Collaborazione come leva di valore
Le aziende della filiera del largo consumo stanno riscoprendo il valore di una relazione solida con i propri partner per migliorare il servizio, aumentare la visibilità della supply chain e favorire una maggiore sostenibilità dei processi.
Per anni il rapporto tra fornitori (PRO) e aziende della grande distribuzione (GDO) è stato segnato da una forte negoziazione sul prezzo e dalla percezione che ritardi nelle consegne, congestione nei centri distributivi (Ce.Di.) o aumento dei costi fossero problemi di un singolo attore. Oggi invece è chiaro ai più che una relazione deve essere costruita su presupposti di efficienza che vadano oltre la convenienza delle singole tariffe, ma soprattutto che l’inefficienza logistica è un costo per l’intera filiera.
Nella ricerca “Mappatura ed evoluzione dei flussi logistici nella filiera del largo consumo” – realizzata da GS1 Italy in ambito ECR Italia grazie al contributo delle aziende aderenti e con il supporto del Politecnico di Milano e della LIUC Università Carlo Cattaneo – si evidenzia un cambio di paradigma: la collaborazione è passata dall’essere opportunità a conditio sine qua non. Circa un’azienda su due tra quelle intervistate ha confermato di aver avviato nei tre anni precedenti all’indagine uno o più progetti congiunti con propri partner: il 55% delle insegne della GDO e il 45% dei fornitori.
In generale la collaborazione è motivata da efficientamento dei costi, aumento della sostenibilità e, ultimo ma non ultimo, incremento del livello di servizio. Il primo obiettivo – e anche questo è un dato importante – è infatti migliorare l’efficacia del processo order-to-delivery attraverso, ad esempio, la riduzione dei ritardi di consegna, della congestione presso i Ce.Di., dei danneggiamenti, dei respinti e delle attese allo scarico.
La centralità del servizio tra gli obiettivi di collaborazione mette al centro una visione di filiera. Prioritario è raggiungere una maggiore efficienza complessiva, ottimizzando l’utilizzo di risorse talvolta scarse e arginando tutti i possibili rischi di interruzione della fornitura. In altre parole: costruire insieme resilienza.
Far crescere la collaborazione a piccoli passi
Le informazioni raccolte durante l’indagine indicano che gli ambiti di collaborazione sono diversi per tipologia e dimensione: si va da attività più semplici, ma fondamentali, come l’allineamento delle anagrafiche o la risoluzione di piccole problematiche legate alla pallettizzazione delle unità di carico (UdC) fino ad arrivare anche a complessi progetti di pianificazione integrata.
A prescindere dalle singole iniziative, una buona relazione tra fornitori e distribuzione si consolida gradualmente nel tempo secondo le tempistiche della diade PRO-GDO, ma per lo più seguendo un percorso che si può sintetizzare in quattro fasi:
- Attivazione della relazione e definizione di un primo intervento (inception).
- Avvio dei primi progetti collaborativi (early initiative).
- Ampliamento della collaborazione su più attività (collaboration enlargement).
- Coinvolgimento reciproco su iniziative di maggior spessore (collaboration enrichment).
Nelle fasi iniziali, solitamente le più complesse dal punto di vista relazionale, ci si concentra su attività semplici, utili a testare la capacità e la volontà della diade a lavorare insieme, ma anche a creare i presupposti per i successivi sviluppi. All’interno di un rapporto ben strutturato si potranno infatti avviare progetti progressivamente più impegnativi e di maggiore impatto non solo per le parti coinvolte, ma per l’intera filiera. La complessità progettuale aumenta nel tempo, portandosi dietro anche una crescente intensità della collaborazione.
Figura 6.2 - Gli stadi della collaborazione in una diade PRO-GDO

La volontà di collaborare è un prerequisito essenziale nella relazione, ma non è sufficiente a farla funzionare a dovere. Analizzando i casi di successo e gli ostacoli riscontrati in diversi progetti di collaborazione PRO-GDO, sono stati identificati cinque elementi (o facilitatori della relazione) cruciali per la buona riuscita e la sostenibilità delle iniziative:
- Caratteristiche della relazione: include elementi come la maturità tecnologica delle due aziende, capacità di risolvere o ridurre le tensioni commerciali, condivisione in trasparenza di informazioni utili a comprendere lo stato attuale delle cose.
- Caratteristiche delle tecnologie adottate dalle due aziende che, nello sviluppo della relazione, possono a seconda dei casi essere abilitatori, ma anche barriere nella realizzazione di alcuni progetti. In particolare, durante le prime fasi della collaborazione, la ricerca suggerisce di lavorare con soluzioni a basso livello tecnologico, per concentrare il lavoro sulla modifica del processo.
- Pianificazione e controllo dell’iniziativa: definire insieme non solo i tempi di sviluppo di un progetto collaborativo, ma anche gli strumenti per valutarne i risultati e il loro allineamento ai benefici attesi.
- Gestione dei rischi-benefici che possono ricadere non solo sulla filiera nel suo insieme, ma sulle singole parti.
- Gestione dell’iniziativa con approccio di team building e volontà alla conoscenza reciproca, coinvolgendo da subito tutte le persone direttamente interessate.
Figura 6.1 - Le dimensioni della collaborazione

Ulteriori vantaggi della collaborazione di filiera
Una collaborazione più costruttiva tra PRO e GDO produce benefici concreti anche in termini di aumento della digitalizzazione. Progetti congiunti spingono verso l’adozione di standard come, ad esempio, l’EDI (Electronic Data Interchange) per la trasmissione degli ordini o del DESADV (DESpatch ADVice - Avviso di Spedizione), e verso l’utilizzo di sistemi gestionali che, come i portali di prenotazione degli slot di carico e scarico della merce (già oggi utilizzati in quasi il 60% dei Ce.Di.), migliorano la capacità di programmazione.
L’approccio collaborativo è anche un pilastro della sostenibilità. La crescente attenzione per il tema si concretizza in iniziative che molto spesso presuppongono una buona collaborazione tra le parti: l’ottimizzazione delle rotte, la maggiore saturazione volumetrica dei mezzi, la riduzione del numero di imballaggi utilizzati o il loro eventuale recupero nella filiera e così via.
Ultimo ma non meno importante, la collaborazione estesa anche alle terze parti logistiche (3PL) può aumentare la visibilità dei flussi. La ricerca ha evidenziato qui una criticità: poco più della metà dei fornitori intervistati ha una completa visibilità sulla rete distributiva, tutti gli altri hanno visione parziale o anche molto limitata. Una scarsa visibilità impatta sulla capacità di pianificare e ottimizzare i flussi, ma anche sulla misurazione delle prestazioni di servizio e di conseguenza anche sulla percezione che i diversi attori – PRO, GDO e 3PL – hanno del livello di servizio reso o ricevuto e dell’eventuale disallineamento rispetto ai KPI.
La crescente collaborazione nella filiera del largo consumo è dunque una delle buone notizie che arriva dalla “Mappatura”: in un contesto complesso come quello attuale, una relazione più solida e orientata al miglioramento di efficienza e livello di servizio è la base su cui costruire o consolidare la propria competitività.