Performance di circolarità in netto miglioramento
Le aziende del largo consumo diventano sempre più circolari con una performance media del settore che passa dal 53 al 61%, a confermarlo sono i risultati della nuova ricerca “L’evoluzione dell’economia circolare nel largo consumo”, realizzata da GS1 Italy, in ambito ECR Italia e in collaborazione con Ergo, spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e presentata nell’ambito del convegno “Circolarità in azione. Il nuovo benchmark sull’economia circolare nel largo consumo”.
La ricerca contiene l’aggiornamento 2025 del livello di adozione di pratiche circolari da parte di un campione rappresentativo delle aziende del largo consumo. La misurazione è stata realizzata utilizzando la versione aggiornata di Circol-UP, il tool sviluppato da GS1 Italy per supportare le imprese del settore nella valutazione e nella valorizzazione del proprio grado di circolarità, e ha coinvolto un campione di 22 aziende di cui otto avevano partecipato anche alla precedente indagine.
«La sostenibilità è un driver strategico di crescita e credibilità aziendale gli standard GS1 contribuiscono alla costruzione di un modello di circolarità che sia scalabile e interoperabile. Alla base di qualsiasi azione di miglioramento c’è una corretta misurazione dello status quo e Circol-Up è uno degli strumenti che mettiamo a disposizione delle aziende per misurare quanto sono sostenibili» ha affermato Silvia Scalia, ECR & training director di GS1 Italy, introducendo i lavori.
Progressi nella distribuzione grazie alle pratiche collaborative
Entrando nel cuore della ricerca, emerge un miglioramento netto medio delle performance, che raggiunge il 61%, spinto anche dagli interventi normativi dell’Unione europea che hanno incentivato, negli ultimi anni, le aziende a investire in pratiche di economia circolare. Considerando i quattro livelli di circolarità Beginner, Concerned, Proactivist e Circular, si allarga, rispetto al 2022, la fascia delle aziende Proactivist (quelle che hanno un performance di circolarità superiore al 50%) e di quelle Circular.
Figura 1 - Circolarità del settore
«Analizzando i risultati per fasi del ciclo di vita del prodotto, si osserva che i valori medi sono generalmente in crescita, anche se persiste una disomogeneità tra le fasi stesse. Da notare il progresso della fase di distribuzione, che nel 2022 registrava le performance più bassa. Questo miglioramento è particolarmente significativo, in quanto la fase è normalmente affidata a terzi, e il progresso denota un efficace lavoro in partnership e la traduzione in pratica del concetto di processi collaborativi» ha osservato Alessandra Borghini, Responsabile business unit Economia circolare di Ergo.
Progredisce la fase di produzione, nella quale il controllo dell’azienda riguarda molti indicatori (acqua, materiali, energia). Il design denota un’ampia variabilità e l’approvvigionamento risente dei cambiamenti in atto nella normativa UE e la fase di consumo è peggiorata rispetto al 2022 per l’introduzione in Circol-UP di nuovi indicatori più severi da rilevare.
Confronto tra settori
Il confronto tra i settori evidenzia il primato delle aziende dell’home & personal care (H&PC - cura casa e persona), che registrano la performance media più elevata (74% contro il 48% del 2022), guidata dall'impegno nell'eco-design, nella rinnovabilità degli ingredienti e nelle politiche microplastic-free. Le aziende H&PC hanno segnato anche progressi importanti nel design di prodotto e nella produzione, in particolare nel recupero dei residui, seguendo un percorso che il food & beverage (F&B) aveva già avviato.
Il food & beverage registra una performance del 65% (era 61% nel 2022). Punti di forza emergono nelle fasi di approvvigionamento (logistica efficiente, coinvolgimento di fornitori locali), produzione (uso efficiente delle risorse, gestione circolare degli scarti e dei residui dei processi produttivi), design degli imballaggi secondari e gestione dei rifiuti, mentre le fasi di utilizzo e design dei packaging primari presentano margini di miglioramento.
Il retail mostra performance complessive più basse (46% contro il 45% del 2022), sebbene emerga l’impegno di attuare buone pratiche circolari in reparti produttivi interni come la gastronomia e la macelleria e nella progettazione circolare dei punti vendita.
Per quanto riguarda gli imballaggi, in tutti i settori si riscontra una maggiore aderenza agli obiettivi del Packaging and Packaging Waste Regulation 2025/40 (PPWR - Regolamento imballaggi e rifiuti da imballaggi) in particolare per quelli secondari.
La maturità organizzativa delle aziende
«Abbiamo misurato anche la maturità organizzativa delle aziende» prosegue Borghini «attraverso l’analisi degli indicatori presenti in Circol-UP che riguardano gli aspetti abilitanti della transizione circolare, come la presenza di una strategia, la presenza di processi collaborativi e le azioni di comunicazione e awarness verso il consumatore, e con interviste qualitative. Dalle interviste emerge una strategia di circolarità sempre più orizzontale. Le dichiarazioni delle aziende raccontano la forza dei fattori abilitanti come: la partnership con i fornitori che diventa strategica, la comunicazione interna che diventa il veicolo per la crescita culturale dell’organizzazione, la dimostrazione dei risultati, e un posizionamento all’esterno dell’azienda da cui emerge chiara la forte volontà di impegnarsi nella circolarità».
Azioni di sistema per superare le barriere
La realizzazione della circolarità implica un modello a rete complesso da mettere in atto.
«Sulle diverse fasi le esigenze delle aziende non sono molto cambiate rispetto al 2022, ciò significa che le aziende sono andate avanti nelle performance, e già questo implica certamente l’aumento delle complessità da affrontare, ma le azioni da intraprendere sono le stesse e anche le barriere» ha affermato Fabio Iraldo, Professore all’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Per esempio il quadro normativo europeo incerto sta facendo da barriera alle collaborazioni di filiera così come persiste la scarsa disponibilità di materie prime seconde di alta qualità per essere conformi al Regolamento PPWR. Sono meno le barriere sentite a livello di produzione, dove il problema sono i limiti di investimento, mentre per quanto riguarda la distribuzione la carenza di infrastrutture è atavica. Sul consumo le azioni di economia circolare sono più facilmente reversibili e negli ultimi anni c’è stato da parte delle aziende un effetto rebound per puntare di più su altre leve.
«Un modo per superare alcuni di questi ostacoli» ha suggerito Iraldo «potrebbe essere il ricorso ad azioni di sistema. Tali iniziative collettive potrebbero, ad esempio, mettere a fattor comune gli investimenti, come nel caso di sperimentazioni su packaging innovativi».
Figura 2 - Azioni di miglioramento operative per le aziende
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