Natale con le bollicine per l'economia italiana?
l'opinione di
A motore spento fino allo scorso giugno e con il turbo durante il terzo trimestre: ecco un riassunto dei fatti e delle prospettive a breve per l’economia italiana. Se i dati sulla produzione industriale rispecchiano ciò che sta avvenendo, il Pil potrebbe crescere di quasi due punti percentuali nel terzo trimestre rispetto al suo valore del secondo trimestre. Forse ci aspetta un Natale con le bollicine.
Aggiornamento
Il 10 novembre l’Istat ha pubblicato i dati sulla produzione industriale destagionalizzata di settembre e corretto al ribasso i dati di luglio e agosto. Il dato di settembre indica un -5.3% rispetto al dato di agosto. I dati di luglio e agosto sono stati rivisti al ribasso a +1.9% e +5.8% (invece del +2.4% e +7% pubblicati in precedenza). I dati rivisti portano la crescita della produzione industriale del terzo trimestre a +4.0% rispetto al dato del secondo trimestre. Se anche nel terzo trimestre si conferma la stretta relazione tra la crescita del Pil e crescita della produzione industriale presente negli ultimi venti anni (e 77 trimestri), la crescita del Pil del terzo trimestre per l’economia italiana potrebbe essere di circa +1.3% (=0.2+0.28* crescita della produzione industriale). Il dato sul Pil uscirà venerdì 13 alle 11. Lo commenteremo in tempo reale sul sito.
Nelle ultime settimane l’Istat ha diffuso dati molto positivi sulla produzione industriale di luglio e agosto 2009: +2,4 %in luglio su giugno e un maiuscolo +7% di agosto su luglio 2009, quando il resto dell’Europa faceva + 0,9%. Caspita, viene da dire. Va subito ricordato però che questi dati si riferiscono a mesi da prendere un po’ con le pinze. Luglio e agosto sono, infatti, mesi nei quali l’attività economica, particolarmente in un periodo di crisi, opera a ritmo molto ridotto.
Un inatteso terzo trimestre con il turbo
Per calcolare valori del Pil e della produzione industriale confrontabili con quelli degli altri mesi in cui gli italiani non riempiono le autostrade e gli aeroporti per andare in ferie, l’Istat usa una procedura statistica per “destagionalizzare” i dati. Cioè depura il dato di agosto di quella componente statistica che lo rende differente da ogni altro mese dello stesso anno, nell’ipotesi che tale componente sia uguale per tutti gli agosti di tutti gli anni. Lo stesso fa per ogni altro mese dell’anno. Per mesi “normali” come ottobre (nessuno va in vacanza in ottobre) la depurazione è meno significativa, mentre per agosto lo è ovviamente di più. Così com’è particolarmente cruciale l’ipotesi che tutti gli agosti di tutti gli anni siano davvero tutti uguali, cioè abbiano una componente stagionale relativamente costante.
Se però per qualche ragione l’agosto di quest’anno è diverso da tutti gli altri, ad esempio perché le aziende hanno dato ferie più lunghe del normale ai loro dipendenti, ecco che allora può venire fuori ciò che il Centro studi Confindustria (Csc) nel suo comunicato del 9 ottobre pudicamente ha chiamato “dato anomalo causato da fattori statistici” e che in modo più esplicito potrebbe essere descritto come “applicazione da parte dell’Istat di una procedura di destagionalizzazione uguale a quella degli altri anni in un anno che uguale agli altri non è”.
A parte i problemi statistici, rimane però che la produzione industriale - anche scontando un certo effetto di rimbalzo negativo per il mese di settembre che il Csc quantifica in un meno 3,2 % - ha mostrato evidenti segni di progresso nel terzo trimestre, pur rimanendo sempre circa 20 punti base al di sotto del picco raggiunto nell’aprile 2008 (l’indice della produzione industriale mostrava un 109 allora e oggi vale solo 87). Però il progresso c’è ed è marcato. La ripresa tra l’altro è particolarmente visibile in quei settori che hanno pagato di più la crisi: la produzione di beni di consumo durevoli, di beni strumentali e di beni d’investimento. Per questi beni si può pensare che sia ripartito il ciclo delle scorte che porta le aziende a ricostituire le scorte di magazzino quando ancora la domanda non sta andando a gonfie vele. Stagnante è invece la produzione di beni di consumo non durevoli; può essere che per questi il problema delle scorte sia meno rilevante oppure che le aziende rispondano ad una riduzione di acquisti da parte delle famiglie, a sua volta generata dal peggioramento della situazione del mercato del lavoro.
Produzione industriale e Pil
Tutto ciò riguarda la produzione industriale, cioè circa un quinto del Pil dell’Italia. Perché dare tanta importanza a ciò che succede in un piccolo quinto dell’economia? Per due buone ragioni. La prima è che l’andamento della produzione industriale è altamente correlato con l’andamento del Pil. In secondo luogo, siccome il Pil esce ogni tre mesi mentre la produzione industriale esce ogni mese, si può usare il dato trimestrale della produzione industriale per fare congetture su cosa sta succedendo al Pil nei mesi in cui non lo osserviamo con un anticipo di circa un mese rispetto alla pubblicazione della stima preliminare di metà novembre.
Come riportato nella tabella sotto, una semplice analisi statistica suggerisce che la relazione statistica che lega la crescita della produzione industriale trimestrale con la crescita del Pil è stata davvero molto stretta, almeno nel periodo per cui esistono i dati - i 77 trimestri tra il secondo trimestre 1990 e il secondo trimestre 2009. Per ogni punto percentuale di aumento della produzione industriale destagionalizzata, si può calcolare infatti che il Pil destagionalizzato aumenti di 0,28 punti percentuali (con un termine costante in ogni periodo pari a 0,2 punti percentuali). Ciò significa che se la produzione industriale nel terzo trimestre sarà aumentata di 5,9 punti percentuali rispetto al secondo (con un aumento a un valore dell’indice pari a 87,3 a partire da 82,4, la media del secondo trimestre), questo aumento potrebbe tradursi in un dato molto positivo per la crescita del Pil del terzo rispetto al secondo trimestre, pari a circa +1,9 punti percentuali. Il dato tendenziale (il terzo trimestre 2009 rispetto al terzo trimestre 2008) diventerebbe pari a -3,4 %, in netto miglioramento rispetto al dato tendenziale del secondo trimestre che mostrava invece un pessimo meno 6 %.
In ogni caso, il buon andamento del terzo trimestre non impedirà all’economia italiana di contrarsi drasticamente nel 2009 rispetto alla media 2008. Se i numeri sopra saranno confermati, il dato dei primi tre trimestri (rispetto agli stessi trimestri del 2008) potrebbe essere un -5,2 %. Ma con un quarto trimestre 2009 ancora positivo, associato con un valore negativo per il quarto trimestre 2008, il dato complessivo del 2009 potrebbe essere ancora migliore di così.
Natale con le bollicine, dunque?
Finalmente, pur con i distinguo ricordati sopra, i dati disponibili per la produzione industriale sembrano indicare che l’economia italiana ha ricominciato a crescere. Questo non cancella che fino ad oggi, cioè fino alla settimana in cui sono usciti i dati relativi alla produzione industriale di agosto, gli elementi di fatto su cui basare l’ottimismo erano le aspettative sul futuro. La ragione e l’analisi dei dati comparati disponibili dicevano che l’Italia si stava avviando alla fine del tunnel a motore spento e comunque con un ritmo più lento delle altre economie.
Ora però che i dati sulla produzione industriale mostrano chiari segni di inversione di tendenza ci sono elementi per ritenere che la parte peggiore della crisi sia alle spalle e che si possa guardare con maggiore serenità ai prossimi mesi. Forse si può davvero provare a pensare a un Natale con le bollicine.
Come si ottengono i numeri citati
I numeri riportati derivano da una semplice analisi statistica che mette in relazione la crescita del Pil trimestrale con una costante e la crescita della produzione industriale. L’analisi statistica produce il seguente risultato:
crescita del Pil = 0.0025 + 0.28 x (crescita della Produzione Industriale)
La stima è effettuata per i 77 trimestri per cui esistono dati per le variabili coinvolte, cioè quelli che vanno dal secondo trimestre del 1990 fino al secondo trimestre 2009.
I risultati non cambiano se si ripete l’esercizio su periodi più brevi e più vicini a noi, ad esempio dopo il 2000.
L’analisi statistica produce residui casuali, cioè sistematicamente non distorti, e un valore del test di Durbin-Watson pari a 1.99, il che, in prima approssimazione, indica l’assenza di autocorrelazione dei residui della retta di regressione stimata.
(Tratto dal sito www.lavoce.info)