
Le emissioni di Scope 3, ovvero le emissioni indirette che si verificano nella catena del valore dell'azienda a monte e a valle, costituiscono la sfida ambientale più complicata per l'industria. Dato che si generano fuori dalla fase propriamente produttiva sono difficili da monitorare ed eventualmente da ridurre, ma non possono essere ignorate, dato che rappresentano la parte più significativa delle emissioni totali, dal 65 al 90%. Proprio per questo motivo i nuovi standard europei per la rendicontazione del report di sostenibilità danno grande rilievo a questi dati.
La loro gestione però è resa caotica dalla moltiplicazione di questionari di raccolta delle informazioni e dalla mancanza di metodi di calcolo standardizzati, rendendo i risultati non confrontabili. Su come approcciare il monitoraggio delle emissioni indirette della filiera si è discusso all’incontro Scope 3: la grande sfida all’ultima edizione del Salone della CSR (Corporate Social Responsibility, ovvero responsabilità sociale d'impresa) a Milano.
La condivisione dei dati tra industria e distribuzione
Proprio per rispondere a queste esigenze GS1 Italy è stata chiamata a presentare Ecogentra, la piattaforma digitale, realizzata con la collaborazione di GreenRouter, che permette alle aziende di calcolare le proprie emissioni di anidride carbonica equivalente (CO₂e) lungo l'intera filiera, includendo Scope 1 (emissioni dirette), Scope 2 (emissioni indirette derivanti dall'energia acquistata: elettricità, calore, vapore) e Scope 3.
«Ecogentra vuole essere un tool di riferimento per la filiera del largo consumo e non solo. Aiuta le aziende, in particolare le PMI (piccole e medie imprese, ndr), a calcolare con i dati primari le proprie emissioni e permette alle grandi aziende (industria e distribuzione) di ricevere dati confrontabili e attendibili dai fornitori. Abbiamo creato una soluzione modulare che si adatta a realtà con vari livelli di maturità nella raccolta dei dati. Grazie al gruppo di lavoro di ECR, che si occupa proprio dei processi di interfaccia tra fornitore e cliente, la definizione del set minimo di dati standard che devono essere condivisi sullo scope 3 sono proprio frutto di questi confronti, quindi corrispondono alle necessità concrete degli attori della filiera» spiega Mirko Repetto, sales & business development manager di GS1 Italy Servizi
L'efficacia di questa standardizzazione è già riscontrabile nella pratica. Myriam Finocchiaro, communication and sustainability manager di Granarolo, ha citato l'utilizzo di Ecogentra per soddisfare una richiesta specifica di un cliente retail di inserire dati relativi a emissioni e consumi riguardanti tipologia e volume di prodotti forniti.
Risalendo a monte della filiera
Finocchiaro ha inoltre posto l’accento sulla difficoltà di coinvolgere i fornitori nella raccolta dei dati quando non sono affatto strutturati per questo tipo di mansioni, come il mondo allevatoriale. Per affrontare questa complessità, Granarolo ha predisposto una piattaforma dedicata dove vengono inseriti i dati necessari per l’attività relativi alla qualità del latte e al benessere animale oltre ad alcuni indicatori sulla sostenibilità.
L'urgenza di una misurazione precisa e standardizzata risuona anche negli altri interventi provenienti da settori diversi dal largo consumo, che hanno mostrato come la collaborazione di filiera sia l'unica via per affrontare lo Scope 3. Diverse aziende stanno agendo direttamente sulla loro catena di fornitura. Fastweb+Vodafone, ha raccontato la manager of environmental sustainability, reporting & certifications Claudia Attanasio, sta lavorando sulla valutazione dei fornitori con il supporto di un partner esterno, dando un grado di priorità in base alla classe merceologica, al rischio ESG (Environmental, Social, and Corporate Governance, ovvero sostenibilità ambientale, sociale e di governance) e allo speso. In base alla classe di priorità stanno invitando i fornitori a sottoporsi a una valutazione ESG e a intraprendere delle azioni di miglioramento.
Allo stesso modo, Saipem, ha spiegato Chiara Longhin, supply chain ESG initiatives manager, mantiene un focus sui top emitter (cioè i fornitori di metalli), incontrandoli regolarmente una volta all’anno per un confronto dettagliato su obiettivi e sfide e lo scorso anno ha realizzato il primo supplier day durante il quale ha presentato anche gli obiettivi di sostenibilità.
L'impegno si estende anche alla formazione: Carolina Busseni, responsabile unità di transizione ecologica ed energetica di Feralpi Group (acciaio), ha sottolineato la necessità di lavorare insieme, organizzando corsi in azienda per i fornitori per il calcolo dell’impronta carbonica. Questa necessità è spinta dal fatto che l'esigenza di dati risale la filiera con il nascente concetto di carbon budget (il limite massimo di emissioni che un'azienda o un prodotto può permettersi di generare per rimanere in linea con gli obiettivi climatici). Infine, si mira alla quantificazione dettagliata, come dimostrato da Gianluca Principato, responsabile rendicontazione valore condiviso e sostenibilità del Gruppo Hera, che ha avviato un'azione di quantificazione più precisa, chiedendo a circa mille fornitori di beni il tipo e la quantità di materiale fornito, con l'obiettivo di estendere l'azione anche ai fornitori di servizi e lavori.