Centralizzazione e semplificazione nella gestione flussi logistici del largo consumo

L’efficienza logistica si raggiunge seguendo traiettorie precise. Le trasformazioni nel contesto competitivo globale, l’affermarsi di nuovi stili di vita e consumo e la diffusione di fenomeni che non possono essere più considerati come contestuali (diffusa digitalizzazione, maggiore richiesta di sostenibilità, crisi del trasporto) impattano sulle supply chain. Queste ultime devono gestire volumi crescenti, ottimizzando le risorse, contenendo i rischi, migliorando il servizio. Il tutto in un contesto complesso e competitivo. Ecco perché non ci si può perdere lungo linee di inefficienza distributiva.
Da quindici anni GS1 Italy in ambito ECR Italia, insieme al Politecnico di Milano e alla LIUC Università Carlo Cattaneo, costruisce periodicamente una mappa aggiornata delle rotte seguite dalla merce nella filiera del largo consumo in Italia, dai punti di origine fino a quelli di destinazione, vale a dire i punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata (GDO). La terza edizione dell’indagine, pubblicata nei mesi scorsi, restituisce una fotografia post Covid-19 attraverso cui comprendere l’evoluzione della logistica di settore.
Più flussi, più centralizzati
Il punto di partenza è stato capire la dimensione dei flussi distributivi del largo consumo. Secondo le stime, nel 2023 sono transitati nei super, iper e discount oltre 4,6 miliardi di colli di varie tipologie e dimensioni. Il dato è in aumento rispetto a quanto rilevato nelle due precedenti edizioni del 2009 e del 2018. I soli flussi delle categorie merceologiche di secco e fresco, che insieme rappresentano circa l’80% del totale, sono inoltre passati da 3,4 a 3,7 miliardi di colli/anno tra il 2018 e il 2023 (+10%).
Figura 1 - Quantificazione dei flussi logistici in Italia nel 2023

L’evidenza più interessante riguarda però la quasi totale centralizzazione dei flussi logistici verso i centri distributivi (Ce.Di.) della GDO. Questi ultimi catturano non più solo la stragrande maggioranza dei volumi del secco. I flussi del fresco hanno raggiunto i livelli di centralizzazione del secco, passando da 61% nel 2009 a 91% nel 2023. Solo le produzioni locali vengono ancora distribuite con consegna diretta al punto vendita.
Produttori e Distributori stanno dunque rimodellando i propri network con il duplice obiettivo di massimizzare l’efficienza e ottimizzare le risorse.
Figura 2 - Andamento della centralizzazione al Ce.Di. 1994 - 2023

GDO: network a più livelli e nuove logiche di stoccaggio
La GDO ha parzialmente rivisto il proprio assetto logistico-distributivo. Se fino a qualche anno fa la tendenza era avere un unico livello di Ce.Di. baricentrici rispetto a una rete di negozi, su scala regionale o multi regionale, oggi le principali insegne puntano a ridurre la distanza con i punti vendita. La scelta diventa quindi avere un network multilivello di Ce.Di. primari e secondari, posizionati strategicamente rispetto alle aree distributive, eventualmente vicini ad altri Ce.Di. per rendere la rete più resiliente e adattabile alle diverse esigenze operative.
Diverse sono anche le logiche di allocazione della merce. Lo stoccaggio del secco nei vari Ce.Di. non avviene più solo per categoria o canale di vendita, ma anche concentrando i prodotti di classe C o di marca privata in un unico centro, gestendo alcune referenze con transiti intermedi tra più depositi e così via.
Le merci fresche meritano un discorso a parte. Nell’indagine 2018, la gestione in ventilazione era nettamente prevalente. Oggi, pur restando quest’ultima la modalità più diffusa, non mancano casi in cui si sceglie di gestire a stock almeno una parte dell’assortimento fresco per garantire un miglior servizio al punto vendita.
Produttori: reti meno capillari, ordini più grandi e meno spostamenti
Negli ultimi anni, i produttori hanno concentrato le scorte nei magazzini di fabbrica e nei depositi centrali e ridotto il numero di depositi periferici e transit point (luogo di stoccaggio temporaneo, ndr).
Per quel che riguarda la localizzazione dei magazzini, nel caso del secco, non essendoci vincoli stringenti legati alla shelf life (vita utile residua dei prodotti sullo scaffale, ndr), i produttori ricercano l’efficienza riducendo il numero degli spostamenti della merce e lavorando per aumentare la dimensione media dell’ordine (+14% negli ultimi dieci anni).
Figura 3 - Evoluzione dell’order size negli ultimi dieci anni

Tra il 2018 e il 2023, la quota di consegne diretta da fabbrica o da deposito centrale è aumentata da 87% a 90%, mentre il ricorso ai transit point si è dimezzato (da 7% a 3,4%). Il transit point resta un nodo cruciale nella distribuzione del prodotto fresco. Nonostante la maggiore centralizzazione dei flussi verso Ce.Di. (+8% rispetto al 2018), si è ridotta la consegna diretta da fabbrica o da deposito centrale ed è aumentata del 5% la consegna sui transit point.
Si registra inoltre un maggiore flusso tra stabilimento e depositi di primo livello: l’obiettivo è qui creare un full mix (totale gamma articoli di un singolo produttore, ndr) per bilanciare meglio gli stock. In questo senso, le strategie di localizzazione dei magazzini sembrerebbero essere prevalentemente due:
- Depositi adiacenti agli stabilimenti produttivi (arretramento di stock).
- Depositi centrali, baricentrici rispetto al mercato, spesso presso un 3PL (terze parti fornitrici di servizi logistici, ndr).
La ricerca di full mix agevola la consegna diretta e quindi migliora l’efficienza complessiva, migliorando il livello di servizio, riducendo i tempi operativi e aumentando la flessibilità della rete distributiva. Nonostante la tendenza alla razionalizzazione del network, rimangono presenti reti distributive multilivello caratterizzate dalla coesistenza di depositi centrali e periferici, in cui la ridondanza dei punti di stock abbinata a logiche di instradamento in funzione dell’order size (dimensione del singolo ordine, ndr), può generare consegne eterogenee in termini di shelf life residua.
Strategie di decomplexity
Un ulteriore livello di analisi riguarda la composizione delle Unità di Carico (UdC) inviate dai produttori ai Ce.Di. della GDO. Aumentando l’order size medio, nel 2023 è leggermente cresciuta anche l’incidenza delle UdC intere in ingresso nei Ce.Di. per il secco (da 76% nel 2018 a 79%). Sono invece diminuiti i pallet misti multi-referenza sia per il secco (da 12% a 5%), che per il fresco (da 27% a 14%). Se, da un lato, questi dati confermano il tentativo diffuso di voler ridurre la complessità operativa, dall’altro è anche vero che sono aumentate le UdC cosiddette “quasi intere” (UdC mono prodotto e mono lotto che presentano un numero di strati inferiore o superiore rispetto a quello dell’UdC uscita dalla linea produttiva, ndr) e multi strato, soprattutto nel fresco. Quest’ultima tendenza risponde a una precisa esigenza di servizio, ma complica la gestione in magazzino sia per i produttori che per la GDO.
Figura 4 - Composizione delle UdC inviate dal PRO ai Ce.Di. (secco)

Aumentano i bilici in ingresso nei Ce.Di.
Infine, la ricerca di una maggiore efficienza nella filiera del largo consumo è confermata anche dalla tipologia di veicoli in ingresso nei Ce.Di. La centralizzazione dei flussi e, in particolare per i prodotti freschi, il crescente ricorso a 3PL multi-produttore favoriscono l’utilizzo di mezzi pesanti per le consegne. Non solo. Con una domanda che continua a salire e una sempre minor disponibilità di veicoli e autisti, aumentano i costi e l’incertezza. Il maggior ricorso ai bilici riflette dunque anche una maggiore attenzione all’ottimizzazione delle risorse nell’organizzazione dei viaggi.
Scopri maggiori informazioni e scarica il BlueBook, nella pagina dedicata alla “Mappatura ed evoluzione dei flussi logistici nella filiera del largo consumo” sul sito GS1 Italy.
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