiglie, è vero, da decenni stanno modificando le abitudini di spesa dedicando più risorse a tecnologia, salute e cultura.
Ma se la formula “più telefonini e meno pane” descrive una tendenza conosciuta, la novità portata dalla crisi è che anche la cifra assoluta destinata a questi beni di largo consumo è, per la prima volta nella storia, in diminuzione: -2,2% nel 2009; in leggera ripresa nel 2010.
Un calo ha colpito sin dai primi mesi del 2009 anche la distribuzione moderna, nonostante una politica, adottata da produttori e distributori, che hanno risposto alla crisi venendo ulteriormente incontro alle famiglie italiane: solo le promozioni hanno generato un risparmio di 5,7 Miliardi di euro nel 2010, 600 Milioni di euro in più rispetto al 2009, cui si aggiunge l’offerta di prodotti sottocosto e di assortimenti di qualità ma sempre più economici.
Ma questo non basta perché i consumi della famiglia italiana devono fare i conti con un reddito disponibile che si riduce sempre più, spese obbligate che continuano ad aumentare, un tasso di disoccupazione, prevalentemente femminile e giovanile, ancora alto e cambiamenti demografici consistenti.Imputata numero uno è la recessione che per due anni consecutivi ha depresso il PIL nazionale al punto che oggi la modesta crescita del 2010, per altro inferiore alla media di altri paesi europei, ha riportato il valore assoluto del Pil solo ai livelli di sette anni fa.
Senza peraltro registrare un sensibile miglioramento per il bilancio delle famiglie: la disoccupazione è arrivata all’8,3% e anche chi il lavoro ce l’ha vede il proprio salario faticare a star dietro al pur limitato aumento dei prezzi.
Non potendo limare le spese fisse (come casa o trasporti), perché per importanza e prezzo sono in costante aumento, a essere sacrificati sono stati tutti gli altri consumi.
La crisi, che in varia misura ha accomunato tutte le economie sviluppate, ha però agito in Italia sullo sfondo di un contesto socio-economico già segnato da profonde criticità sul fronte dei redditi e del potere d’acquisto.