
Gli italiani vogliono essere liberi di scegliere cosa mangiare, non demonizzano nessun alimento, anzi sono convinti che nella varietà della dieta si possa includere tutto, compresa qualche concessione ogni tanto. Un legame maturo con il cibo è quello che emerge dal secondo Rapporto Federalimentare – Censis “Cibo e libertà. Binomio inscindibile nello stile di vita italiano”, presentato in occasione della Giornata nazionale del Made in Italy.
Il rapporto sottolinea con forza come gli italiani abbiano una profonda identità culturale dal punto di vista alimentare e non gradiscano interferenze esterne sulle proprie scelte a tavola: l'89,1% degli intervistati non gradisce che gli venga detto cosa e quanto mangiare e il 95,8% ritiene importante poter scegliere gli alimenti senza imposizioni, in base ai propri gusti e valori.
Il cibo non viene percepito unicamente come nutrimento, ma come una significativa espressione di sé: il 72,8% degli italiani lo considera, infatti, un mezzo per esprimere la propria identità, per il 93,2% è cultura, tradizione e memoria e per il 73,3% svolge un ruolo importante nelle relazioni sociali.
Figura 1 - Il valore della libertà individuale nel rapporto col cibo

Il sapere che rende liberi
Il desiderio dell’autodeterminazione a tavola non va però interpretato come un atteggiamento anarchico, ma con la richiesta di disporre di tutte le informazioni necessarie per poter scegliere con consapevolezza: infatti per l’82,1% degli italiani il ruolo dello Stato è di dare indicazioni sugli effetti del cibo sulla salute non imporre diete dall’alto. Il bisogno di conoscenza si traduce nell’abitudine di leggere l’etichetta (79,8%) e nella domanda di maggiore informazione sull’alimentazione (83,5%).
Figura 2 - Richiesta di avere informazioni sugli alimenti per fare scelte consapevoli

La costruzione di opinioni in maniera autonoma, tra l’altro, può portare i consumatori a incappare in notizie non vere che generano ansie e comportamenti dettati dall’emotività, soprattutto nei soggetti con un grado di cultura medio-basso, più facilmente influenzabili: il 45,5% degli intervistati dichiara infatti di aver evitato di mangiare determinati alimenti perché li riteneva dannosi, pur in assenza di prove scientifiche.
Prevalgono buon senso e pragmatismo
Nonostante le "spirali emotive" e lo stile di vita frenetico, gli italiani dimostrano di mantenere un approccio equilibrato e pragmatico nei confronti del cibo: il 93,5% ritiene che si debba fare una dieta equilibrata senza escludere nessun alimento, il 93% ritiene che togliersi ogni tanto qualche sfizio non fa male e il 77,8% ritiene che un alimento fa male solo se consumato troppo spesso o in quantità eccessive. Questo buon senso permette in generale agli italiani di non cadere in narrazioni fuorvianti e demonizzazioni alimentari.
Fiducia nell’industria alimentare
Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare, sottolinea inoltre che i consumatori confermano l’elevata fiducia verso l’industria alimentare e l’apprezzamento per l’abbondanza, la sicurezza e l’accessibilità dell’offerta, mentre Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, osserva come l’investimento nell’industria alimentare è anche un investimento nel welfare del paese.